domenica, novembre 29, 2009

Il post del Quinquennio

Se pensate che scrivere un post sia il mestiere più difficile del mondo, non avete mai provato a scriverlo in una versione di prova, metterlo da parte, e non cambiarlo ad ogni rilettura.
Dieci giorni fa avrei voluto esordire così : "Salve a tutti, il mio nome è Rodrizio, ma in molti mi chiamano Rockerduck, per via del mio mangiare bombette quando le cose mi vanno storte".
Un post autobiografico, insomma : la storia della mia vita in pochi righi. A cosa servirebbe del resto celebrare il quinquennio di una creatura, senza sapere nulla dei suoi creatori?
Domenica scorsa però, mi sentivo un pallone gonfiato, alla sola idea di parlare di me ad un evento così importante : così divina e celestiale l'occasione, così terreno l'uomo?
Molto meglio fare dell'iPiroga un luogo di incontro fra sacro e profano, fra scienza e mistero ; avrei parlato dell'evoluzione della specie, di Darwin e delle Galapagos, di Nonna Lucy e i Beatles, dell'amore non è bello se non è litigarello.
Ma si sa che quando si è così convinti, qualcosa è destinato ad andare storto : Marianna Ucria si impossessa del mio gracile corpo, e, avvolto nella prospettiva di non parlare più con la mia tipica dizione sibilante, sei giorni fa mi convinco a stracciare tutto, violentando di nuovo la mia bozza di post.
Nelle mie condizioni, non avrei potuto non immolare il mio pezzo sull'altare della parola : una celebrazione della comunicazione orale fatta per iscritto. Senza senso e geniale allo stesso tempo. Finalmente fuori dai soliti clichè.
Ma quando alla fine è arrivato anche il giovedì, la lingua duole come a ricordarmi di aver sbagliato qualcosa. Come può Rockerduck compiere un elogio dell'oralità, se esiste anche una sola possibilità che sia stato punito proprio per le malefatte uscite dalla sua bocca? Poteva essere una specie di ravvedimento in punto di morte, ma suonava ugualmente più falso di un treno in orario.
E allora ripesco dal cestino un'idea vecchia, per rifarle la carrozzeria : non l'evoluzione della specie, ma l'origine. Si, si, si, la patata, la mamma di tutti noi, la gnocca, la sgnassera, la passera, la farfallina, la chitarrina, la mandolina.
Tutto inizia e continua da lei : esci da lì e passi tutta la vita a cercare di rientrarci (possibilmente non nella stessa).
Quale argomento migliore? Sono un turbine di idee, il foglio è pieno di abbozzi da sviluppare, la mente vomita pensieri.
L'unico ostacolo fra me e il post è il sabato, è arrivato il sabato. Il sabato non perdona, e la sua pretesa di vita sociale ti tira il lembo del cappotto, ogni volta che ti distrai.
Post rimandato a domenica, ma tanto ormai è già tutto deciso, bisogna solo ricamare e pubblicare. Giusto?
Sbagliato. E' domenica sera, il momento del cambio della guardia fra la settimana che si fuma una sigaretta, saluta e se ne va, e quella che arriva, incazzata nera. E, in questo momento, l'origine della vita non ha più il peso specifico che aveva ieri sera.
Del resto, ciò che conta davvero fra una vulva e l'altra, è l'intermezzo; la scelta, il perdersi fra le n possibilità. Di vulva e non vulva.
Il libero arbitrio è l'unica arma a nostra disposizione per non ritrovarci in balia degli eventi.
La preferenza nel segreto della cabina elettorale; la scelta di gola alla mensa della scuola; la leggera pressione del dito sull'ipod durante la riproduzione casuale; il non timbrare il biglietto sul bus, sperando che il controllore non salga proprio questa volta, che tanto non sale mai; posto finestrino o corridoio; tiro in porta o la passo; l'argomento da scegliere per un post.
In fondo, La Scelta, è alla base non solo di questo mio post, ma di tutto quello che scorre su questo pezzo di web da cinque anni, fin dall'inizio : coloro che salgono sulla stessa piroga hanno le stesse aspirazioni.
La iPiroga può apparire stretta e scomoda, soprattutto se si è in tre; ma è il mare aperto di possibilità, che ti ha portato a salire proprio su di lei, che la fa sembrare la barca adatta a te.
Prossima fermata?

