giovedì, dicembre 21, 2017

Il cantico delle congetture


Divergono lentamente, accompagnando la deriva con grandi cenni delle braccia.
Si salutano.
Ci sono delle creature a quattro zampe che li seguono incerti, incapaci di comprendere la separazione fino a che non si sarà realizzata. Allora, sarà tutto ciò che possono conoscere: vera.
Molte culture hanno identificato Sirio col cane. Una secondo sole, solo meno vicino.

Il mercante si gira per richiamare il suo compagno: né fischi né parole, soltanto lo sguardo teso come una corda nello spazio siderale. Si stira, emettendo getti di plasma invisibile, scacciando le pulci e la cattiva sorte. Rotolandosi nella polvere, vecchia amica.

Che c'è, non vieni? Il mercante ricorda spesso la filastrocca secondo cui ai cani fu insegnata la canzone con cui venne creato il mondo. I cani, potendo conoscere solo la verità, l'avevano presto dimenticata. Quindi oggi ne usano solo brandelli, ciascuno quello che conosce. Quando incontrano un altro cane declamano la loro versione: se coincidono, la ripetono fino alla stanchezza. Se no, cercano di correggersi l'un l'altro fino allo sfinimento. Per questo i cani abbaiano.

Il mercante guarda dentro la sua bisaccia: c'è pane per tre giorni ed acqua per due. È la luce di Sirio ad illuminarne i contorni, a definirne l'essenza.

La coppa continua a riempirsi e presto il contenuto straborda: il cane non sa cosa contenga, ma raccoglie ogni goccia.

sabato, dicembre 16, 2017

Una carenza in un pugno ✊


Torna da me, anzi: ritorna.
Tanto mi sei mancato pugno mio, anzi: frattanto mi sei mancato. Non sei mai stato bravo ad andare a segno, ti chiamavano il fulmine sull'autobus.
Vi ho mai parlato della gabbia di Faraday?

Sono storie che interessano ormai solo ai complottisti, con i loro forni a microonde e i loro cappelli di alluminio.

Come sempre, ci ritroviamo d'un tratto nel punto di fuga di ogni testo non professionale: la cloaca del pensiero. Tutto è molle, informe, di vaga forma ruffiana e di certo contenuto pietoso. Di cos'altro possono sapere queste parole, se non dello stesso sapore che hanno gli altri prodotti di scarto del mio corpo?

Di recente mi sono reso conto che il vero colore del tramonto è il rosa. Prima odiavo il cioccolato al latte, ora lo adoro. Ci sarebbe da fare una riflessione sul fatto che la standardizzazione dei prodotti possa portare a derive delle sensazioni che gli stessi ci suscitano. Venderemmo sicuramente più latte di soia, se solo il vecchio latte facesse un po' più schifo. Chi potrebbe accorgersene?
Soltanto gli uomini che abitano sulla luna: quei barbari che non hanno mai contemplato un tramonto, foss'anche uno arancione. La luna, essendo fatta di formaggio, costituisce infatti un benchmark fondamentale per la definizione della qualità del latte, come lo sono i topi per lo stato di salute dei denti. Pensandoci bene, dovremmo regolamentare il divieto di portare topi sulla luna, al fine di preservare il satellite ed evitare costose perizie odontoiatriche.

È inutile aspettare di avere buoni pensieri per scriverli: dobbiamo affrontare innumerevoli prove di Cooper per sudare tutti i nostri congiuntivi sbagliati, tutti i nostri anglicismi e tutte le consecutio senza né kamut né Conan.

venerdì, ottobre 06, 2017

Vostradamus


Era sempre stat* affascinat* dalle grandi band degli anni 20 e 30. La sua infatuazione era tale da fargli omettere immancabilmente il secolo a cui si riferiva. Come biasimarl*? Praticamente solo il novecento è esistito davvero.

Trovava ogni appiglio per parlare di quella roba. Ogni tanto, senza apparente motivo, accennava le battute iniziali di Night and day o di Beguin the beguine facendo degli strani cenni con la testa. Il suo era un pessimo inglese, ma non faticava ad ammetterlo. Era davvero la sua ossessione, come dissero quella sera di mezza estate, l'anno del tramonto: una brutta storia, che nessuno aveva ancora dimenticato.

