giovedì, dicembre 21, 2023

Un'ora di oroscopo

Sono anni che non accendo più un fuoco e sappiamo tutti che le grigliate non contano. Non contano i caminetti, i fiammiferi e gli zampironi.

Questa melanconia per le onnivore fiamme risiede in una parte di me che curo meticolosamente, in cui mi ritrovo spesso, una delle poche parti dell'anima che riordino e sistemo come uno di quegli uccelli che compone nidi meravigliosi, bacchetto dopo bacchetto. Stupendi manufatti realizzati con strumenti imprecisi e poco efficienti.

La osservo come un giardino segreto, la contemplo come un quadro ricco di mimetici significati. Forse lo guardo semplicemente come un fuoco, beandomi del calore del suo ricordo-desiderio. Mi abbronzo con questo piccolo sole di plasma che si scuote e balla bruciando di immaginazione. Poi giro su me stesso, cercando nell'oscurità il prossimo pezzo di legna da dargli in pasto.

Mentre la luce va e viene, penso a cosa mi conviene. Il suono delle stelle mi riporta a guardare il cielo: è ora di comporre gli ennesimi dodici segni.

Per i nati sotto al segno del cipollotto, tra il porro maggiore e lo scalogno minore, sarà un anno al dettaglio. Attenti solo a non tagliarvi o farete piangere tutti con voi.

Per coloro cui sorride la costellazione della spugna abrasiva, sarà un'esperienza eversiva. Preparate una manovra evasiva, possibilmente tempestiva: il tempo fugge come una moto Cagiva.

Se siete nati sotto alle stelle del ritornello, sappiate che siete un artefatto ancora da comprendere. I ritornelli sono spariti dalle canzoni prima che gli si fosse trovata una definizione adeguata. Come disse il mio maestro di canto: "meglio se lasci perdere con il canto".

Per i nati sotto il segno del mercoledì, da distinguersi dai nati di mercoledì, sappiate c'è stato un periodo in cui anche Ligabue era cool, perché erano cool le sue canzoni. La cosa bella delle canzoni, a differenza degli artisti e proprio come certi mercoledì assolati e sfolgoranti, è che possono essere cool per sempre.

Per chi è nato sotto i buoni auspici dell'apparato riproduttivo, raccomandiamo di non sentirsi migliori degli altri: in fondo in fondo siamo tutti un po' di questo segno, che si parli di cazzetti o vulvette. Che segno buffo, che buonumore: vorremmo tutti un po' essere il vostro guilty pleasure a cui pensate prima di addormentarvi. Vedete quindi di non mangiare troppo pesante.

Triste parentesi per i nati sotto al segno dell'oroscopone di fine anno. Siete out, superati, desueti, obsoleti ma, soprattutto, non siete mai riusciti a farci ridere. Eppure, con il vostro caratterisco modo da guasconi, ci fate sempre tornare da voi. Sarà che ci dovete dei soldi? Ormai non ricordo più un cazzo.

Buon notizie per gli amici e le amiche del segno del cotechino, segno storico del nostro oroscopo: quest'anno finalmente Venere vi è prepuzio. No, non propizia, avete capito bene. Dai, siete già un segno storico, non potevamo anche portarvi dei buoni pronostici. Ci avrebbero accusato di favoritismi.

Per i nati sotto al segno del fosfato, un altro anno è passato.

Agli ultimi nati sotto al segno del T9, i migliori auguri da parte di tutta la redazione: non ne fanno più come voi. Oggi vi chiameremmo intelligenze artificiali ma ai vostri tempi vi incolpavamo dei peggiori delitti testuali, dai refusi ai lapsus freddolosi. Freddolosi? Volevo scrivere freudiani! E questa sarebbe l'innovazione, bella roba.

I segni dei colletti e dei maglioni sono stati fusi insieme nel segno dei coglioni per ragioni di budget. Se la cosa vi indispettisce siete proprio nati sotto alle stelle giuste.

