venerdì, novembre 28, 2008

Senza titolo

La scuola dell'obbligo, o verità?
La ministra, la maestra, la minestra. Di ceci di fave, la fava: correggetemi se sbaglio.
Sarò sincero: non so di cosa scrivere. Una banbina che sposta i bicchieri col pensiero: non so cosa pensare. Si tratta anche questa volta di verità, oppure parliamo di un obbligo, e non lo sappiamo?
Mi viene in mente un giudice interno, il demone aristotelico: "Ti obbligo di dire la verità, soltanto la verità, nient'altro che la verità."
La verità è che ci sentiamo obbligati, si', ma a mentire. Ci teniamo di più a seguire l'immagine che abbiamo della realtà piuttosto che vedere noi stessi con i nostri occhi le differenze. E allora si' che le linee dritte in realtà sono tutte curve, perchè non c'è giustizia, o giudici aristotelici, o equilibrio o comunicabilità nella realtà. Non c'è pensiero che per quanto nascosto non produca in realtà e nella realtà un cambiamento palese agli occhi di tutti.
Non ci sono forze uguali e contrari nella fisica Vera e non c'è nulla se non un accordo, un magna-magna, una licenza presa tra amici che obblighi quel vettore a dirigersi in senso contrario.
No, non dipende da noi italiani, è una cosa di tutti, che riguarda non solo il genere umano ma perfino l'idea che esso ha di sè stesso. Perchè in definitiva ogni cosa si basa su cavilli, su vizi formali, su vuoti, che la natura per gusto, solo e solamente per il gusto del bello, nemmeno ha considerato.
E non si pensa mai al transitorio, ma solo alle risposte generalizzate, al comportamento a regime, al fatto che in fin dei conti poi tutto, come per magia o perchè minacciato, segue le regole generali.
Eppure mi viene da sperare che esistano delle forze partigiane, testarde, contrarie, che cerchino di fare le pecore nere, ma senza velleità, solo cosi', perchè è quello che gli dice il cuore.
E anzi non spero ma voglio, desidero queste forze casinare, pasticcione, che cerchino in tutti i modi di rompere la banalità e la linearità e l'unicità e l'esistenza delle risposte a cui il caro vecchio Arturo Doyle ci ha cosi ben abituato.
Leggendo le prime righe avete creduto d'intuire un post sulla riforma scolastica, e siete stati smentiti.
Avete percepito l'incipit di un post in rima e siete stati delusi nelle vostre aspettative.
Volevate qualcosa di bello, di comprensibile e breve e tutto ciò che desideravate o vi aspettavate o che trovavate logico è stato evitato e nullificato e perduto da un mattone di ribellione.
Si, questa è ribellione.

E' Rivoluzione.

lunedì, novembre 24, 2008

In memoria di Ilenia, la cocca della catechista

Ecco lo sapevo : non dovevo scrivere niente...e invece ormai l'ho fatta sporca
tutta colpa di Baro che non la vuol smettere di timonare...
"ti è mai successo di scrivere un messaggio ad uno e vederti rispondere dall'altro?"
si che mi è successo
"non so cosa leggere la sera visto che ho lasciato la Bibbia a Genova"
perchè mi perseguiti Irreprensibile
ebbene vediamo un attimo, una controllata giusto per scrupolo, per andare a letto tranquillo
1. Non avrai altro Dio fuori di me.
e qui non dovrebbero esserci problemi
2. Non nominare il nome di Dio invano.
ah mia nonna lo dice che la buona educazione ti porta dritto in paradiso
3. Ricordati di santificare le feste.
questo è fin troppo facile
4. Onora il padre e la madre.
anche qui ci siamo...siamo già al quarto e sono in regola
5. Non uccidere.
tutto liscio, potrei anche andare a dormire, ma voglio continuare
6. Non commettere atti impuri.
qui mi gioco il jolly e salto al prossimo
7. Non rubare.
chiedo scusa a cavestri per quelle figurine in terza elementare, per il resto sono pulito
8. Non dire falsa testimonianza.
sono un uomo di legge, mi cala la palpebra, il libro del catechismo mi cade dalle mani
9. Non desiderare la roba d'altri.
non mi piace pensare alla roba, mi fa venire in mente Verga, questa notte avrò gli incubi
me ne manca soltanto uno per essere santo subito
10. Non desiderare la donna d'altri.
...
...
chiamate il prete
l'Irreprensibile me lo diceva sempre che ero un povero diavolo
presto Perpetua chiamate il prete che ho peccato