Si vedevano di rado, salutandosi con la fretta di chi sà che una bella stretta di mano lascia trapelare più segreti di un diario gelosamente custodito. Dei segreti, davvero, non avrebbe saputo proprio cosa farsene. Cosa se ne fa di un segreto un* che vede il futuro?

A dire il vero, aveva sempre detto di vedere solo il futuro dei sogni. Per tutti gli altri non era una differenza da tenere tanto in considerazione. Il tempo passava ed insieme stavano diventando vecchi, come libri solo sfogliati da qualcuno che ammazza il tempo aspettando il treno. Quanti erano? Quanti erano stati?
Non vecchi, maturi. Poi ridevano e così la vita andava avanti ancora un po', a spinte.


martedì, settembre 19, 2017

A quattro piazze



La banda continua a suonare, mentre la chiglia si impunta nel mare e le eliche svettano nel cielo notturno, di fronte alle scialuppe di salvataggio della prima classe stracolme di occhi estasiati.

Che spettacolo.

I giubbotti di salvataggio sfilano sul pelo dell'acqua, seguendo coreografie lente e confuse, trascinando con sé i corpi immobili della terza classe.

Che spettacolo.

L'iceberg lascia languidamente la scena come un amante soddisfatto, mentre coppie di facoltosi vivono in prima persona la vicenda di Jack e Rose, se mai sono esistiti.

Che spettacolo, pensa Stan, mentre un'esplosione scuote la scena, aumentandone il ritmo, ricordando ai "superstiti" l'ineluttabilità del destino.
Che spettacolo, nonostante siano degli altoparlanti a trasmettere l'ultimo valzer di bordo invece di una vera orchestra.
Che spettacolo, benché non si sappia con certezza quali siano i manichini, quali le comparse, quali i morti veri e propri, se ce ne sono.
Che spettacolo, anche se la scena è tanto illuminata da far quasi dimenticare la vastità della notte atlantica.

Stan sorride ai suoi compagni di naufragio: è stato un bellissimo disastro a cui seguirà un ancor più fantastico approdo sull'isola vulcanica in cui favolose creature indigene attenteranno alla loro vita.

Che spettacolo la Storia; che storia lo Spettacolo.

martedì, agosto 29, 2017

Collegato dentro


Tefario segue il maniscalco nell'oscurità, incespicando.
Guarda con apprensione le colline, arse dalla sete ma inondate di luce lunare.
Il maniscalco preme con forza uno, due, tre mattoni: con circospezione, si introducono nel cunicolo che si apre di fronte ai loro occhi.
Mentre si richiude, Tefario guarda meravigliato il muro: non una singola fuga lascerebbe supporre che il movimento sia merito di un intricato ma comprensibile avvolgersi di cavi, tubi e ingranaggi. Era tutto molto più facile quando la magia dava corpo ai misteri.

La prima sala è piena di fumo: ci sono Honius lo stalliere ed il maresciallo Perla. Parlano dell'ipervia settentrionale, un lavoro a cui lo stalliere ha dato il suo contributo, prima di raggiungere lo Scenario Abazia in rovina.
Nella seconda sala ci sono la vedova Kippers ed il ciambellano. Questi lo saluta con grandi cenni della mano: si autodefinisce un filantropo. È stato lui a pagare per l'Attinenza di Tefario, cosicché potesse avere una visione più serena del mondo e smettere così di preoccuparsi per il raccolto. Lo stomaco di Tefario si contorce, ricordandogli quanto poco gradevole gli appaia adesso la filantropia del ciambellano. La vedova Kippers non è davvero una vedova ma Tefario rifiuta, per il momento, di approfondire le ragioni per cui il signor Kippers non dovrebbe essere morto: aveva persino partecipato al suo funerale.