Prospettive ambigue anche per i nati sotto al segno dei giochi da tavolo di tipo rompicapo in cui bisogna incastrare dei pezzi sagomati nella posizione corretta in modo da ricostruire un'immagine complessiva: non sempre vi verranno in mente le parole giuste, per cui dovrete sforzarvi un po' per comporre diversamente il significato che cercate, tipo un puzzle. Per fortuna l'italiano è la lingua delle perifrasi, quindi non avrete problemi.

Per i nati sotto al segno del quacquario, vi sentirete un po' ballo di gruppo e un po' vasca dei pesci. Ma state pure tranquilli: ogni papero lo sa, quindi basterà chiedere a loro.

giovedì, novembre 30, 2023

L'età maggiore

 IPiroga, cazzo di blog, compi diciotto anni.

Ora puoi bere fumare scopare e votare.

Tutti valori che nel tempo sono cambiati.

Tutte cose che tecnicamente non richiedono di avere diciotto anni per essere fatte. Sii sincera: hai bevuto?

Ho come l'impressione che ci sia una graduale presa di coscienza: che non capire un tubo di niente non sia un grande problema e che la dimensione del mondo ed il numero degli umani sia tale da impedirci di comprendere davvero ciò che succede a livello globale senza perdere qualcosa del nostro attuale ideale di umanità.

Mutatis mutandis.

Questo continuo utilizzo delle locuzioni dubitative tradisce probabilmente una certa propensione a rifiutare il rischio, forse considerando già sufficientemente incerta ed inconoscibile la realtà che ci circonda prima ancora di fare lo sforzo di provare a descriverla.

Spiare baldracche alla frontiera cambierà ancora significato in futuro. Mutatis mutandis, finiremo per non possedere più nulla. Assecondando la deriva assimmetrica del turbo-socio-capitalismo-feduale-antiresiliente, saranno i ricchi ad essere sempre i più virtuosi in quanto in grado di acquistare ogni servizio necessario senza dover possedere mai nulla.

Solo i poveri andranno in giro in auto di proprietà, tornando sempre alla stessa casa, avendo (formula odiosa, da prescrivere a breve: la neolingua dovrà presto trovare qualcosa di meglio) dei figli loro. 

Credo che manchi poco al primo figlio corporativo. Il primo bambino con un genitore-azienda che cambierà tutori legali ad ogni rinnovamento del CdA. Prego voler giustificare, cordialmente, imperciocché...dichiaro l'Italiano una lingua morta. Vorrei scriverlo sui muri ma dovrei usare l'inglese. I genitori-aziende del futuro dovranno cambiare linguaggio e non solo in merito alla scelta dei termini. Fallito l'esperanto forse si tornerà al latino. Vi faccio io latino? L'impero romano colpisce ancora. Ecco perché tutti ci pensano così spesso. Sotto sotto l'Europa è fatta di nostalgici che fanno ancora il saluto romano.

Ipiroga, in diciotto anni non ho fatto che riempirti di cazzate. Non me ne pento. Non intendo nemmeno intonare un "purificami". Farcirsi di cazzate non è una cosa di cui vergognarsi. La reputo una sorta di rimedio contro il freddo abissale dello spazio profondo. Sì, come isolarsi dal freddo riempiendosi la giacca di carta di giornale: i giornali sono cose così insulse da essere nobilitati da un simile utilizzo. Sono fossili viventi, dinosauri smemorati che non ricordano di essersi estinti. Dodi.

Chiudo gli occhi per ritornare al 1997. Niente. Non un suono, non un sospiro, non un sapore: non ricordo nulla se non ho un telaio su cui ancorare questi ricordi. Molli e sgocciolanti come vestiti tirati fuori da una vecchia lavatrice che non centrifuga più tanto bene. Centripeta, centrifuga: che cazzo mi frega. Essere scurrili è l'ultima forma di resistenza di fronte ad un mondo che cambia in modi che comunque tutti hanno sempre e solo finto di capire, figuriamoci di accettare. Porca puftana, se mi parlano ancora una volta di inclusione mi escludo dal discorso. Cosa minchia pensiamo che sia l'inclusione? Ogni vita è una lotta per la morte degli altri. 

