lunedì, novembre 30, 2015

Con due mezzi deca

"Dovrebbe esserci una caffettiera, guarda sopra al lavandino"
Gli altri entrarono dietro di loro, caracollando sotto al peso dei bagagli.
"Non c'è fuoco, vado ad attaccare la bombola nuova. I miei dovrebbero averne lasciata una dall'estate scorsa."
Posate le borse termiche, uscì per fumare una sigaretta, ma sull'uscio gli furono consegnati altri pacchi da portare in cucina.
"Lascia perdere: i furgoni sono vuoti."
Finalmente poté innescare l'accendino sotto alla tettoia: la nebbia del mattino impediva di vedere la cima, ma facendo attenzione si poteva sentire la cascata dietro alla casa, attutita dalla sospensione di attesa per l'inizio del giorno.
"Noi cominciamo a mettere in ordine, gli altri dovrebbero essere qui per mezzogiorno. Vuoi iniziare a pelare le patate?"
"Senti, non è che potresti imprestarmi il tuo accendino? A questo punto, credo che il problema sia mio."
L'accendino volò dalla tettoia alle mani di...come aveva detto di chiamarsi?
I coltelli si irrigidirono sotto al gelo dell'acqua montana: sembravano arrivati direttamente dalla fucina di un fabbro glaciale.
Tutti continuavano ad entrare ed uscire dalle stanze, dandogli un senso di vertigine: sembrava che le gite di anni passati e futuri si fondessero, mettendo in contatto persone mai viste, vestiti fuori moda e nuovi modi di dire.
"Di chi è questo cane?" Nessuno rispose e così, per qualche minuto, ci furono soltanto carezze e guaiti. Il collare coperto dai graffi e dal fango, lasciava scoperta solo qualche lettera. Alzò il muso attirato da un suono lontano e rimase fermo in quella posizione, alzando ed abbassando lentamente il largo velluto del torace sdraiato, prima di galoppare verso gli alberi e sparire tra le rocce.
"E' uno dei cani della casa che abbiamo passato, deve chiamarsi Tamburo o qualcosa di simile."

La casa ora quietava, mentre tutti completavano le loro attività. Con il diradarsi della nebbia, arrivò anche il caffè. Soffiando sulla tazza, Marco consultò il telefono e annunciò: "Sara e Alberto sono pariti da poco, arriveranno dopo pranzo."
"Oh no! Chi mangerà tutto il mio hummus adesso?"
Tutti risero fragorosamente, battendo i pugni contro il tavolo e ricordando la vecchia storia dei bigodini. Dalla porta semiaperta, si intuì che nell'altra stanza si parlava di politica e Giada la reputò una buona scusa per andare in camera e finire di mettere a posto le sue cose.
"Ho lasciato il portafogli in macchina, chi mi accompagna?"
Marco alzò lo sguardo: "Se è quello rosso, potrebbe averlo portato dentro Camilla, non abbiamo lasciato niente nelle auto."
La porta del bagno si aprì e si sentì che Giada chiedeva qualcosa: tutti tornarono a concentrarsi sui rispettivi caffè.
"Anche io devo ancora dare la mia quota, ma ho soltanto due da cinque."
Era un momento di grande tranquillità, in preparazione del giorno seguente.

Eppure, sapeva che qualcosa mancava. Qualcuno se ne era andato in quel momento in cui il sipario si apriva ed i nomi ancora non c'erano. Chi era ad essersi perso? Contò due volte le persone, i posti delle macchine. Dopo aver sbirciato fuori dalla finestra senza guardare veramente, uscì dalla porta sul retro. C'era un maglione che ormai esisteva solo nella sua memoria, perché nessuno lo stava indossando.Vide un'impronta nel fango, sul sentiero che portava al paese, ma sarebbe potuta essere di chiunque. Fece un paio di passi e vide che le impronte non continuavano. Anche la sensazione di star perdendo qualcosa, andava svanendosi. Aprì il telefono per appuntare una nota, ma uno stormo d'uccelli catturò la sua attenzione. Avevano un volo spigoloso e turbato, tutti insieme lì nel cielo, e la mente scherzosamente gli suggerì che fossero loro quelli che stava cercando. 

