domenica, marzo 27, 2011

La Morbistenza

"Padre, ho peccato. Oggi scrivo per coprire un altro post"

Abitazione borghese, profondità lombarda, atmosfera da Basso Impero.
Sfavillanti water close troneggiano nelle stanza, casuali, indecenti e sublimi; dimenticati, caduti dal taschino di un architetto distratto e pasticcione.
Tutte le cose importanti che riguardano i culi accadono in Lombardia.

Bergamo. B Alta e B Bassa come il Principe e il Povero.
Il principe è dedito alla Seduta mattiniera : sfoglia disinvolto il suo mensile "Armi costose che non ti puoi permettere", ma è evidente che la sua attenzione è rivolta altrove.
Il Rotolo sta per terminare.
Lo strumento di purificazione è come il prosciutto : all'inizio e alla fine non piace ai più. Tutti lo vogliono già iniziato, ma il culetto è quello che ripugna di più.

Ahh, carta Regina, la sua preferita. Un vero peccato che stia finendo.
Nelle dispense c'è grande scorta, ma il disappunto esplode all'avvilente constatazione della marca: rotoli Scottex. Ruvidi come i muri degli asili, come i culi dei preti, come il pane integrale.
Dannazione alle offerte del Mercadone.

Pulirsi il sedere passando da carta Regina a carta Scottex rappresenta il paradigma della vita : come la convivenza e il matrimonio, come le scuole elementari e le medie, come le mozzarelle a Napoli e altrove, come la giovinezza e la vecchiaia, come il Sesso della prima volta e il sesso successivo.

Avete mai provato a guardare il mondo attraverso la filigrana della carta igienica?

"Dieci Ave Maria prima di coricarti, figliolo".

sabato, marzo 26, 2011

Cilicioccolata

Disperati distici distopici distocazzo sarebbero poco opportuni in un momento come questo.

Quale momento, quale ora?
L'ora Legale, il momento delle decisioni revocabili.

Non mi reputo un uomo inteJerrymo, eppure la mia non è la vita di Galileo a Flatlandia.
Le chiamiamo freevolezze ma i nostri sono peccati, i nostri sono reati.
Confesso: di non avere timbrato il biglietto, di non essermi lavato i denti dopo mangiato, di essere stato in possesso di merce contraffatta, di film e musica rubati, di schiavi, di ideali scabrosi, di critiche senza fondamento, di indiscriminato odio verso il prossimo.

Per natura non siamo che calamite per calamità naturali eppure facciamo di tutto per essere disgregatori sociali: criticoni dell'ultimo momento, pisciatori nei portoni altrui poi indignati di trovare del liquido giallo nei nostri.

Indigniamoci per i rifiuti mentre spegniamo la cicca sotto la suola: la nostra è una valle incartata sporca di collusione e pressapochismo.
Irreprensibile, controlla tu stesso: la parola "pentirsi" la uso solo per dimostrarti di non averla usata.

Ci vorrebbe un chiodo nella carne ogni volta che si mente a sé stessi e una manna dal cielo ogni volta che si mente ad un altro.
Degli altri almeno, si può sempre dubitare.

giovedì, marzo 17, 2011

La precedanza

"Pioverà, ma non basta dire così, bisogna dire quanto."

Questo era il pensiero che impegnava un merlo, seduto sul ramo di un pruno, un mercoledì pomeriggio.

"Anzi, perché dire quanto? La misura, anche quando corretta, può non rappresentare ciò che inizialmente intendevo misurare. Però credo sia sbagliato pensare che l'incapacità di effettuare una misura ne neghi la validità, come è sbagliato il contrario."

Un soffio d'aria fredda lo involò, un pò per istinto e un pò per noia: dense le nubi coronavano le colline circostanti.

"Guarda quell'uomo, che legge uno spartito seduto sul treno. La sua vita è così diversa dalla mia che immagino che se per magia diventassi uomo come lui resteremmo diversi come lo siamo ora."

Delle bacche attirarono la sua attenzione, un pò per istinto e un pò per gola. Atterrando, continuava malinconico:

"Oh, a volte vorrei non essere merlo ma un buco nella terra. Si può dire se un buco è vuoto oppure è stato riempito. Mentre che io sia un buon merlo non si può dire da niente. Il caso è ovunque e questo inquina la misura: non si può dire che io sappia meno cose di un altro merlo, o che i miei figli abbiano più diritto di queste bacche dei suoi."

Dopo averne mangiate un paio, ne recava infatti altrettante nel becco.

"Il futuro deve dare un senso a tutto questo, forse ci verrà dato un metro da morti, o una bilancia. Ma questo che cosa vuole dire? Che faremo di conto, fino all'apocalisse?"

Dei tuoni rotolarono nell'imboccatura della vallata.

"E poi, vorrei poter non volare. Si gela, nel vento del cambio di stagione"

domenica, marzo 06, 2011

Gazzettino b anale e lampioni. Morandi mangia la merda: iPiroga, una degna colazione?

iPiroga: sei tutta una perversione! Sei autocelebrativa, autoreferenziale, narcisa e boccadoro; sei specchio dei tuoi fondatori, sei una troia senza successo, una babele di incomprensioni, di doppi sensi non intesi, di humor di bassa lega. E quando scrivo ciò ti sento fremere di piacere.