Scriverò di nuovo qualcosa di romantico e positivista, ma non questa sera: hai diciotto anni ormai, datti una cazzo di svegliata.

domenica, novembre 05, 2023

Everything Can Stop What Is Coming


Ci sono lingue in cui il futuro è collocato dietro di noi per meglio rappresentare il concetto di non poterlo vedere.

Megan Gayle professava che tutto fosse intorno a me e a questo punto non posso che pensare che si riferisse al futuro. Il passato sarebbe quindi dentro di me; penso anche di sapere da dove entri.

Mi perseguita l'idea che il passato possa essere un luogo fisico, uno spazio abitabile come quello in cui ci troviamo ma in cui le cose non succedono. Come un cacofonico volume di cenere. A ben pensarci, il passato non può che essere un luogo destinato ad aumentare. Anche l'universo si espande, da cui la domanda: viviamo forse nel passato?

Immagino che rinunciando all'idea di possedere il libero arbitrio, potremmo immaginare di essere entità che seguono la vita dei corpi che possediamo, cercando di dare un senso ex post ad intere vite di solo istinto.

È tutto già successo, dobbiamo solo decidere cosa.

Manca poco ai primi telefoni appless. Le app non spariranno davvero, torneremo bensì al loro ruolo di utilities come l'orologio e la torcia. Geni pronti ad essere interrogati dalle intelligenze artificiali per appagare le nostre imprecise richieste.

- Assistente: risolvi.

Finalmente, avremo servi più furbi di noi.

Il prevedibile calo demografico cui andiamo incontro non porterà soltanto un aumento dell'automazione nelle vite di tutti i giorni. Vedo i paesi ammutolirsi e spegnersi nell'inedia di una poco ispirata occupazione. Intere comunità ravvivate dal tormentone estivo per spegnersi sotto l'acqua scrosciante dagli uragani.

Guardando le montagne mi chiedo sempre se ci siano punti in cui non sia mai stato un essere vivente: sono pruderie da umani. 

mercoledì, settembre 20, 2023

Me stero

Ipiroga la stramba, ipiroga la vana, ipiroga la pazza. Idea di. Associazioni di.

Ci sono persone che si arrotolano al di fuori della nostra vita come perdendo una dimensione. La scala umana del principio antropico: rimane soltanto ciò che può essere osservato. Sempre che abbia capito cosa sia, il principio antropico.

Credo di notare una leggera flessione del senso sociale, un bisogno ininterrotto di essere dalla parte giusta della storia. Sentirsi i buoni. Molto più importante che esserlo. Molto più facile da definire.

Ho come la sensazione che un tempo si volesse piuttosto essere dalla parte vincente della storia. Il pendolo ha oscillato e come sempre non si è fermato dallo zero. Leggo pubblico incanto ma capisco soltanto incanto del pubblico e immagino Gigi Sabani ipnotizzare la folla come serpenti nella cesta. Ci siamo. Distratti mentre il pendolo oscillava. Comincio a non ricordare. Più. I sogni.

Leggo dei commenti di YouTube, di Reddit, che sembrano scritti da ChatGPT. Forse è proprio così. Comunque sia è una constatazione terrificante; mi consolo pensando che a turno siamo tutti cretini.

I bisogni ininterrotti sono il veleno? Non lo so. Forse la cura. Assi su un baratro sempre più piccolo e profondo. Un tempo qui era tutta campagna. Stasera non ceno. La dieta e il bisogno come poli opposti dello stesso fallimento globale: la globalizzazione. Non siamo pronti, non siamo cotti: questa Babele di un solo piano ci sta già crollando addosso prima di crescere. Il mondo è troppo liscio, privo di asperità più di qualsiasi cosa liscia al mondo, in proporzione.

