sabato, marzo 30, 2013

L' ospitalità

Eccellente macTurtle,
come trattare l' ospite?
L' ospite non va servito. Servizio significa servitù, servitù significa debolezza, debolezza significa indigenza. Mai riverire l' ospite, mai fare in modo che si comporti come a casa sua, a suo agio: se si trova bene a casa sua, che vi rimanga. Quindi nessun cerimoniale, non si stappi la bottiglia migliore o altre cose simili. Anzi, il piatto dell' ospite sia il più scarso. E fate in modo che sia lui a lavarlo. Se si ferma la notte, dorma per terra o su una tavolaccia.
Così vai trattato tu, puerile Visconte, che fai le smorfie. Che sei così tapino davanti alla mia preparazione accademica e al mio rigore. Ti rispondo semplicemente facendo la bocca a culo di gallina e levando verso di te il dito più nobile, in un gesto che con la riverenza non ha nulla a che fare.
MacTurtle, l' invitto.

lunedì, marzo 25, 2013

I creativi discendenti

Il primo tuono non è molto lungo: rotola giù per la vallata e poi si perde nel nuovo rombo - più vicino - che avanza. Sono ore che ascolto e non mi è ancora venuto sonno. Forse perché scrivere mi tiene sveglio.
Mia nonna - la mia cara nonnina, che vorrebbe vedermi sposato e con tre bambini - ha fatto queste cassette per me: ore ed ore di registrazioni di temporali montani per cullare il mio sonno tormentato.

Le registrazioni funzionano, ma sottopongo comunque tutte le registrazioni della nonna ad un attento vaglio da cosciente. Il mio timore è che la nonna - la mia cara nonnina, che vorrebbe vedermi sposato e con tre bambini - si svegli nel cuore della notte nella sua casetta in montagna ed esca sotto la pioggia per raggiungere la postazione dei microfoni e sussurrare nel pieno del mio sonno più profondo messaggi subliminali che inneggiano alla vita regolare, al matrimonio ed alla procreazione.

Fino a qui tutto bene, la pioggia cade con regolarità sugli aghi del grande pino dietro al capanno degli attrezzi. Fuori invece c'è il sole che splende sui cittadini in giro per Parco delle Vittorie, gioiello della nostra piccola provincia iraconda. Nessun messaggio subliminale, soltanto ore ed ore di tremolante mormorare di tuoni e sfregamenti di nuvole piovose. Nel libro che sto scrivendo non ha ancora piovuto, nemmeno una volta: sono ben centomila caratteri che non piove, una vita.

La cosa del libro è cominciata anche per merito della nonna - la mia cara nonnina, che vorrebbe vedermi sposato e con tre bambini: la paranoia che mi impone l'ascolto alla ricerca di tentativi di controllo mentale non è -ahimè- sufficiente a tenermi sveglio. Per questo ho cominciato a scrivere un racconto.

La storia parla di un uomo di nome Rudy, proprietario di una cartoleria sulla quarantina, che viene contattato da un editore milanese piuttosto influente. Quando Rudy lo raggiunge a Milano, l'editore gli spiega che i suoi revisori hanno notato un fatto curioso: in molti romanzi di aspiranti scrittori suoi concittadini o quasi compare un personaggio molto somigliante a Rudy. I modi di scrivere sono diversi, qualcuno è più o meno preciso, ma si capisce che si tratta sempre della stessa persona. Quella persona sembra, in effetti, lo sconcertato negoziante. L'editore prega Rudy di raccontare la sua vita, dove ha vissuto e cosa ha fatto. Ricostruendo i tempi ed i luoghi della vita di Rudy, i posti che ha abitato e quelli dove è stato in vacanza, cominciano a delinearsi nuove corrispondenze con i libri scritti in quegli stessi luoghi e tempi.

