venerdì, agosto 19, 2016

Tiger trader


"Ce le hai? Dove stanno, fammele vedere"
"Tiggers" dice il mercante, facendo tintinnare la sua bandoliera di cellulari. "Lulz, tiny tigger. Piccolini."

Deposita sul bancone una malconcia scatola della UPS: il coperchio si muove, scostato da una zampetta di pelo.
"Ah, fantastiche. Meravigliose. Queste sono le tigri della Falesia".
"Sì, sì. Matau-matau. Ben contento, 6 milioni di like."
Inspira profondamente prima di aprire la scatola ed ammirare i tre gattini che si muovono confusi nella penombra del ponte. Mette le mani a riquadro, anticipando le foto che scatterà.
Piove; ah, la luce è magnifica, ripete tra sé, assuefatto.
Consegnato il compenso, resta da solo ad ammirare i micetti nella bruma.

"Come sono belle queste tigri" pensa, senza riuscire a distogliere lo sguardo.
Belle già, bellissime.
La smania di elencare tutto quello che evocano in lui ha il sopravvento. Posa la macchina fotografica ed attacca a spolliciare impaziente: vomita una sequela di aggettivi sul foglio digitale, valutando accuratamente l'ordine in cui metterli, la frase ad effetto con cui concludere.

Si dispiace della stessa passione che prova: vorrei potermi accontentare di meno, lamenta, sbuffando fuori i complessi di fronte a cui la gioia lo pone. Sono eccessivamente ricercato, eccessivamente solerte nel descrivere il bello: dovrei accontentarmi di meno. Ritornare alla semplicità, sarebbe questa la soluzione? Sono troppo poco confuso. La chiarezza con cui esprimo la parabola della vita è un limite?

Il verbo che cerca per esprimere il concetto seguente è "sublimare", ma non lo trova. Desiste.

Rimane ad osservare le tigri. Come sono belle pensa, si muovono bene, facendo cose belle, giocando in modo bello.