Barbie babele, per lui e per lei. Noi e i nostri pronomi. Loro e i loro. Tutto fuorché diversi gli uni dagli altri. Arriveranno dalle pleiadi per bere il nostro vino e ingannare l'attesa. Forse idolatrano i nostri stessi idoli. Se esiste un dio denaro si può parlare di politeismo nel caso di valute diverse? Lo zen dello yen. Nell'anno mille e cinquecento avrei scritto dei koan e sarei passato alla storia. Oggi sono passato. Alla storia non penso tanto. Non vorrei essere da nessuna parte. Almeno nessuna di quelle che vedo riflesse nei miei pari. 

Non dalla parte giusta. Non da quella vincente. Dalla mia parte. Come se il futuro si scegliesse come un lato del letto. Inconsapevolmente. Rotolando durante il sonno.

giovedì, agosto 31, 2023

To dear F.C.

Casablanca in agosto:
una birra proibita
coltelli alla notte

mercoledì, giugno 28, 2023

Braci di dama

Quando hai un titolo migliore di ciò che vorresti scrivere, dovresti lasciare tutto com'è e ritornare solo con quel poco di ispirazione che nobiliti quel vago principio di intuizione.

Però non sempre si può e non sempre ci riesco. A volte scrivo male, così male che le lettere sulla carta diventano come linee convulse e i pensieri non sono che brandelli di idee rattrappite, appiccicate l'una all'altra con uno sputo di grandeur. Mi passa persino la voglia di cercare come si scriva, grandeur.

Come iniziare un periodo con "a volte", con quello stile da liceale che vuole dare a vedere di aver già capito tutto (anche più di ciò che si possa capire) e che il mondo non è più degno del suo sguardo. C'è un momento durante l'adolescenza in cui vorresti essere adulto e responsabilizzato, anche se sotto sotto sai che essere adulto e responsabilizzato fa schifo. Forse imitiamo solo le idiosincrasie dei personaggi che vorremmo essere. Esseri umani che imitano gli attori che impersonano i personaggi di una commedia di Woody Allen (per i più giovani: Wes Anderson). No, non chiedetemi quale: una delle meno ispirate, sceglietela voi.

Grandi responsabilità, grandi problemi.

Quando ho saputo della morte di Gwen Stacy, Gwen Stacy era già morta da un pezzo. Non lo appresi nemmeno dal fumetto vero e proprio, ma da una pagina di Wikipedia. Fu ugualmente un'epifania. C'è un momento della crescita in cui si pensa che le storie tormentate siano cool: non sono cool. Rendere la sofferenza cool è stato il grande stratagemma con cui il melodrama ha reso accettabile vivere un mondo sempre più interconnesso e sempre più imprevedibile. O almeno meno semplicemente programmabile. Il vento del fato non spira poi da molto tempo, forse giusto dalla rivoluzione francese. Prima di essere l'alito sapiente che instradava il giusto compiersi della provvidenza, il destino era già stato una cieca pioggia di pietre: alcune avrebbero sfondato crani ignari, altre avrebbero reso ricco chi le avesse scavate fuori da terra.

Dove cazzo voglio andare a parare?

Sono anni che questa piroga ha lasciato ogni velleità di voler esprimere concetti nuovi agli esseri umani, tantomeno concetti veri, tantomeno concetti belli. Dacci oggi la nostra psicanalisi quotidiana: questa è la nostra piroga. Il dialogo interiore come social network della propria coscienza.

Dove voglio andare a parare?

Le parolacce non mi appartengono. Nulla mi appartiene. Forse dovrei farmi Francescano, almeno per coerenza con l'idea della persona che vorrei essere. Aspetterò che Woody Allen (per i più giovani: Wes Anderson) faccia un biopic su San Francesco.

