Renato teneva stretto per mano suo figlio Giacomo, nonostante si trovassero nel cortile di casa e nulla potesse fare loro del male.
Faceva caldo in quella giornata di luglio, e persino lui aveva dismesso i soliti calzoni lunghi per un paio di bermuda beige, che però era consapevole di indossare goffamente.
Accadeva spesso che in quel periodo scendessero in giardino a giocare, una volta tornato a casa da lavoro, e una volta stanchi si mettessero seduti sotto l'ombra dell'albero di albicocco.
"Papà guarda! Arriva la signora Maria" - gli bisbigliò Giacomino tirandolo per la maglietta.
La signora Maria era la vicina del piano di sopra : Maria Centofanti, casalinga overSessanta, sposata con due figli; ogni pomeriggio verso le sei tornava a casa, sempre con i sacchi della spesa. E sempre con suo marito Walter appresso, ormai in pensione, che le camminava dietro a testa bassa, come un cagnolino, anche se, osservando il numero di sacchetti che portava, poteva assomigliare di più ad un mulo. "Ora sì che sono motivato per arrivare alle nozze d'argento" - sorrise perfidamente Renato.
I due non si sopportavano più, era palese : il peso degli anni passati insieme, della lunga convivenza sotto lo stesso tetto, si era fatto più forte del sentimento che li aveva uniti da ventenni. Litigavano tutte le sere - Renato dal piano sottostante li sentiva - probabilmente entrambi consapevoli di essersi accontentati quando erano giovani, quando avrebbero dovuto osare di più; e ora si ritrovavano prigionieri di una vita molto diversa da quella che avevano sognato. O probabilmente lei era rimasta incinta. Fregata. Patatrac!
Eppure rimanevano insieme, nonostante non vi fossero neanche più i figli a tenerli uniti, avendo abbandonato il nido da parecchio tempo.
"Papà, ma perchè la signora Maria ha sempre la faccia così triste quando torna a casa?" - Giacomino a cinque anni era nel pieno del Periodo dei Perchè. Fiumi di domande, e spesso alla prima ne seguivano altre, perchè quando iniziava la sua cantilena, era difficle porgli un freno.
E perchè il latte quando lo fa la mamma è più buono? Perchè i cani non cambiano i dentini come i bambini? Perchè io sono nato biondo con gli occhi azzurri quando tu e la mamma avete i capelli e gli occhi neri?
Ecco, quest'ultima domanda se l'era posta anche lui spesso.
Ancora prima che Renato potesse rispondere, Walter Centofanti bucò uno dei sacchetti, che squarciandosi rovesciò a terra tutto il suo contenuto, ed in particolare un pelato mal sigillato, che profumò lievemente l'aria di pomodoro.
La signora Maria inizialmente rimase impassibile, ma poi sfogò contro il marito una rabbia che doveva aver radici molto più risalenti rispetto a quell'afoso giorno di luglio; Renato dovette tappare le orecchie a suo figlio per evitare che l'anno seguente, al momento del suo primo giorno di elementari, fosse quello più preparato di tutti in quanto a parolacce.
Il signor Centofanti aspettò che sua moglie concludesse, e poi in silenzio raccolse tutto quello che si era rovesciato, sparendo nel buio del portone con un rapido cenno di saluto ai due involontari spettatori.
"Giacomo?"
I suoi occhi azzurrissimi erano proprio sotto di lui, ancora in attesa di una risposta.
"L'unico modo di vedere realizzati i propri sogni è accettare il rischio che questo possa non accadere".
E per quel giorno suo figlio non fece nessun'altra domanda.
Iscriviti a:
Commenti sul post (Atom)
1 commento:
un cazzo di commento
Posta un commento