sabato, marzo 21, 2015

Settimo cerchio, parte prima

C'è stato un periodo in cui le città si svegliavano tardi e negli arei si poteva ancora fumare: Gelida non ricorda bene, ma confonde quello a cui il suo interlocutore si riferisce per non interrompere la musicale inflessione straniera delle sue parole.
Tutto procede come previsto: è una donna dal nome singolare ed ombroso, in carriera, il cui fisico perfetto è celato da un tailleur rosa di chanel, replica 1961.
Armand ride, raccogliendo il suo Seven and Seven dal bancone:
- ...tuttavia, non credo che Jacqueline Kennedy facesse pilates.
Lei sorride: è esattamente l'uomo di cui ha bisogno, uno che sappia distinguere un bicchiere per highball da un old fashioned, che pronunci correttamente "collier"; qualcuno che sappia stare al mondo.

Armand salda il conto mentre Gelida si specchia, notando quanto la porta delle toilettes assomigli alla sua. Possibile che si tratti della stessa? Troppi chilometri le separano, eppure...sopraggiunge il suo accompagnatore. In pochi minuti sono nelle rispettive camere, in capo ad una settimana sono di nuovo allo stesso tavolo, poi nello stesso letto; infine, dopo due mesi, nella stessa casa: Gelida ripensa alla porta con un brivido.

Passano due anni nell'est, prima che si decida a fare casualmente riferimento alla casa dei genitori, in Piemonte, dove la porta l'aspetta inquieta. Uno chalet moderno, anni '70, originariamente acquistato per le vacanze invernali e poi eletto a residenza ufficiale dopo il ritiro dalle scene della madre di Gelida. E' Natale, ed Armand non riesce ad anteporre i suoi impegni lavorativi al desiderio della compagna: rimarranno nello chalet da gennaio fino al disgelo.

- E questa, dove conduce?
Chiede Armand, sollevando lo stesso Seven and Seven di quando si sono conosciuti verso lo scuro legno della porta, mentre il clarinetto di Henghel Gualdi sembra di volerli condurre da un'altra parte.
- E' il vero motivo per cui sei qui, Armand: quella è una porta per l'Inferno. Devi aiutarmi a riportare mio fratello Giovanni da questa parte.

giovedì, gennaio 15, 2015

Sul perchè Dio fece l' uomo mortale (e anche la donna)


A Dio, qui c' è sta un problema:
lo serpentello mio che sta de sotto,
der lavorio de mano s' è stancato;

Amor che move il sole e l'altre stelle,
creatore! te chiedo,
famme 'n essere compagno.

fragore di acque
Adà, creatura mia, senti a papà:
l' assolo ben suonato
è mejo de 'n orchestra ar gran completo;

ma visto che te insisti
a dì che voi 'na donna,
te faccio sto regalo sciagurato.

fragore di acque
Adà, me sembri triste, ch' è successo?
Sò mesi che nun te vedo,
sei sempre appresso a quell' Eva che ti feci.

Oh Dio,
pe 'na bottarella
me so' fumato er paradiso.
Ma visto che oramai è mi moje,
famme 'na grazia, a te tutto è concesso:
l' immortalità mia buttala al cesso.

mercoledì, gennaio 07, 2015

L'oro Scopone

Madison Square Garden, New York, 2014 dicembre 31 .

Ricordo perfettamente il momento in cui diramarono l'allarme bomba.
Io rimasi sulla mia panchina a leggere il mio giornale - un tabloid comprato poco prima da un ragazzino di colore - mentre quelli con i lampeggianti arrivavano da tutte le parti, le bancarelle degli hot dogs chiudevano in fretta e furia, il disk jockey non smetteva di gridare frasi come "ILLUMINA! ILLUMINA! ILLUMINA!" o "Tenera è la notte".
O così sembrava. Da fuori sembrava che non avesse intenzione di smettere. Che non gliene fregasse niente di morire.