Rudy si trovava a Londra mentre quel tale autore scriveva quel tale romanzo ed eccolo apparire di sfuggita, personaggio appena accennato ma immediatamente riconoscibile. Il romanziere G., punta di diamante della casa editrice, scrive di un personaggio analogo a Rudy bambino in un libro ambientato sulla costa toscana, suo luogo di villeggiatura da piccolo. Insomma: si capisce presto che dove c'è Rudy c'è una storia. Nessuno sa dire se ci sia una relazione di causa o di effetto, ma Rudy è un vero e proprio catalizzatore di racconti.
Così l'editore, congedato l'imbarazzatissimo negoziante, decide in segreto di mandare alcuni scrittori affetti dal blocco dello scrittore in vacanza nella città dove abita Rudy e addirittura nel suo stesso quartiere.
Ma il percorso creativo che ne risulta darà conseguenze inimmaginabili...

Ecco, sono bloccato qui: Dora, sorella della nota scrittrice Belinda Palmigeri, ha deciso di seguire la congiunta in questa inconsueta trasferta in seguito ad una delusione d'amore e si trova suo malgrado con un sacco di tempo libero. La città non offre gli svaghi sperati e Dora comincia a scrivere un libro giallo. Il racconto dell'assassinio della vecchia signora Pizutti, loro dirimpettaia, cattura rapidamente la giovane Dora e l'intrigo risulta così avvincente e perfetto che questa decide di mettere in pratica la trama del suo stesso libro.

Tuttavia la signora Pizutti è in realtà Irma Lugini, stella ormai fredda del romanzo d'amore, la cui vena creativa si è prosciugata dopo una dirompente opera prima ormai pubblicata vent'anni prima. La signora Pizutti, cioè Irma Lugini, è l'unica del gruppo degli scrittori a conoscere l'identità degli altri nonché la ragione della loro inusuale vacanza a spese dell'editore. Infatti, avendo origliato la conversazione tra Rudy e l'editore, da cui era andata per avere ancora una chance con un pessimo romanzo scritto a quattro mani con un'ungherese, si era recata per prima nella città del protagonista. L'ansia di ottenere per prima il successo sviluppa in Irma una folle paranoia, che culmina con lo stupro (!) del povero cartolaio. Irma, scossa dal suo stesso gesto, si rinchiude in casa, complicando la trama del libro della giovane Dora ed i suoi propositi omicidi.

Intanto, la geniale Belinda...ma questa Belinda cosa dovrebbe mai fare? Non ho idee per la povera Belinda ed intanto continua a piovere. Non ci sono prove tangibili del bisogno di scrivere, tantomeno del bisogno di figliare. Tutto si basa sulle sensazioni, per esempio a Rudy stesso potrebbe venir voglia di scrivere. Così, senza una ragione. Rudy è un tipo metodico e calmo, probabilmente comincerà a scrivere un racconto fantasy, o storico, comunque dopo aver formulato un pensiero che gli piace e di cui è orgoglioso. Forse si metterà a scrivere il suo libro solo per poter inserire questa battuta, il cui effetto - essendo Rudy una calamita per storie - avrà certamente conseguenze nel libro di cui è il protagonista:

"Posate con cura i vostri passi - disse il birraio porgendo una torcia al primo della fila - i creativi discendono lentamente."

Il mercante di sogni


Su wiki certe voci vengono rubricate come a rischio “recentismo”: non è un dramma in un post, che per sua natura, soffre di una collocazione contestuale e temporale precisa: data, ora, iPiroga e amenità inerenti. Altro elemento sempre proveniente dal gergo wiki è quello di voce “disambigua”: nel senso che quella stessa parola riguarda diverse voci distinte.

Questo personaggio è affetto da “recentismo” ed è disambiguo: rinvia a uno, nessuno, centomila altri personaggi che hanno un tratto comune: sono infelici.

Non vale la pena di scandalizzarsi per quella che certi parrucconi definirebbero impropriamente neolingua, sentire qualche influsso americaneggiante non è come fare turismo sessuale: non è reato e non è moralmente riprovevole. A scanso di equivoci vale ancora una volta la pena di precisare che disambigua non è la nipote di Mubarak.



Se avesse costruito un ponte monumentale (costruito, non promesso di costruire: differenza di non poco momento), il cordoglio della cittadinanza avrebbe espresso per lui questo epigramma, con tanto di targa commemorativa: “cospicuo mercante”.

Badate, non benefattore o persona per bene.