Idrocolonpulizia?
Paradossi scontati, prezzi modici.
Stile omogeneo: sembri un meccano iPiroga. Sei decadente senza essere chic. Hai i peli sotto i piedi e i calli sotto le ascelle.

Quanto vorrei che iPiroga assomigliasse a Audrey Hepburn.

Come se non bastesse qui a Sodoma tante cose non vanno. Alcune più di altre mi irritano e mi fanno venire l' eczema sulle mani. Di queste vi parlerò, col vostro permesso e vi prego, vi scongiuro, vi imploro, perdonate il mio malumore e il mio fastidio. Perchè oltre al tacollo di iPiroga certe cose io non accetto.
Perchè, ogni giorno mi chiedo perchè, perchè distinguere fra "città", Sodoma, e "altre destinazioni"; io sono sicuro che le lettere una volta imbucate finiscono nello stesso sacco. Si nello stesso sacco, avete inteso bene, il sacco di Sodoma. Se non vi è ancora chiaro sto parlando di quelle schifose cassette della posta rosse, oltraggio al buon gusto, disseminate qua e là nei centri urbani (Sodoma, Gomorra etchì), a ricordarci l' oscena eredità degli anni settanta. Che schifo la posta; che schifo che venga rivalutata, elogiata, commemorata (del resto dei morti si può solo parlar bene). La posta! Non ha mai portato niente di buono: le lettere, che ribrezzo! Per tacere di quella carta trasparente, turpe al tatto, che lascia intravedere l' indirizzo:
bollette! Siete più inopportune della richiesta di pagamento anticipato in un albergo, in Austria. Volete i soldi? Una confidenza: io molesto i soldi. Si proprio così. Li tagliuzzo. Ci scrivo sopra il numero di Rodrizio: mutandina '92 raffreddatissima sola in casa, kiama!
Soldi, denaro, denaro, soldi e lotterie, che tema deprimente. Una cosa dei soldi però in particolare mi indispettisce più delle altre: non puoi distruggere le banconote, non sono tue.
Invece puoi prostituirti, perchè il corpo è tuo.
Se ti prostituisci e ti danno dei soldi hai fatto un cattivo affare. Il regno della quantità è un cattivo affare. Fatti regalare un vulcano.

sabato, marzo 05, 2011

C'eravamo tanto armati

La guardo meglio: in effetti, scritta con un altro font potrebbe anche non apparirmi così.
Una gi maiuscola: G
Non sembra una freccia che ruota in senso antiorario? A seconda di come viene scritta non serve avere troppa immaginazione.

Un punto particolare dell'alfabeto, il settimo. Sembra quasi che inviti a tornare indietro; ritornare sulla F oppure a ripetere la causa della ripetizione G G G G G G G G G G G.
Un simbolo di involuzione, un ouroboros maledetto, un segno infausto, un viaggio nel tempo, nel linguaggio, innaturale, perverso. Una G.

Si può pensare quello che si vuole della gi. In effetti si può pensare ciò che si vuole in generale.
Quello che ad esempio adesso sto pensando è che se la seconda Guerra mondiale fosse finita diversamente su questo computer ci sarebbe un tasto per la svastica.

giovedì, marzo 03, 2011

Taglia 40 Modello 44

Modello 46 : notizie di reato anonime, o firmate con nome di fantasia.
Fantasia.
Di recente, ogni volta che cammino per strada, sono posseduto dalla sensazione che tutti gli avventori che incontro se la passino meglio di me; che se, irrealisticamente, ci dovessimo trovare tutti in una stanza chiusa, loro avrebbero più cose da raccontare di me, o comunque cose molto più interessanti.
Oggi in piazzetta una signora confortava il suo cane per il mancato pranzo in trattoria, un marocchino ha sputato dal balcone, ma mi ha mancato, due bambini facevano roteare un bastone inventandosi una storia di cavalieri.

Modello 45 : pseudo notizie di reato.
Pseudonimo?
Ieri ho comprato un bel pezzo di focaccia, caldo, vicino al bordo : proprio come piace a me.
Un balordo ne ha preso uno più grosso del mio, ma pagando ha rovesciato sul bancone tutta la Bud che teneva in bilico tra mano e mento.
Avreste dovuto vedere come se lo gustava, dopo.
Niente solita sensazione, però.
Oggi l'ho incontrato in un'altra strada, senza nè birra nè focaccia, ma con un cartello in mano : non siamo miraggi.

Modello 21 : nome di possibile autore della notizia di reato.
Signor 11.
Anche questa notte il signore del numero 11 ha prodotto il rumore.
Quale rumore? A metà tra una gara di tosaerba, il ricordo delle mini4wd di quando ero piccolo, e uno sciame di mosconi arrapati.
Non l'ho immaginato, all'inizio l'ho pensato, ma poi ho cambiato idea.
Lui crede di poterla fare franca a lungo, neanche fossimo nel 44 : notizia non abbinabile ad alcun soggetto.