Un bottino disegnato in termini terreni, che tuttavia ora gli appariva come un tesoro più evanescente e più culturale.
Lo straccione Ali Baba era uno scrittore, un cantastorie, un poeta che incappando nelle mostruosità della guerra aveva saputo trovare e cantare le radici nobili dell'orrore.
Pensò alla tragedia, al teatro, alla scrittura in generale, alle foto e agli articoli dei reporter di guerra: posto che il dolore sarebbe sempre esistito, l'impegno gli sembrava essere quello di non distogliere lo sguardo, di entrare nella caverna e cercare i tesori che vi erano celati.
Ma a quale prezzo?
Non ricordava chiaramente la fine della favola, che comunque aveva più di una versione. In fondo, pensò amareggiato, prima o poi tutti fanno una brutta fine.
Il negozio di abbigliamento spense la musica, lasciando spazio ad un suono più lieve, fino a quel momento celato. In uno degli appartamenti affacciati sulla piazza, qualcuno stava esercitandosi al pianoforte. Si trattava di scale interminabili, noiosissime, che venivano ripetute per esercizio da un suonatore senza identità, da qualche parte in una stanza con la finestra aperta.
Cercò di concentrarsi sul nesso tra le Variazioni e la riflessione che aveva intavolato tra sé e sé.
Gli sembrava in qualche modo di aver cercato di guardare nell'occhio del ciclone, attirando con esche oniriche il predatore fuori dalla sua mente. La sua intenzione era stata quella di rivolgersi implicitamente ad una persona distorta, una in particolare, e di mostrarle e dimostrarle quante alternative esistessero rispetto alla violenza.
Inutile ripetersi ancora una volta come questo piano iniziale fosse in primo luogo di impossibile attuazione. Non c'era possibilità di iniziare segretamente un discorso con un interlocutore invisibile senza esporsi. Il passo successivo era quindi stato quello di prendere le cose alla lontana, incredibilmente alla lontana. Spogliandosi di qualunque volontà di dialogare, aveva lavorato intorno ad un ambiente definito, rendendolo internamente infinito. Pur di non rischiare di parlare troppo apertamente all'assassino, aveva finito col rinchiudersi intorno al timore di non lasciar trasparire le sue nobili intenzioni.
Gli tornò in mente un'altra favola, quella in cui pur di liberarsi di un segreto il protagonista lo finiva per sussurrare nel tronco di un albero. Sentì di aver fatto lo stesso. Le parole avevano dialogato con il tronco, crescendo e ramificandosi. Aveva avuto inizialmente nobili intenzioni, ma le aveva dovute accantonare per poterle esporre. Il mistero aveva quindi perso ogni possibilità di soluzione e se ne accorse il quel momento.
Girandoci intorno, approdando a temi che avevano raccolto più consensi, aveva finito per dimenticare il suo obiettivo iniziale. Se mai c'era stata una possibilità di redimere il killer di mezzogiorno, ammise di aver sprecato l'occasione.
Le Variazioni erano un fallimento che aveva avuto successo.
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