In fondo cosa doveva fare lui, era un mercante, un finanziere, era uno che oggi non incontrerebbe, temo, la simpatia del grande pubblico; ma comunque era uno che gli affari non li faceva da solo, li faceva con altri, i gabbati, i polli (nel gergo di WS). Art. 1173: il contratto (con gli italiani) è l' accordo di due o, come in questo caso, più parti.

Qualcuno potrebbe ipotizzare la necessità di figure di questo tipo, potrebbe ricordare che esistono anche postini disonesti, potrebbe dire anche che, appunto, gli affari si fanno in due; potrebbe anche ricordare ai forcaioli con la bava alla bocca che se quelli sono polli, loro sono tacchini.

Questo signore sapeva vendere qualsiasi cosa; sapeva comprare qualsiasi cosa ad un prezzo inferiore rispetto a quello cui l' avrebbe rivenduta. Quasi sempre. Speculatore, giocava con gli stati in fallimento, poi quelli fallivano.

Era in grado di sapere tutto, era oltre ogni forma di insider trading, perchè era dio: aveva venduto le azioni Apple la sera prima della morte di Steve Jobs; e quella volta gli era andata male. Come ci aveva patito per quel rilalzo, però se le avesse tenute, quelle stramaledette azioni, sarebbe stato come tutti gli altri, come quelli che non sapevano. Forse poteva anche prevedere quello storico rialzo, ma non restare lì a guardare senza scommetterci su qualcosa.

Invece c' era una cosa che lo faceva imbestialire, ed era il pensiero di un bambino. Di uno scricciolo avido (esistono i bambini cattivi). Quel pensiero lo tormentava fin da piccoletto, quando andava in quella patetica colonia, figlio di patetici genitori operai (baro-torinesi), in cui si faceva il bagno tutti pateticamente insieme cinti da stupide corde di sicurezza: vedendo la luce del sole che si riverberava sul mare era costretto a pensare a tutto quell' oro che non si poteva vendere e che non avrebbe mai potuto vendere.


sabato, marzo 23, 2013

Il mare e il cielo dopo una tempesta


Quella mattina
Sulla route de Gênes
All' alba
Boschi di mimose
E ulivi che cominciavano a fiorire.

venerdì, marzo 22, 2013

Lo spreco: apoteosi dell' eleganza

Se siete nobili avanzate sempre. Per il nobile tutto è superfluo: e il superfluo è necessario. Essere signori vuol dire sprecare. Il single è il signore degli sprechi: signore dei signori? State a sentire: vive in una casa dove starebbero comode (almeno) due persone. E si lamenta dell' ambiente claustrofobico. Dorme nel letto occupandone un quarto. Anche perchè l' ha scelto supersize. Compra insalata pre lavata, monoporzioni per single, abusa di riscaldamento. Sta ore sotto la doccia; non spegne mai una luce. E la caffettiera la vuole grossa, come il lettone. Poi beve mezzatazzina.
speciosamente vostro,
Anaclet McTurtle

venerdì, marzo 15, 2013

Sul vivere da soli governando sè stessi con decoro

sir Anacleto McTurtle, il vero gentiluomo vive solo o si sposa?
Cordialità
Pablo Calvados
Ringrazio il signor Calvados perchè mi da modo di chiarire la posizione ufficiale del gran loggione del farfallino sul matrimonio. Che poi è la risposta che ogni  uomo di buon senso sente sua:
NESSUN MATRIMONIO
Infatti il matrimonio è la tomba dell' eleganza, anche nel proverbio del popolino. Popolino, la parola che usano più spesso le persone di sinistra quando perdono le elezioni: è una cosa buffa e un giorno di questi qualcuno ci scriverà un trattato. Ma perchè dire che ogni re ha bisogno della sua regina? Invero non esiste nulla di più stolto. Perchè dividere il regno con qualcuna?
Le donne rendono effemminati e adulterano il gusto della buona eleganza maschile: vi dicono quella cravatta è giusta quando invece è da tritadocumenti o vi regalano un paio diimproponibili calzini. Tenete alla larga le loro farneticazioni uterine se volete continuare a essere consiterati uomini!
Anaclet mcTurtle, guru dell' eleganza (maschile), toson d' oro.

giovedì, marzo 14, 2013

La confessione negativa nel papiro Ani

Sedicenti egittologi impestano i forum con traduzioni scorrette, parziali, pretenziose e concettuali del papiro di Ani.
Il papiro di Ani reca una meravigliosa confessione rituale, la quale il defunto avrebbe dovuto pronunciare davanti ad Osiride al momento del giudizio.
La traduzione letterale, da me personalmente vagliata, nulla toglie alla meraviglia del pezzo.