Il maniscalco intanto è arrivato alla quinta sala: Tefario lo trova seduto su un divano con una donna dalla strana acconciatura. Parlano tra loro a bassa voce, guardando uno sceneggiato in televisione. Ci sono altri divani nella sala, occupati da altrettante coppiette: tutti parlano piano e molto lentamente, come ipnotizzati dalla luce soffusa.

"Osserva la bene Tefario, quella è la Controbadessa. Dicono che lo Scenario fu istituito dal padre apposta per lei. Nulla accade che la Controbadessa non voglia!"
Tefario osserva la donna sul divano, ripensando alla sua giovinezza: troppo povera per censirlo, per permettergli un'istruzione, per levargli la zappa dalle mani, per dargli una visione del mondo comprensiva dell'Attinenza. Ancora oggi, a due mesi dalla rivelazione, fatica a capirne la portata.

Perché esiste ancora il lavoro manuale e la fatica sotto al sole, in un mondo in cui muri segreti si muovono da soli? Gli sembra di vedere il maniscalco sorridere, ma è una suggestione indotta dalle luci della televisione. Tefario raccoglie un bicchiere che qualcuno gli sta porgendo: la Controbadessa non ha comunque il potere di far piovere.


giovedì, agosto 24, 2017

Un meme di me


Eccolo laggiù, in fondo al corridoio. Sta leggendo un foglio, attento. E' un uomo alto e vigoroso, suo padre. Ricorda che qualcuno, quando era bambina, era solito descriverlo come un'uomo d'altri tempi. Probabilmente si tratta della perizia psicologica che la scuola ha inviato a tutti i genitori, dopo aver finalmente introdotto i loro figli all'Attinenza, in seguito ad una gita propedeutica di due settimane.

La vede, abbassando le braccia per allargarle subito dopo; esclamando: "la mia bambina!".
Sorride piegando il foglio in quattro e riponendolo nella tasca posteriore dei pantaloni prima di abbracciarla. Candidi pantaloni di quest'altra epoca, che si piegano mentre raccoglie la sua valigia.
Fatica a trovare altre parole, ma neanche lei sa bene cosa dire.
"Quindi è andata bene?" azzarda mentre escono dalla scuola, diretti verso la New Yorker blu nuova fiammante.
Lui scoppia in una risata fragorosa: "Dovresti dirmelo tu piccola: come ti senti? Il tuo mondo è sottosopra?"
"Abbastanza...è tutto molto...normale, in realtà".
Annuisce, mentre le tiene aperta la portiera.
"Capisco benissimo! Provai la stessa cosa, alla tua età. Che ricordi!"
Amanda si tira la cintura sul petto, incerta. Vorrebbe fare una battuta, chiedere se anche quando lui aveva la sua età fosse il 1955, ma si accorge che lo scherzo sortirebbe l'effetto opposto. Lasciano il parcheggio della scuola con un frusciare di gomme sulle foglie secche.

Si domanda se la psicologa abbia capito che sapeva già tutto dell'Attinenza, degli Scenari, dei mille mondi paralleli inventati dall'uomo per giustificare nuove forme di crescita e di consumo. A giudicare dalla conversazione in corso, si direbbe di no: il padre di Amanda parla e guida sereno, come sempre, sporgendosi premurosamente ad ogni incrocio sul sedile per esaminare il traffico in arrivo.
Praticamente, tutti i ragazzi giusti a scuola sapevano dell'Attinenza da tempo.
Suzanne, una sua compagna di classe, le aveva mostrato tutto su un tablet l'estate prima. Aveva accettato con calma e naturalezza ogni sorpresa, tablet compreso. Durante la spiegazione finale, la mattina, si era resa conto che "gli adulti" fossero molto, troppo preoccupati delle conseguenze di quelle rivelazioni. Certo, il loro Scenario era particolarmente chiuso e protettivo, ma le sembravano comunque inutili premure. Parevano essere parte di una formalità, come attori di una recita, ossequiosi officianti di un rito dimenticato e mai completamente compreso.