venerdì, novembre 20, 2009

Il Post del Quinquennio

In camera mia ho uno specchio a muro, grande ma non grandissimo.
E' posizionato davanti alla sedia girevole dove mi siedo sempre per cui mi trovo spesso specchiato. Seduto o meno, quando giro la testa verso lo specchio riesco grosso modo a guardarmi a figura intera.
E' strano guardarsi senza un fine, non cercando di capire cos'è finito nell'occhio o se mi sta bene un paio di pantaloni. Guardarsi e basta, mentre si è vivi e non in foto: che strano.
Mi sento sempre un pò come se mi stessero presentando il bambino a cui si sono ispirati per creare cicciobello. Ed è una sensazione inconsueta perchè quel bambino non esiste e so benissimo che cicciobello è stato disegnato ispirandosi un pò a tutti i bambini.
Osservando le proporzioni delle dita con le mani, la mobilità degli occhi, l'accenno di teschio che spunta in varie parti del viso, è come se prendessi coscienza del "tu" che gli altri si immaginano nella loro testa per fare riferimento a me, che invece sono "io".
Mi fa senso questa storia del teschio, che sembra spingere per uscire in certi punti e che invece si lascia ricoprire morbidamente in altri, come una tenda montata di fretta.
Forse più precisamente mi sembra impossibile che la mia visione del mondo, che reputo infallibilmente giusta e che ogni giorno mi sembra costantemente permeare e commentare tutto ciò che esiste, sia in realtà unicamente mia, almeno fino a quando non decido di farla uscire. E mi stupisce che una cosa di cui ho cosi' tanta considerazione sia semplicemente racchiusa in un corpo di poca carne, specchiato in uno specchio a muro grande ma non grandissimo, visibile da piccoli occhi facentene parte.

giovedì, novembre 19, 2009

Il Post del Quinquennio - Bando di gara

601 post e 1825 giorni dopo, i Tre Caballeros sono ancora qui.
30 Novembre 2005 - 30 Novembre 2009.
Era un mercoledì, forse pioveva, forse c'era il sole, e tre pc erano accesi.
Lunedì 30 Novembre saranno cinque anni rigorosamente marchiati iPiroga.
Cinque anni ricchi, satolli, gonfi di immagini e parole : l'iPiroga è cresciuta con i Tre Caballeros, e i Tre Caballeros sono cresciuti insieme a lei.
Per celebrare insieme a voi fedeli lettori il Grande Quinquennio, Irreprensibile, Baro & Rodrizio si sfidano a colpi di rima baciata e postata, in una contesa che stabilirà il Basileus degli iPiroga.
Da oggi, 19 Novembre, fino al 30 Novembre i Caballeros avranno undici giorni di tempo per postare un loro lavoro a tema libero, che dovrà essere intitolato "Il Post del Quinquennio".
Una giuria formata da vires illustres voterà in seguito i lavori. E' stata insignito di tale onore l'interno 19 di Via Nizza 14 (GE). I 4 giurati di Via Nizza dovranno emettere un parere motivato e in seguito proclamare il Basileus degli iPiroga.
Si ricorda che Baro non ha diritto di voto.
La contesa degli iPiroga è ufficialmente aperta.

sabato, novembre 14, 2009

Bach, toccata e fuga in Re minore, organo

Piacere provato dalla sfortuna di un altro: schadenfreude.
Io non lo sapevo che esistesse, eppure l'ho provata. Non conosco ma so.
C'è qualcosa qui che prude e mi riporta alla mente il vecchio pensiero sulla differenza tra il fare ed il saper fare, oppure quella storia sul know-how, o più chiaramente sulle cose che si hanno, nel senso che le si possiede, ma che non si possono vendere nella forma in cui le abbiamo. Penso all'artigianato o all'essere superdotati. Alla fine si tratta di due cose non dissimili.
Nella vita mi è già capitato di trovare per caso delle cose note in maniera cosi' diretta e cosi' limpida da lasciarmi interdetto.
In coreano l'equivalente alla schadenfreude si riferisce al profumo dell'olio di sesamo, considerato molto piacevole, mentre in giappone il riferimento è rivolto al miele. Mi piace questo approccio orientale, l'idea che il piacere generato da una disgrazia sia qualcosa di veramente sensoriale, di tangibile, come se il miele e l'olio di sesamo sgorgassero davvero dalla ferita infetta che affligge quel poveraccio.
Tuttavia credo che il nostro "godo come un riccio" resti tra le migliori, anche se forse qui il concetto si allontana. Eppure si affina, si assottiglia, perchè i ricci pungono chi sta alle loro spalle, come a dire che alla fine puniscono sempre chi trama e ordisce contro di loro. Ma se l'atto sessuale animale si compie...diciamo "in fila" ed i ricci possono, stando in fila, causare molto, moltissimo dolore ciò significa che in realtà l'espressione "godo come un riccio" nasconde un piacere amaro. Una sorta di suicidio, di mossa finale alla Sirio il Dragone: un sacrificio accettabile per ottenere la vittoria.
Meglio cosi', il dolore ripartito tra le parti mi pare un concetto più accettabile. Ma anche questo è terribile: significa che preferisco che vada uniformemente male a tutti piuttosto che malissimo ad uno soltanto.
Allora i casi sono due: o sono depresso o sono un democratico.