Non ho peccato, rapinato, rubato, ammazzato uomini o donne, rubato il grano, trafugato le offerte; non ho rubato la proprietà di Dio, nè spacciato menzogne, nè portato via il cibo. Non ho pronunciato maledizioni, non ho commesso adulterio, non ho giaciuto con uomini. Non ho fatto piangere nessuno. Non sono un ingannatore. Non ho rubato terreni coltivati. Non ho origliato, non ho calunniato, non sono stato arrabbiato senza una giusta causa. Non ho sedotto la moglie di nessuno. Non ho sedotto la moglie di un uomo. Non ho inquinato me stesso. Non ho terrorizzato nessuno. Non ho trasgredito. Non sono stato adirato. Non ho chiuso le mie orecchie alle parole di verità. Non ho bestemmiato. Non sono stato un uomo violento. Non sono stato un agitatore di lotta. Non ho agito con fretta eccessiva. Non ho curiosato in questioni. Non ho moltiplicato le parole nel parlare. Non ho fatto torto a nessuno, non ho fatto alcun male. Non ho fatto sortilegi contro il re. Non ho mai bloccato l' acqua. Non ho mai alzato la voce. Non ho maledetto Dio. Non ho agito con arroganza. Non ho rubato il pane degli dei. Non ho portato via le torte Kenfu agli Spiriti dei morti. Non ho rubato il pane del bambino, nè trattato con disprezzo il dio della mia città. Non ho ucciso il bestiame appartenente al dio.

Sono 42 formule rituali, ho omesso di riportare i nomi delle divinità alle quali erano rivolte per dare schermo alle vostre debolezze spirituali.

Chi ha fatto del suo cuore
un pesante fardello
sia divorato.

E non cercate khenfu cakes su google immagini.

Una singlegiornata

Questa mattina mi sono singolsvegliato.
Era, chiaramente, singoltardi.
Ho fatto tutto di singolfretta. Una singolcolazione, un singol lavarsi i denti.
Poi mi sono singolcatapultato in strada per una meravigliosa singolpasseggiata. Dopo essermi singolvestito.
Poi un singolpranzo nella mia singolcasa.
Un pò di singolstudio. Un singolcaffè (singolKIMBO).
Una singolcena dai miei singolcari cugini. Poi una singolchiacchierata al singoltelefono con un vecchio amicodelsingol.
Un singolritorno alla singolbase.
Qualche singolgoccia di singolsonnifero non hanno messo a tacere una certa qual singolcreatività. Singolcroce e singol delizia di essere singolsoli.

La singolvita è o non è una singolcagata pazzesca?
Singolpiacere: un singolibro di un singolmonaco.

Comandamenti

Mi permetto di porre il mio quesito, certo che il Maestro saprà dissetare la mia sete in merito. Perché ci scandalizziamo di fronte a delle persone che fanno sesso tra loro in pubblico e non quando le stesse pretendono, per lasciarsi guardare, di farsi pagare? La colpa è dei bambini? Se si, perché continuamo a farne?

Bettino, 86 anni, italiano razza purissima, ex fantino, ex calzolaio, membro del movimento "Compagni, aspettate un momento!", dongiovanni.


Non sono solito rispondere a commenti. Preferisco sempre le lettere; il cartaceo mi è molto più congeniale; per tacer della cara, vecchia, pergamena. E perchè no, l' incunabolo!
Oggi ho comunque deciso di rispondere. Perchè a un distinto signore prossimo ai novanta, probabilmente malato di cancro, non si può chiedere di riformulare il quesito (nutro consistenti dubbi che se lo ricordi). Non è elegante; no, non è affatto elegante: che poi di vecchi eleganti ne esistono ben pochi. Amo sempre ricordare il pessimo vecchio ligure che va a bagascie (è corretto con la i) in bermuda, e con quel patetico gilet dotato di molte tasche.