Con queste novità, nonostante le persistenti incertezze, molte stranezze e molti concetti nebulosi della vita di tutti i giorni avevano finalmente trovato un significato nuovo e adatto a tutto. O meglio, una conferma in cui aveva - da sempre - segretamente ed inconsapevolmente sperato: il mondo che abitava non era veramente reale. Aveva comunque scelto di non parlarne, specialmente con suo padre, lasciandosi cullare dal morbido scorrere del tempo del suo universo di vicinato. Ora, compiuto il rito di passaggio, non c'era più bisogno di tacere, eppure le parole faticavano ad uscire.
Apparentemente, esistevano Scenari con approcci più aperti e meno attenti alla possibilità che un ragazzo potesse restare turbato, confondendo la realtà con la fantasia: avrebbe voluto visitarli, oppure no? Avrebbe avuto un altro anno per ragionare sul da farsi ed affacciarsi al nuovo mondo reale, nato stancamente ai confini di quelle vie così familiari, portandola a diventare grande due volte.

"Andiamo a mangiare la pizza, d'accordo?"
L'automobile svolta per imboccare Happy Days Drive.

giovedì, agosto 10, 2017

Un grammo in un istante


La dottoressa si sistema la gonna con un gesto fluido, come un colpo di falce.
Non ci sono spighe o rovi o piante sul suo tragitto, solo pieghe da ravvivare.
L'uomo alto si schiarisce la voce, ma è lei a parlare:

"Sa perché si trova qui?"
L'uomo alto annuisce e la donna scarabocchia malamente "non verbale" sul taccuino elettronico; le lettere si raddrizzano da sole, digitalizzandosi, per richiamare con il loro significato vecchie diagnosi e nuove medicine.
"Stress post-traumatico da mancanza di Attinenza. Le è già capitato in passato?"
Sanno entrambi che la risposta è "no": l'uomo alto si limita ad un cenno di diniego con la testa.
"Ha mai valutato la possibilità di acquistare l'opzione Attinenza partecipando ad uno Scenario più in linea con le sue disponibilità economiche?"
La risposta è un flebile "sì": la dottoressa, in questo momento, non reputa necessario approfondire la facce da.

"Mi parli di lei: dove è cresciuto?"
"Smallville, Scenario Uomo d'Acciaio. Mio padre era un perito agrario, abitavamo in una grande casa tra i campi."
"Conosco lo Scenario: Aliphotes Mirinakis è stato un grande uomo ed un grande filantropo."
L'uomo alto annuisce debolmente: "Per noi era solamente il Signor Kent."
Il taccuino elettronico si riempe rapidamente di nuove considerazioni, di appunti, di rimandi a possibili approfondimenti che digerirà con tutta calma nei giorni a venire.
"Mi descriva l'episodio, l'evento per cui si è generato lo stress."
"Posso cominciare da dove voglio?"
"Da dove vuole."

"Avevamo appena cominciato l'assalto al castello del Principe Lucertola e sono stato colpito. Mi hanno subito evacuato con un trasferimento sub-orbitale ed ho perso conoscenza. Ricordo di aver visto la curva della terra dall'oblò."
"E quella, per lei, era veramente la terra?"
L'uomo alto esita, tenendo le labbra semichiuse.
"Non importa, vada avanti."
Deglutisce.
"Tornato alla base, ho deciso di perdere tempo con qualcosa di secondario. Gli assalti ti danno una scarica di adrenalina e portano tanti soldi, ma non si può fare solo quello. E poi, l'ultimo assalto mi aveva lasciato un po' frastornato. Così ho trovato un lavoro di consegna ed un passaggio su un vascello Coroniano. I Coroniani sono il popolo cuscinetto dello Scenario: mercenari, trafficanti. Offrono diversivi."
"Così si è imbarcato sulla...Blue Erdbeben, giusto?"