giovedì, novembre 05, 2009

i titoli dei miei post non c'entrano mai niente con quello che scrivo dopo (dedicato a via nizza)

Stavamo aspettando che il sugo fosse pronto o che la pasta cuocesse, una delle due. Non ricordo battiti di mani ma se vi sentite coinvolti potete applaudire, e dire la vostra, e aggiungere altro cumino nel sugo, fa lo stesso...più o meno. Io sono logorroico e stavo cianciando qualcuna delle mie facezie quando una di quelle cose mi è uscita fuori dalla testa: un'idea.
I buoni vincono sempre. I cattivi mai, e se per caso questo dovesse succedere, si tratterebbe soltanto di un espediente narrativo escogitato per mostrare caratteri e situazioni altrimenti invisibili. Il mondo agognato dall'antagonista resterà sempre un luogo utopistico, un punto di fuga verso cui tendono le sue rapine in banca e le minacce all'ordine pubblico. Diventiamo supereroi e subito ci tocca fare la nostra scelta: eroe o cattivo? Siamo pragmatici: guardiamo le statistiche. Se saremo dei buoni, ci aspetta una lunga sequela di scontri, di pugnette mentali, di riflessioni sui nostri doveri e sulle nostre responsabilità. Sarà quel che sarà, soffriremo e soffriremo ancora, ma vinceremo, alla fine vinceremo sempre. Bello, ma non positivo, non felice e non consolante. Manterremo lo status quo, respingeremo le cosine maligne di chi, al contrario di noi, ha scelto di battersi per un' idea. Un idea megalomane, caotica, disorientante e catastrofica nei confronti di tutte quelle maggioranze che soffriranno per vedere soddisfatti i vari progetti tra cui ricordiamo governare il mondo, conquistare l'universo eccetera eccetera.
Ambizioni. Si tratta di ambizioni, di voglia di sbattere dolorosamente la faccia contro un muro di clichè secondo cui chi sta bene vuole continuare a stare bene e che per farlo istituisce dei canoni, delle filosofie di pensiero protezioniste volte alla difesa di un "più debole" già perfettamente integrato nella maggioranza e non bisognoso della protezione di nessuno. Gli eroi non migliorano il mondo purtroppo, lo mantengono cosi' com'è: vivo fino a data da destinarsi. Quelli dei fumetti, quelli della narrativa e del cinema non sono Antagonisti ma Cattivi, nati con idee cattive nel senso di inconcludenti, con parodie di idee. Sono pupazzi di antieroi lacunosi ma forti solo per mettere in crisi l'eroe e non il mondo che difende. Ci vorrebbero eroi con idee riformiste, sconvolgenti e malvagie nel senso di perverse rispetto al pensiero comune, di turpi in quanto rivolte a fare il bene per qualcuno di diverso dalla maggioranza. L'Antagonista a cui penso non vuole conquistare il mondo e restare cattivo, ma vuole diventarne a sua volta l'eroe. L'Antagonista che immagino non ha idee che semplicemente ledono al "bene comune" ma che ne sono diametralmente opposte, che appartengono ad una sfera di pensiero inaccessibile a chi si trova dall'altra parte della barricata. Ma sarebbe una lotta tra buoni, una storia verbosa, che non permetterebbe di identificarsi in nessuno, che non permetterebbe di estrarne dei modelli educativi validi come il rispetto per la vita eccetera eccetera. Mi pare lo dica anche Proust: il malvagio assume un comportamento tale mentre nel suo cuore immagina, facendo quello che sta facendo, di punire egli stesso un malvagio. Ma allora che cosa otterremmo, con questi sofismi? Dove andrebbero a finire le furie inconcludenti di un villain come si deve, dove potremmo leggere di scontri apocalittici, di regni spezzati dal tradimento, di grandi poteri e di grandi responsabilità? Non meritiamo una vita contemplativa: un uomo non vive di solo pane. C'è spazio per il divertimento, c'è spazio in abbondanza.