Per rispondere al vecchio laido ricorrerò a una serie di motti che il vero gentlemen mai ignora:

IL SESSO E' VOLGARE
I BAMBINI SONO MALEDUCATI
I SENTIMENTI SONO DOZZINALI
IL DITO PIU' NOBILE E' IL MIGNOLO

Non si è mai troppo giovani per imparare, nè troppo vecchi. Che il grande sarto dell' Universo possa accoglierti nella sua Bottega Eterna, tu, bettino, che hai brancolato nel buio denso della sciatteria fino ad oggi.
No, le tute sintetiche non sono eleganti. No, Fidel non è prototipo di eleganza.

IL SESSO E' VOLGARE
I BAMBINI SONO MALEDUCATI
I SENTIMENTI SONO DOZZINALI
IL DITO PIU' NOBILE E' IL MIGNOLO

Vestrum vobis gaudio maximo, Anaclet Mc Turtle, gallonatosi nei più distinti ed esclusivi club londinesi, laburista per moda, conservatore per indole.

domenica, marzo 10, 2013

Il desiderio dei pozzi

Di quello che scrivo non rimane mai niente.
Forse perché credo di scrivere e cerco le cose che faccio nei posti sbagliati. Forse perché ogni cosa che scrivo è forma senza contenuto. Forse perché ogni cosa viene assorbita e va dove ve ne è più bisogno.
Di quello che scrivo non rimane mai niente.

Arriviamo alle case chiacchierando  in fila indiana. In fase di post produzione verrà aggiunto un lungo brano di Ravi Shankar. Le corde si tendono e si rilassano come archi in una battaglia campale. Come molli lame di una lunga sega, tagliatrice di alberi centenari. Molle in un letto di doghe, accompagnano il passo strascicato di giovani scarponi slacciati.

Le nuvole, basse, si aggiungono e si sottraggono all'edilizia che compone il paesaggio. L'erba è verdissima, ma la luce rifiuta di rendere giustizia a tutto quel colore. Sono nuvole disimpegnate e dense, si muovono veloci disfacendosi.
Qualcuno di noi diventerà un idiota, mentre altri lo sono già. Sono indeciso se questa sia una cosa per me importante, o soltanto un diversivo per non pensare al lavoro, all'incombere della morte, della neolingua, della pessima musica. Sono indeciso se scrivere sia importante per me, se lo sia per gli altri, se non sia soltanto un diversivo per non pensare all'ignoranza di che cosa l'ignoranza comporti , al sopito spirito distruttivo che si accumula in me sotto forma di disprezzo, di noia, di assuefazione, di ricerca insoddisfatta, di creatività vergognosa, di insensibile soddisfazione.

Il diavolo si spoglia nella vasca: è grasso, distratto, con una minuscola ridicola coda a coronare il suo posteriore. Ma questo è uno spettacolo, non una memoria. Mi concentro sulle nuvole, sulle case in pietra, sull'odore di pesanti calze da montagna sull'asfalto bagnato. L'ipnosi dell'erba verdissima.
Il diavolo si spoglia nella vasca: è flaccido, impreciso, ma la coda - per quanto ridicola - acquisisce lentamente un'importanza che porta a trascurarne le dimensioni.
Se di quello che scrivo non rimane mai niente, finiremo per dimenticarci del diavolo?

Di quello che scrivo non rimane mai niente, sussurro entrando nella doccia. Voglio lavare via tutte queste ore di cammino e vedere cosa resterà sul mio corpo. Tutte le velature delle mie esperienze si sovrappongono le une alle altre, come le nuvole depositano il loro carico liquido su forme boscose che contribuiscono a rendere sempre diverse. Piove sui miei capelli, sul sapone che imprigiona lo sporco, sulla mia testa dolorante, sul menefreghismo, sull'incoscienza sociale, sulle cartacce, sulle attenzioni per il prossimo negate per poterne ricevere.