I propulsori ronzano nell'oscurità della notte, spingendo la nave tra strati di aria rarefatta.
La Blue Erdbeben è un vascello di media taglia, una dimensione che si percepisce anche da dentro la sua cuccetta. La prostituta Coroniana sdraiata al suo fianco lo guarda stringendo gli occhi nell'oscurità.
Le chiede di parlare del suo paese, del suo pianeta. Lei comincia a raccontare, mentre annaspando tra le sue parole, cerca qualcosa a cui avvinghiarsi per non pensare al resto delle sensazioni che bussano incessantemente alle porte della sua mente.
Per la prima volta, dopo anni di assuefazione, ritorna con i ricordi alla spiegazione che da bambino gli avevano dato della realtà, della società, prima che l'Attinenza al mondo reale diventasse la stessa degli adulti: un lusso da pagare con il frutto del lavoro.
Non ci sono più propulsori nell'oscurità interplanetaria, ma altoparlanti dentro ad un grande capannone senza forma, che danno voce al toro meccanico che scuote la sua e chissà quante altre cuccette. Un messaggio chiaro e preciso rimbalza nella sua coscienza: la Blue Erdbeben non esiste. Si trova all'interno di una cosa che non esiste. Cerca disperatamente un oblò: fuori, lo ammirano uno stuolo di stelle fasulle, di nubi disegnate, di continenti in scala.
La prostituta Coroniana lo fissa, attenta e dubbiosa.

"Tu hai combattuto troppo a lungo, mio signore. L'oppressione del Principe Lucertola è entrata nel tuo spirito, impregnando ogni cosa. Per guarire dovresti ridurre il cuore ad un punto, un punto che permetta soltanto a ciò che è essenziale di rimanere. Ma attento: non si vive con un simile cuore; accetta l'accatastarsi delle cose. Le cose buone e le cose cattive si impilano l'una sull'altra: mischiandosi, confondendosi. Noi Coroniani abbiamo un detto: non si piange da morti."
L'uomo alto la guarda, incerto se crederle, se credere a ciò a cui lei crede, se credere al fatto che creda in ciò che gli sta dicendo.
Sembra davvero che la finzione di un mondo si sia mischiata con la realtà di un'altro.

La dottoressa si sistema ancora la gonna, lentamente.
"Lei sa cosa fosse, la prepromozione?"

martedì, agosto 08, 2017

Un tubo di te


Imbraccia la carabina sicuro, senza la minima esitazione: il cervo continua a mostrargli il fianco, incurante e placido come quello stesso pomeriggio d'estate.
Lo sparo è vicino, talmente vicino da sembrargli già accaduto e passato; ogni muscolo si raccorda all'indice, un fulmine deciso a svolgere la sua parte di destino. L'acqua: le sue allenate orecchie da elfo raccolgono immediatamente l'informazione che qualcuno stia per approdare alla spiaggia. È la canoa che stava aspettando, ma nel tempo di quel solo pensiero il cervo si tuffa nel fitto del bosco e scompare.

"Hai spaventato la nostra cena"
"Non mi sembra che questi pesci abbiano l'aria molto preoccupata!"
L'umano sorride, sbottonandosi l'uniforme con una mano e alzando tre salmoni nell'altra. Si abbracciano, contenti di rivedersi ancora una volta.
In poco tempo, un fuoco di bivacco illumina la punta della penisola con crepitante serenità.

"Spero tu abbia pagato la tua quota per l'Attinenza questa volta, che novità porti da sud?"
Ride, gettando altra legna tra le fiamme.
"Stanno costruendo un'altra ipervia, per raggiungere il nord. Ci sono voci discordanti: qualcuno dice che quest'anno il Laboratorio di Papà Natale cambierà location, ma metterlo così vicino al nostro Scenario sarebbe una follia. Le altre voci parlano dell'Atto Terzo de I Confederati degli Anelli. Dolendil ha assicurato che lo schiavismo finirà al solstizio, ma la verità è che non ci sono anticipazioni concrete di nuovi aggiornamenti."
"Si parla di sciogliere lo Scenario?"
Annuisce gravemente, masticando un boccone troppo grande.
L'elfo guarda lontano, cercando di non pensare al fastidio che il fumo porta ai suoi occhi, già irritati dalle lenti a contatto. Non possono esistere elfi con gli occhi marroni.

