sabato, ottobre 25, 2008

sarà perfetto con le lenticchie

Vai dal macellaio, sono mesi che non ci vai.
La tua via è piena di questi commercianti, cè un abuso di macellai nella tua strada, nel tuo quartiere, in Italia. Un'orgia di carne, un corno bovino dell'abbondanza da cui sgorgano salamelle e salsiccie, lingue, mammelle, fegati, rognoni, petti, cosce, occhi di bue.
No, gli occhi mi fanno impressione.

Rileggi quello che hai appena scritto, ti piace?
E' inutile lagnarsi, sei nella tundra mentale d'ottobre, non serve a nulla fare lo schizzinoso e cercare dei temi interessanti di cui parlare, da cui spremere la morale posticcia che tanto nessuno coglierà, te compreso. L'unica speranza è quella con la S maiuscola: quella di mettere tutto quello che si ha nella pentola e di chiudervi sopra gli occhi, il coperchio e il cuore, e sperare che il risultato sia sufficiente a sfamarti.
E allora sarà lecito parlare di un elettricista improvvisato davvero sgarbato con la propria (futura) nuora, dei Gothamiti, dei pappagalli che popolano Albaro, dei libri di russo che non si trovano, dei fruscii del bosco, delle pietre che rotolano, delle foglie amaranto che cadono.
Si ripara una portiera e si chiude un portone, ma non è un portone qualunque, è un portone russo, che comprende le persone che vi abitano, i pettegolezzi da pianerottolo e i vecchietti seduti li' davanti con le sedie portate da casa.
Recito l'infinito di leopardi tre volte prima di alzare il coperchio, e guardo il risultato: sarà perfetto con le lenticchie.

sabato, ottobre 18, 2008

nel 1914 non fu assegnato

I giochi da viaggio sono misteriosi.
Di solito l'obiettivo è quello di partecipare a qualcosa di talmente più noioso rispetto allo stare mollemente seduto sul sedile dietro di una macchina da rendere quest'ultimo qualcosa di interessante.
Quando dico macchina ovviamente intendo una Ford Dorotea del 1936.
I giochi sono sempre i soliti, con poche varianti: "da rana a pala", "contadino", "camera con vista", il gioco delle rime che puntualmente finisce con la parola "fegato" e tanti altri.
Quando dico macchina ovviamente intendo una Citroen "le caddy" chapron cabriolet.
I giochi da macchina, da tavolo, di ruolo, l'importante è cercare di non far caso al panorama che cambia.
Quando dico macchina ovviamente intendo una Oldsmobile 88 di seconda generazione.
Invece bisogna fare attenzione, rimanere concentrati.

Mi sembra di aver parlato in modo sufficientemente chiaro: nel 1914 non fu assegnato; quel Nobel ci spetta di diritto.

domenica, ottobre 12, 2008

Passato accanto; cronaca di spallle

Io so. La musica indiana può risultare anche gradevole se non si tiene conto del fatto che è un po' di parte; sicuramente meglio di un paio di frittelle degustate in un banchetto a bordo autostrada. La cosa che più di tutte mi sconvolge è questa, tuttavia: autostrade d' altobordo, febbricitanti uomini del casello protettori, curve sinuose, tre corsie. Ma non è tutto. Un tappeto persiano. I rimedi per la diarrea più utilizzati dai gentiluomini, inglesi, dell' 800. Dicono che un quaderno monocromo sia diverso, e di qualità superiore, rispetto ad un quaderno one color. Ma non è questo il punto: i pini? Non hanno essi un diritto ad essere amati? E i pampini, non hanno un diritto alla vita, anche se sono ancora pinoli? E perchè un aquila non può, diventare aquilone?

venerdì, ottobre 10, 2008

Il fantasma dell' Opera Pia

Un anno e quattro giorni dopo i fatti accaduti ne "la fiera del male", Invisibile Baro torna per raccontarci nuove avventure. Molti misteri rimangono da risolvere in questo secondo appuntamento tra cui: "cosa faceva il marinaio Aio la sera del concerto di Vasco?" e "c'è vita oltre il valdostano?" e intanto altre domande attendono solo di essere formulate. 
Che vi piaccia o no, la vendetta è un piatto che va servito; freddo o caldo non importa.

Prefazione a cura di E. Raspelli

La petizione per legalizzare i ghiaccioli era solo l'inizio, Baro lo sapeva. I vicoli erano sempre più lerci e le coscienze non volevano certo essere da meno: l'aria sapeva di fritto e di salmone mentre le piogge temporeggiavano sopra la città in attesa del Grande Monsone. Era acqua sporca: pioggia cicciosa.
Era vero quello che diceva il bambino sminchio nelle orecchie del suo cagnetto, scendendo le scale: "è rimasto, penso che non se ne andranno nemmeno quest'anno...".L'unica differenza tra lui e il cagnetto stava nel collare, ma Baro sospettava facessero dei turni.
Molte cose che sembravano essere cambiate si stavano in realtà solamente evolvendo: l' evanescente eminenza grigia della fiera si era svelata,  ma si trattava di un investigatore privato: il mistero si infittiva passo dopo passo.
Che fare allora? L'unica cosa sicura sembrava andare avanti.
Tutto ciò che Baro sapeva, era che la semplicità non sarebbe mai stata la misura della sua grandezza.

venerdì, ottobre 03, 2008

Empi, spegnetela!

Barbieri! Che vita la vita dei barbieri! Una vita in testa, ma non necessariamente primi. Una vita vissuta sulle chiacchere, sulle storielle sconce, sui ricordi di gioventù tra le fila della Folgore.
Concedetemi una piccola dissertazione:
Esistono molte tipologie d' esercitanti di questa nobile arte, e se molte di queste si riuniscono in una sola persona, d'altro canto alcuni barbieri non appartengono proprio a nessuna di esse; ce ne sono di pazzi, d'infoiati, di succubi, di schiavi, di tenebrosi, di nobili, d'affaccendati, d'eterei, d'omosessuali, di quelli presi da furiosi attimi di ispirazione poetica davanti ad un calendario di Sabrina Ferilli, di compassati, di silenziosi, di precisini, di cagoni, di quelli che insistono fino allo sfinimento per metterti il gel le cremine le lacche le tinte i boccoli le mollette le extensions e le mèches, ce ne sono di quelli che in mano tengono soltanto le forbici ed il pettine, giorno e notte, ce ne sono di esosi, di umili, di quelli che reclamano agli assistenti gli attrezzi, come chirurghi, ce ne sono di quelli che adorano l'opera, di quelli che leggono libri e di quelli che ne scrivono, ce ne sono di alti, di bassi, di magri, di stronzi, di adulatori, di falsi, di quelli che ti chiamano sempre col nome sbagliato, di bugiardi, di ladri, di quelli che ti mettono in imbarazzo con gli altri clienti, di quelli che ogni tanto controllano, chissà cosa, aldilà della porta a vetri della bottega, di quelli che aprono quella porta ai vecchi clienti e di quelli che la porta la tengono soprattutto chiusa, ce ne sono di quelli più sbrigativi, di quelli più professionali, e di quelli che i capelli li fanno spazzare al garzone.
Di tutti i barbieri di questo mondo, ne ricordo soltanto due di famosi: quello di Siviglia ed il padre di Charlie Brown.
Mi sembra poco, troppo poco.