Di quello che scrivo non rimane mai niente perché sono l'unico assetato viandante del mio deserto?
Non credo proprio: il deserto è di tutti.

venerdì, marzo 08, 2013

Come vezzeggiare la vostra Lei in quel giorno che ha data di 8 marzo ottenendone la servitù nei restanti

Caro Sir Mc Turtle,
Un tycoon dell' eleganza come lei non può non essere anche, al contempo, un grande playboy. Ma come trattare la propria donna, se si fa parte di quella cerchia sventurata di coloro che ne hanno una sola, in quel dell' otto marzo?
Signor F.
Il signor F sembra dimenticare una cosa importante. Ma va capito, poveretto. La festa della donna è della donna. Come nessun ebreo festeggia il Natale, nessun uomo dovrebbe festeggiare la festa della donna. Però è necessario, per chi si trova in condizioni simili a quelle di mr F, scendere a compromessi. Perchè dunque non accordare alla donna un giorno di libertà a fronte di altri 364 di sevizie e prevaricazioni? Dunque spendetevi in qualche atto non sentito, di facciata. La tradizione vi viene incontro: mimose! Così a buon mercato, accontenteranno anche gli uomini più morbosamente attaccati al portafogli. Che esca con le amiche! Tanto di guadagnato (risparmiato).
Per finire non dimenticate, appena si volta per uscire, scioccamente soddisfatta all' idea di raccontare alle amiche quanto siano state gradite le vostre mimose, di salutarla col dito più nobile (che come ben sapete e' il mignolo).
Vostro Mc Turtle Dandy

mercoledì, marzo 06, 2013

Il coltello che cinguetta

Quando l'ascensore arriva al quattordicesimo piano si sente come un soffio, poi tutti escono. Questa è una zona relativamente nuova della città: il centro. La compagnia per cui lavoro ha acquistato un appartamento a questo piano qualche anno fa, proprio un attimo prima che i prezzi cominciassero a salire.
La compagnia per cui lavoro.
Partecipo alla consueta rassegna stampa mattutina, dove Lukas ci ragguaglia sulle ultime notizie. Alina, forse a causa dello straordinario di questa notte, ha lasciato dappertutto briciole di ciambelle.

La compagnia per cui lavoro si chiama Spo0onedge, con lo zero tra le due "o". Fondata nel 2002 dal lungimirante e tragicamente dipartito Cornelius McTurtle, la Spo0onedge è - per farla breve - una società di prepromozione sottile via internet. Il termine sottile, coniato dallo stesso McTurtle, è una sorta di eufemismo per la parola subliminale, anche se in realtà si tratta qualcosa di più. La parte sulla promozione è invece del tutto sincera: noi promuoviamo prodotti. Però lo facciamo in modo sottile e "pre".

Il mio compito è in buona sostanza quello di creare e sostenere account credibili nei maggiori social network,  fare in modo che siano seguiti dal target richiesto ed infine prepromuovere in modo sottile i prodotti richiesti.
Se credete che chiedere a persone reali di promuovere prodotti esistenti in cambio di denaro sia più facile avete già perso. Le parole chiave della Spo0onedge sono:

- artificialità,
- capillarità,
- prepromozione

I nostri account sono completamente scollegati da qualsiasi persona realmente esistente o esistita, ed ecco spiegata l'artificialità. Le foto che postiamo, perfino quelle del profilo, sono create pixel per pixel. I nostri account danno voce giorno dopo giorno ad inesistenti persone comuni, pensate per inserirsi come elementi autorevoli delle comunità con cui si vuole aprire un canale di prepromozione. Ecco spiegata la capillarità: se credete che creare un singolo personaggio "famoso" sia più semplice avete perso di nuovo, a meno che non siate un agente di genderbands degli anni '90. Infine la prepromozione: l'idea più geniale di Mr. McTurtle, l'indistruttibile riparo della nostra compagnia nelle rare battaglie legali in cui sono riusciti a trascinarci. Il prodotto che invogliamo a comprare non esiste, ancora.

Le più grandi aziende del mondo ci commissionano loghi da premettere, bisogni da suggerire, forme da lasciare intuire sinesteticamente. Con me lavorano psicologi, linguisti, piazzisti; ma anche ex predicatori televisivi, ex politici ed ex casalinghe con il pallino dei gossip. Tutti infaticabili scimmie da monitor al servizio del consumo futuro. Un buon impiegato della Spo0onedge può portare un'intera comunità a scegliere oggi il regalo da fare a vostra madre per il prossimo natale semplicemente parlando del tempo e senza che ve ne accorgiate.