"Non sarei pronto ad uno scioglimento; mi piace qui."
"Ti sei rifugiato in questo angolo di paradiso, ma alla Città Bianca le cose non vanno altrettanto bene. C'è il sospetto che la direzione dello Scenario sia stata commissariata e che ci siano dei contenziosi per alcune contravvenzioni al PEQ."
L'elfo sbuffa, sfogliando un pamphlet degli orchi nordisti.
"Burocrazia: gli Scenari sono stati creati per scappare da questo genere di cose, non per cascarci dentro. Finiranno le chiacchiere, arriverà l'Atto Terzo e vedremo la conclusione di questa grande saga. Lo sai che I Confederati degli Anelli è il più grande Scenario per estensione? L'unico in cui oltre il novanta per cento dei partecipanti parli correntemente la lingua tematica ed il più longevo della sua Iterazione."
L'altro punzecchia il salmone rimasto sul fuoco con la punta della sciabola, saggiandone la cottura.
"Dici così ma stai distante cinquanta leghe dall'avamposto più vicino e parli soltanto con me, quando capita, una volta al mese. Volendo dirla tutta non contribuisci neanche troppo attivamente al successo di questa roba: le tue sono solo parole mentre ti godi la vista. Faresti meglio a pensare a dove andare quando chiuderà la baracca."
"Ah, ma io ci penso: ci penso molto spesso. Proprio ieri ho raggiunto i cento milioni di crediti..."

venerdì, agosto 04, 2017

Il cinguettio che accoltella


Quando l'ascensore arriva al quattordicesimo piano si sente il calore farsi più opprimente.
Le ghiandole si gonfiano spasmodiche, richiamando altri liquidi alle ascelle.
La prepromozione è un ricordo lontano, qualcosa di appartenente ad un benessere dimenticato, di cui non si riescono più a tracciare i contorni. Nonostante l'appagazione data dalla pre-soddisfazione dei bisogni, i nostri corpi hanno continuato comunque ad anelare nuove forme di vita, nuovi metodi di realizzazione. 
Da tempo ormai, il reale non è più sufficiente e l'immaginario si è troppo perfezionato per essere vero.
L'aria è densa di odore di focaccia alla cipolla.

"Congratulazioni! 
Sei stato selezionato per l'Iterazione #1000390810.

Lo Scenario sviluppato per Te, Stormy blessing, prevede la tua partecipazione come atletico brigante letterato [vedere video-allegato A] di una distopica società pre-industriale [1] ispirata ai romanzi di Jane Austen [2].
La durata dello Scenario è stimata in 150 giorni, con possibilità di proroga fino al triplo della durata [3].
Questo Scenario non accetta cheat-codes [3.1], negazionismo post-prepromozionale [4] e riferimenti all'Attinenza. 
Proseguendo nella lettura acconsenti al rispetto dei vincoli dello Scenario, pena l'espulsione e la perdita di tutti i crediti accumulati nel periodo.
L'attinenza allo Scenario prevede 150 crediti/giorno, con bonus per: coerenza [1-bis], patriottismo, trasporto sentimentale [5]. Il valore in crediti dei bonus è pesato in funzione dei KPI dello Scenario [1, video-allegato C].

Potrai accedere in qualsiasi momento a questa comunicazione ed al manuale dello Scenario cliccando QUI.
Questo Scenario e l'Iterazione che lo prevede sono parte del PEQ: in quanto tale, i prodotti ed i proventi dell'economia interna allo Scenario saranno utilizzati a vantaggio della società, per la creazione di nuovi Scenari e nell'interesse del genere umano secondo l'accordo interculturale D.Co.P.P.99.

Il tuo ruolo, atletico brigante letterato, prevede le seguenti opzioni: 
  • ateismo critico: 15 crediti/settimana;
  • immunità allo scorbuto: 1300 crediti una tantum;
  • autocoscienza: 20 crediti/giorno;
  • pseudo-Attinenza: 1500 crediti.
Attenzione [3.2], le opzioni non saranno più disponibili a Scenario iniziato.
CLICCA QUI se intendi partecipare a Stormy blessing oppure prosegui per consultare gli altri Scenari a tua disposizione per la presente Iterazione.