Dopo la morte delle mezze stagioni, sono venute a mancare anche le tre età dell'uomo. Non siamo nemmeno più capaci di avere una crisi di mezza età. Finirà che avevano più sale in zucca quelli che se la facevano venire prima del tempo. Chi siamo? Dove andiamo? Domande irrilevanti per il singolo sono diventate cruciali per la collettività. Se insieme non sappiamo chi siamo, da soli siamo meno di niente. Pulviscolo interstellare. Cracce di carbonio che incrostano un liscissimo geoide in volo tra le stelle. Termini residuali di una infinita caduta.

L'elenco continua. L'elenco continua sempre. Nessuno parla più degli uomini pesce e l'immaginazione deve essere moribonda, certamente malata, nascosta in qualche soffitta ad aspettare la fine. Ah, perché non sono anch'io coi miei uomini pesce? La gente va nelle piscine e non li trova, non li vede. Si sono tirati dietro la porta, chiudendola con l'intento di chiuderla per sempre; a doppia mandata. La gente non pensa più a niente che non sia importante: questo è il veleno.

Forse è solo la fine del mio tempo. Ogni notte può sembrare infinita se si mette in dubbio la possibilità che sorga il sole. E questo sole sorgerà, ma non sarà più il mio: questo comincio a capirlo, addirittura ad accettarlo. Allora sarò creatura della notte, un vampiro buono incapace di immaginarsi sotto un sole diverso. A forza di cambiare, arriva per forza un momento in cui capace di cambiare non lo sei più.

Non riesco a finire. I miei post si fanno sempre più lunghi e sconnessi, come a volersi rendere innocui. Zeppi di parole, rotolano giù dalla stessa collina da cui sono partito per arrendersi, sfaldandosi, ai miei piedi. Non c'è nulla di romantico nel constatare il passare del tempo.

lunedì, maggio 22, 2023

Lascia entrare quel lavandino


Le palazzine della nostra bella riviera sfilano riverenti sotto occhi involontariamente severi. Siamo solo stanchi, lo siamo tutti quanti. Guardare il mare rivolti a sud è l'unico modo consono di guardare il mare, l'unico autorizzato dalla mia bussola interiore, l'unico atteggiamento concesso dall'attentissimo correttore di bozze della mia coscienza. Ogni altra forma non venga considerata guardare veramente il mare, al massimo vederlo.
Li capisco questi giovani che parlano continuamente di amore, di che altro dovrebbero parlare? Anche un muro può provare amore, se ci si struscia contro travolti dalla passione. Un muro può diventare anche un letto, matrimoniale perfino.

I piedi nel mare, la testa poggiata sulle montagne: questo è l'unico modo.  Non perché sia l'unico davvero, è solo l'unico che conosco. Dormire è una questione di abitudini. Niente schermi prima di andare a dormire, devo solo rigirarmi nella mia cuccia tre volte, poi mi rannicchio nello stretto spazio fra l'appennino e la riva; e dormo. Bello dormire. Se non fosse che dormire ti impedisce di amare uno sarebbe tentato di farlo sempre. Di farlo a tutte le ore. Ah, che voglia incredibile, che voglia di avere sonno.

Cosa faremo dopo averlo esaurito, l'amore? Dopo averlo spremuto come un limone? Nascerà qualcosa da tutto questo, nasce sempre qualcosa, perché l'amore non si crea e non si distrugge. Troveremo comunque un modo per distinguere il prima dal dopo e lo stesso amore di prima troverà nuove forme: magari lo chiameremo il Dopo Amore Ferroviario. 

Si vede che negli ultimi anni sono diventato melenso, criptico, un po' austero, vagamente ed eccessivamente concentrato sul numero che determina la distanza in anni dal giorno in cui sono nato, ai tempi del dopo lavoro. Come fa uno a giustificare a sé stesso il lavoro, nascendo in un mondo che è già dopo il lavoro? Sono passati tanti anni eppure continuano a chiamarlo con lo stesso nome. Oggi stendo le caviglie nella foce del torrente e cerco un posto comodo dove sdraiarmi. Ci sono tanti sentieri che mi rammarico di poter coprire sdraiandomi ma, in fondo, ogni volta è solo per una notte.