Mi siedo davanti allo schermo, pronto ad indossare la maschera-tastiera che mi separa dai miei innumerevoli alter ego. Qualcuno è il vero "guru", mentre altri account vengono chiamati "grey sheep" e vengono utilizzati per ricoprire ruoli di interazione importanti quando la comunità reale da contattare non è ancora abbastanza reattiva.
Vi sembra fantascienza? A me non pare proprio: la busta paga arriva regolarmente ogni mese. Forse siamo alla guida di una cosa di cui non conosciamo l'effetto reale, ma gli azionisti non si pongono certe domande.

A volte mi viene veramente il dubbio che la rete non sia più il luogo in cui si possono trovare persone in carne ed ossa. Cerco di abituare delle persone alla forma indigeribile di un paio di scarpe ancora da progettare, ma segretamente ho sempre il sospetto che qualcuno stia cercando di indurre gli account che impersono a comprare qualcosa che per ora è soltanto il bisbiglio di una promessa di una vita futura e migliore. Nel periodo successivo alla mia assunzione mi hanno fatto studiare: SimOne, The Truman Show, Il prigioniero, Lost, La fabbrica dei sogni e chissà quanta altra roba. Sono arrivato ad un tale livello di confusione che ora sono indeciso se le cose che questi titoli mi evocano siano successe davvero o siano idee genuinamente mie.

Ma più ci penso e più sono convinto di essere io il destinatario finale di tutto questo gioco. E se non è per vendere qualcosa a me, di sicuro questo è il modo che gli alieni userebbero per mettersi in contatto con noi.

venerdì, marzo 01, 2013

Sulla posizione del mignolo, reggendo il bicchiere.

Caro Sir Anacleto Mc Turtle,
un amico di un amico ritiene confacente all' uomo dabbene il reggere il bicchiere col mignolo alzato, secondo i dettami dell' antica tradizione dell' eleganza.
Signor G.

E' con vibrante esaltazione che mi trovo oggi a svolgere il mio ministero di maestro di eleganza, titolo che mi sono guadagnato a caro prezzo e sbaragliando la concorrenza di certi pezzaroli (ai quali se mi stanno leggendo voglio dedicare un gesto dell' ombrello e qualche maledizione di malattia).

Orbene, il lettore pone un quesito elementare; ma come diceva un noto autore di aforismi, il noto ci è sconosciuto e infatti io non conosco il nome dell' autore. Non importa quale autore, perchè poi gli autori di aforismi hanno sempre notoriamente copiato gli uni dagli altri.
Quando si regge il bicchiere la prima cosa che bisogna assolutamente non fare è guardare il bicchiere: non c' è nulla di più volgare e anche che denoti diffidenza (è universalmente riconosciuto il fatto che subalterni e selvaggi provino diffidenza di fronte alle cose del bere e del mangiare, egualmente ai cani bastardi) il guardare dentro il bicchiere che ci viene offerto; e non vorrei che vi tramutaste tutti in quella squallida vecchia consunta dall' alcol di quel celebre dipinto, l' assenzio, perchè allora io perderei il mio pubblico e voi, cosa assai peggiore, perdereste un vero maestro.
Certo, se vi trovate a cena in qualche squallida bettola gestita da un volgare pizzicagnolo, potreste esser tentati di guardare: ma siate coerenti, l' eleganza sempre e prima di tutto, quindi non vi recate nelle topaie o se vi andate, fatelo a vostro rischio e pericolo e senza che il vostro decoro venga meno, insieme a quello della classe elevata alla quale appartenete. Quindi per i subalterni, incappati per non si sa quale ragione nel mio verbo, sciocchi senza speranza, sintetizzo questa regola col n. 1: non si guardi il bicchiere.

La regola n. 2 riguarda la posizione del bracciuo. Questa è la venerabile regola del playmobyl. Ben aderente al corpo, senza curvature dozzinali e da villani. Se poi la lunghezza del braccio non vi consente di bere seguendo simile regola ma vi trovate colla mano ben sopra alla bocca, desistete dal bere, desistete dal voler essere eleganti, dunque desistete. Rischiate altrimenti di rovesciare tutto perterra e di mandare ciò che resta della vostra reputazione in fumo.