Ricordo di essermi chiesto chi avesse potuto fare la soffiata: forse uno steward all'interno che aveva notato qualcosa di sospetto?
Quindicimila persone in un solo posto la notte dell'ultimo dell'anno: ci sarà stato anche più di Qualcosa di sospetto.
Il ricordo delle sigarette del mio paese alzò una cortina di nostalgia insopportabile, così insopportabile che stavo per alzarmi e andarmene, ma mi feci forza e rimasi seduto, in attesa del momento.
Ora che è tutto finito, non mi sento di escludere che possano essere stati gli addetti alla sicurezza di quel duo olandese che mandava techno pesantemente.
Pesantemente significa che io la potessi sentire da fuori.
Dentro c'erano violentatori, padri di famiglia e zitelle, preti in borghese e borghesi violentati da altri preti e da altri padri di famiglia.
Cazzo era pieno di adolescenti.
Non avevo paura, fu la tensione a giocarmi un tiro mancino: vomitai gli spaghetti sulla pagina della cronaca locale.
Poi, ad un tratto, il rumore degli elicotteri e nient'altro.

TENERAAAAAAA E' LA NOTTEEEEEEEE.
Fare fuori quindicimila persone l'ultimo dell'anno al Madison Square Garden non è cosa da principianti.
Rigirai tra le mani gli unici fogli rimasti illesi dal conato: l'oroscopo di fine anno.
Le prime persone, i più fortunati o quelli che spingevano più forte, cominciarono ad uscire fuori dal palazzetto.
Palazzetto un cazzo: quello è uno stadio, non devo essere modesto. Ora posso dirlo.
Gridavano, gridavano, si divincolavano, ma le pale degli elicotteri gridavano più forte di loro.
Ricordo che alcuni scivolarono sulle bottiglie di birra e furono calpestati da altri.
Segno del Cotechino: "Un tenero 2015 per i nati sotto il segno del suino."
Cazzo, non mi davo pace. Tenera è la notte era una frase che avevo già sentito da qualche parte.

Pensai che quel ragazzino mi avesse venduto un giornaletto da sfigati liceali. Chissà quanti degli adolescenti dentro al Madison lo avevano letto prima dell'arrivo degli olandesi.
Insomma, me ne stavo sulla mia panchina a leggere l'oroscopo del mio giornale imbrattato di spaghetti pepperoni and pizza quando arrivarono i primi colpi di pistola - sparati in cielo - e gli artificieri si fecero largo tra la folla imbizzarrita.
Gli olandesi non smettevano: techno pesante, ILLUMINA!, pesante, pensante, pesante.
Il segno della Platessa, il mio preferito: "Un 2015 platinato da contessa". Cazzo, un genio l'autore: la combinazione platinato e contessa a formare la parola platessa non era cosa da principianti.
Dovevano essere in più di una persona. Sicuro.
Pensai che sarei dovuto entrare lì dentro a suggerire agli olandesi di mandare techno e urlare: PLATINATO! PLATINATO! PLATINATO!

Il fascio di luce di un elicottero mi rese cieco: era ora di andare.
Voi non avete idea di quanto faccia freddo, a New York, su una panchina, la notte dell'ultimo dell'anno.
PLATINATOOOOOOOOOOO
Adocchiai senza attenzione i segni del Fotografo, della Fotografa, del Predestinato, del Calabrone, del Diurno, del Piroga, della Montagna, delle Forbici, del Pentolone, , dell'Alternativa Estiva, del Rockerduck, dello Zio Peperone, di Deborah e le sue amiche (c'era scritto proprio così: Deborah e le sue amiche. E di seguito un numero di telefono), della Pentolaccia, del Deserto Rispettabile, del Dizionario di Tedesco, di Mac Turtle.
C'erano più segni che mesi dell'anno: se ora non fossi così morto lo comprerei più spesso quel feuilleton.
No, non avevo paura. Avevo solo freddo.
Mi alzai dalla panchina e lentamente sollevai i lembi del mio impermeabile mentre mi avvicinavo allo stadio: nessuno fece caso all'esplosivo.
Illuminata è la notte.