domenica, novembre 23, 2008

Attention Chevaux

I cavalli sono un simbolo conclusivo, avrei dovuto capirlo subito.
Ma ormai il titolo l'avevo scritto, toccava andare avanti.
I cavalli sono un segno catartico, liberatorio, finale, me lo diceva la professoressa d'Inglese, parlando dei viaggi di Gulliver.
"Houyhnhnms!" mi diceva, con quell'accento straniero.
E io pensavo: "Houyhnhnms, Yahoos, Google, semo tutti amici, semo compari, fratelli, soci!"
Ma non pensavo al fatto che i cavalli sono un simbolo conclusivo, un monito, un Rubicone pericoloso, un Manzanarre o un Reno più evocativo persino dei velieri del deserto, anche se sicuramente meno odoroso.
La Nebulosa Testa di Cavallo si trova appena sotto Alnitak, la stella più ad est della cintura di Orione. E cosa c'è mitologicamente ad est, se non il male?
E' come nel Padrino: una testa di cavallo mozzata perchè si intuisca un limite, l'apice dell'evoluzione.
Varenne e Rennes-le-Château: vi sembrano ancora pochi gli indizi?
Non mi interessa se mi reputate alla stregua di Voyager: dovete capire!
Se continuiamo a giocare con la playstation perderemo i mignoli, poi gli anulari, i medi (e come faremo ad insultarci allora? diventeremo sicuramente esseri superiori, illuminati) poi gli indici ed infine l'agognato, il caro, vecchio pollice opponibile. E allora saranno zoccoli e zoccole, nitriti, froge e stridore di denti.
Sarà la calma della biada: dalle stelle alle stalle.

venerdì, novembre 14, 2008

Bancarotta

La pioggia 24ore. Un pezzo di strawberry fields. Il nocchiero baro continua imperterrito a timonare l' ipiroga; ma che fatica. Perchè l' ipiroga da sola non va avanti? E tutti quei discorsi sulle opere che vivono indipendentemente dai propri autori...iPiroga perchè non parli.

domenica, novembre 09, 2008

egocrazia

venerdì, novembre 07, 2008

penne alla bodka

Di cosa vive la gente?
A volte, soltanto a volte, la protratta esposizione ai fumi dei pennarelli per lavagne bianche può causare delirium tremens, cleptomania, efferratezza, esacerbazione. Quando poi la lavagna viene pulita con alcool etilico posso solo lasciarvi immaginare. Ci sono cose che non ti spiegano sui libri.
Di cosa vive la gente?
A volte, soltanto a volte, puoi essere talmente convinto del potere di un'azienda solo perchè produce il mouse dell'aula informatica, da comprarne, diciamo, un migliaio di azioni.
Le stesse azioni un'ora dopo valevano meno della carta su cui, febbricitante, cercavi di prendere appunti.
Ci sono volte in cui ti chiedi: di cosa vive la gente?
Che cosa rende viva la vita di un fan di Raffaella Carrà? Che cosa rende tangibile l'esistenza di una vecchia libraia di via Cairoli di cui nessuno sospetta l'esistenza?
Ci sono volte in cui diventa più interessante chiedersi che cosa renda visibile la vita piuttosto di che cosa o chi sia a crearla.
Poi il treno ferma alla tua stazione, e scendi in fretta come tutti gli altri.

sabato, novembre 01, 2008

Una resistenza al regime

Interno borghese, sera, tremolanti luce al neon, rumore di playstation, odore di sugo: un'appartamento come tanti.
All'improvviso suona il citofono: un suono insolito, come quando nel locale di periferia ordini incautamente un black russian.
Marito si alza, chiude Repubblica con un colpo di mouse, è in piedi. Si avvia a passi misurati verso l'ingresso: è un uomo rispettato.
Alza la cornetta, preme un pulsante, dice: Pronto.
Anche Moglie dice: Pronto, là in cucina, scolando la pasta.
Marito assume un'espressione grave, aggrotta le sopracciglia mentre il pomo d'Adamo cerca una sistemazione migliore, poi si rischiara, le pupille si allargano, le rughe della fronte si distendono verso la pelata incipiente: è felice. Chissà cos'ha sentito, dall'altro capo del filo.
Quando arriva in cucina non è più felice, è euforico: la camicia magenta è vistosamente pezzata di sudore, le mani gesticolano frenetiche col telecomando del garage, quello col portachiavi di Italia 90.
Moglie, Bambino e Bambina sono seduti a tavola, lo guardano in piedi sulla soglia della cucina, il loro rispetto per lui è granitico.
Bambino è un cacasotto e teme tutto quello che non capisce, vedendo il padre paralizzato dalla gioia chiede: 
"Papi, chi era al citoforo?"
Marito si desta come da un pensiero proibito, cerca le parole più volte, senza trovarle, Moglie lo esorta, adesso anche lei è preoccupata.
Finalmente Marito se la sente, è pronto a parlare:
"Cazzo ragazzi ci siamo! Era Giovanni Rana, che proprio adesso sta salendo le scale: stasera offre lui! Mamma, butta la pasta, per cena stavolta mangiamo qualcosa di buono!"
E la cucina esplode in grida di festa.