Per rispondere allo sciocco lettore il quale fa domande importune si pone il punto n. 3: posizione delle dita della mano.
Innanzi tutto che sia la mano destra; infatti la sinistra, essendo quella più vicina al cuore, è destinata al portafogli: e non vorrei che il danaro si contaminasse con una qualsiasi libagione, in modo tale che oltre alle vostre menti si inebriasse anche il portafogli, e magari voi foste tentati di estrarlo in un momento di generosità, esponendovi all' attacco di un qualche extracomunitario o di un cittadino di altro comune. Infatti tutti sanno che fra le insidie del vino vi sono la generosità e la tendenza a familiarizzare col proletariato.
Le prime quattro dita della mano reggano il bicchiere, il mignolo sia sollevato a cornetta. E' invero questo un gesto che denota una grande eleganza, poiché il mignolo, come tutti ben sapete, di tutte le dita è il più nobile, non essendo secondo ad altro dito: infatti è il dito meno utilizzato in attività materiali, il più savio fra le dita, glorioso nella sua eleganza elementare ma al tempo stesso ricercata. Quindi, mi raccomando, mignolo su allorquando portate il bicchiere alla bocca.
Apro ora una digressio, la quale ha interessato generazioni di storici dell' eleganza: sul perchè il migolo sia più nobile del pollice e dell' indice, che a rigori dovrebbero essere più importanti dal momento che si usano per contare il danaro (essendo ben nota l' equazione ricchezza nobiltà); bene, dopo vari secoli di discussione, nei quali si sono contrapposte essenzialmente due posizioni, la prima di chi proponeva di usare il mignolo per contare il denaro, la seconda che proponeva di sollevare mignolo pollice e indice al momento in cui il bicchiere raggiungeva la bocca aiutandosi coi denti per reggere il bicchiere, si è recentemente addivenuti ad una pronuncia avutasi in Londra, presso il Gran Concistoro di Loggia Udienza Generale dell' Ordine del Grappolo d' Oro, riunione del Primo e del Secondo Stato con l' esclusione del 3o stato (comunque privo del potere di voto, di intervento, di opinione, di comprensione al quale comunque va sempre attribuito per inveterata tradizione il beneficio del dubbio). Con 200 voti favorevoli, un astenuto, diciannove contrari si è decretato che: il mignolo è il dito più nobile dal momento che non è possibile bere con pollice e indice sollevati, se non utilizzando ispeciali bicchieri prodotti dall' azienda (omissis) di Sir (omissis) tenuto ad astenersi per conflitto di interessi. Dunque, salvi clamorosi colpi di scena e revirement del GCLUGBDOGO feat MARRACASH, dei quali vi darò eventualmente conto, la situazione è definita e questa posizione è da me condivisa, dal momento che sono stato relatore dell' opinione dissenziente. Si, avete letto bene.

Da ultimo la buona notizia, sull' esempio di quella bolgia dantesca che è Report, programma contrario ad ogni eleganza, buon costume, decoro, raffinaezza condotta ignomignosamente da quel manico di scopa più bella che intelligente. Diversi studi scientifici, tenuti presso l' Università Tradizionalista Cattolica dell' Alabama (UTCA) e del centro studi del ku klux klan (Cs kkk), hanno dimostrato che il mignolo alzato consente una più agevole digestione.

Abbinamenti consigliati col mignolo alzato:

  1. Sorseggiare rumorosamente denota la finezza vostra e del vostro palato, dunque fatelo.
  2. Schioccare la lingua, fare Ahh, esclamare buono dopo aver bevuto è sinonimo di ricercatezza, buon gusto, educazione.
  3. Uno stivaletto stile cow-boy può aggiungere quel tocco che vi consente di essere perfetti.
La sig.ra Gabanelli precisa di non essere nella disponibilità di Sir Anacleto Mc Turtle, baronetto, insignito dell' insigne titolo del Cardo d' Oro, magister elegantiorum, sedicente, in quanto tale.