Ti ricordiamo che, per accedere alle funzionalità di creazione del Tuo Scenario, sono necessari ancora 99.500.000 crediti."

Ascolto i cavalli robot nitrire in lontananza mentre il vento scompiglia i miei lunghi capelli unti da brigante. Domani arriverà una tempesta: oltre le montagne, altri Scenari stanno confezionando fulmini artificiali per il nostro diletto e la nostra frustrazione. La valle sotto di me brulica di pensieri e persone, che sciamano meticolosi e guardinghi da un capannone all'altro. Stanno lavorando al contempo per il successo di due nazioni, di due gruppi sociali, di due verità inscatolate l'una nell'altra: nel gioco dello Scenario, la vita vissuta e quella al di fuori di essa si mescolano senza mischiarsi.

venerdì, giugno 16, 2017

con leggero ritardo


Soltanto in due luoghi si può definire arbitrariamente un significato diverso dall'essenza: l'arte ed il gioco.

Non è un caso, quindi, che il tangram sia spesso considerato un gioco. La descrizione e l'interpretazione della realtà sono attività umane che illuminano la nostra schizofrenia tra il mondo vissuto e quello percepito. Intravedo la ragione di questa dissociazione nella nostra grande ed affinata capacità di interagire con gli altri. Probabilmente, due cani si scambiano soltanto incontrovertibili verità, anche se all'occorrenza possono dubitare della loro grandezza o della loro esistenza. Ma si tratta sempre di dubbi interni, personali, che si infrangono di fronte alle ondate dei fatti.

Siamo l'animale che ride del doppio senso, che costruisce universi di fantasia, che crede a ciò che crede. Ma perché siamo così? Perché dobbiamo difendere la nostra libertà da quella degli altri, anche se possiamo percepirla?

L'illusione ottica del coniglio che è anche un papero, anche se è soltanto un pezzo di carta con una certa forma. Il cigno sveglio ed il cigno addormentato, costruiti con gli stessi elementi del tangram. Non è un caso, forse, che prima della morte più importante della cultura occidentale, dei soldati si giocassero ai dadi una veste stracciata. 

Il gioco, così come l'arte che rappresenta la scena senza essere la scena - e che può quindi permettersi di utilizzare vestiti di un altro periodo storico e paesaggi di un altro luogo, senza per questo negare o distorcere la realtà - è la rappresentazione della possibilità, intesa come intenzione, di modificare la realtà. 
E' una promessa, una promessa ripetuta a noi stessi, una promessa per accordarci tra noi e forse, un giorno, sovvertire la seria immutabilità del reale.

giovedì, maggio 25, 2017

Terzo tempo


Vieni qui spesso?
Le suole si appiccicano al pavimento, ma il ritmo le stacca facilmente.
Mi piace come balli, mi piace come ti muovi.
Vieni spesso a visitare questo corpo? Credi sia veramente esistito qualcosa prima di te? Io non credo che il mondo continui ad esistere mentre dormo, eppure mi chiedo ancora: "come sta Annie?".
Credo esistano i mondi che sogno, le frange di futuro che attraverso nel mio incespicare sonnambulo, come perline di una gastronomia.
Assaggio una cucchiaiata di insalata russa, mentre il crescendo mi lambisce le caviglie immerse nella sabbia.
Me ne dai un sorso?
Prima, prima di questa sera, c'erano dei bambini sulla spiaggia che facevano castelli di ipotesi, usando eventi futuri e passati come innocui mattoncini.
Il bordo del bicchiere, il grande mare salato, la piccola rotonda sul male, gli inconcludenti elenchi con cui la nostra vita lineare cerca di descrivere quell'altra.
Sì, perché esiste anche una vita non lineare. Una vita in cui siamo già morti, già tristi e già ricchi come siamo stati e come saremo. Una vita di sogno, sospesa tra la premonizione e il dubbio.
Che ore si sono fatte? Lo scorrere del tempo non è meno arbitrario di un fuso orario.