venerdì, febbraio 29, 2008

Memorie di un gentleman

Le mie memorie sono presto dette, poichè sono sempre stato un pragmatico.

Nacqui in una città piccola e ricca, ai piedi di colline piccole e grigie, perfettamente specchianti il grigio del cielo. I miei genitori si preoccuparono sin da principio che io ed i miei quattro fratelli, che saranno ormai vecchi e decrepiti almeno quanto me, ricevessimo un’istruzione superiore.

Il primo fratello si sottrasse giovanissimo a questi ardui studi e ben prima di terminare il liceo prese il mare con l’ambizioso progetto di sfondare nel cinema. In effetti, era un ambizioso.

Il secondo fratello progredi’ talmente spedito che si iscrisse all’università a soli quindici anni e la completò in tre mesi concludendo la tesi di laurea con l’ormai famosa frase “è stato bello, ma lo rifarei” (Ndr: da questa storica frase è stato tratto un libro edito da Sua signoria il nostro magnanimo editore, nonché fratello dell’autore, in 177 pagine e con raffinata rilegatura in pelle di struzzo su richiesta).

Il terzo fratello completò gli studi nei tempi prefissati e dopo cinque o sei tentativi infruttuosi in altrettante facoltà, si dedicò completamente all’autarchia, ritirandosi nella Groenlandia settentrionale per cacciare qualche raro esemplare di narvalo o qualcosa di simile.

Il quarto fratello aveva ed ha manie di grandezza ed intraprese con sommo successo la carriera dell’ editore, permettendomi tra l’altro di pubblicare queste mie memorie.

Per quanto mi riguarda, ho sempre vissuto di una cospicua rendita senza mai dover muovere un dito, dedicandomi con passione alla catalogazione dell’albero genealogico familiare ed alla ricerca dei più antichi manufatti appartenuti nel corso della storia alla mia nobile famiglia.

Ho vissuto nella buona educazione, nell’accortezza dei modi e nell’attenzione verso il gentil sesso: sarei pronto a rivivere la mia vita senza rimpianti.

sabato, febbraio 23, 2008

Memorie di un agente segreto

Ieri mi è arrivato un messaggino da mia figlia, diceva: "ciao!qui tutto bene: Tom ha ottenuto quel lavoro e abbiamo comprato una tv lcd per festeggiare!Tu come stai?baci".
Ieri pensavo che ciò che mi ha sempre reso un buon agente segreto fosse la famiglia e la prontezza nell'accettare un favore.
Rifiutare un favore insospettisce più di una Beretta 70 nel cassetto nel comodino: questo l'ho imparato a L'Havana.
Mentre oggi...oggi sono a Reykjavik e sono nei casini.
Cerco di riordinare le idee e sfruttando la tecnica di concentrazione che ho imparato nel Myanmar, chiudo gli occhi e vedo: un gallo cedrone, un intrigo internazionale, un agente segreto fatto di lsd, una tv lcd, una tv al plasma, un vulcano, una trasfusione di sangue.
Anche se non mi hanno tolto il cellulare non posso scrivere a mia figlia la verità, non posso chiedere alla sua bella famigliola di scomodarsi come per quella volta in Grecia: devo fare da solo.
Ho sessantotto anni e la verità è che non sono in grado di affrontare il fatto di non essere più un agente segreto.
La verità è che sono prigioniero in una camera d'albergo adibita ad ospedale nella casbah di Reykiavik, e devo cavarmela da solo.

martedì, febbraio 19, 2008

Memorie di un guardiano dello zoo

Prima di lavorarvi, non ero mai stato in uno zoo.
Per farvi corta una storia lunga e per fare un piacere più a me che a voi, non vi starò a spiegare di come tristemente vissi i primi diciotto anni della mia vita al di fuori di essa.
Si, vissi nel buio e nella completa solitudine, ma se continuassi ancora a parlare di questa spiacevole parentesi della mia vita, che considero essere stata sufficentemente lunga e felice, non rispetterei la promessa di farvi corta una storia lunga.
Lo zoo fu la mia gioia.
Il paese era piccolo, la gente mormorava, gli animali esotici erano tanti ed i visitatori pochi, io non sapevo niente del mondo ed il mondo sapeva tutto di me: ero nelle condizioni ideali per cacciarmi in un brutto guaio.
Passavo le mie giornate davanti alle gabbie, imparando affascinato dalle targhette i nomi di quelle strane cose.
Ammiravo il regale Tucano, con la sua criniera folta e sprezzante, con le splendide zanne bianche come la ghiaia dello zoo sotto il cielo settembrino.
Invidiavo l'altezza della Foca, delicata e misteriosa, con quel collo lungo tirato verso il cielo. Osservavo incuriosito la somiglianza tra l'Ornitorinco e l'essere umano, ridendo a volte della sua curiosità e dei suoi piedini prensili.
Un giorno la direttrice dello zoo, Agatha, mi fece chiamare nel suo ufficio.
"C'è un errore mio caro, un errore " fece una breve pausa, lo ricordo bene "di cui devi essere messo al corrente. Qui...tutti eravamo a conoscenza di questo errore e quindi...per noi era cosi' naturale che non ci siamo mai curati di informartene o di rimediare a questo grossolano...errore. Anche se forse ormai per te non farà differenza devi sapere che le
targhette dello zoo non sono abbinate al giusto animale. Qui dentro è tutto un casino." Agatha chiuse la bocca.Arrossi', aspettando la mia risposta.
Tutto ciò che riuscii a dire fu: "Questo è un bel problema..."
Per un attimo, Agatha sembrò assorta da qualche importantissimo, vitale pensiero, poi apri' bocca per dire: "...e poi...insomma non è l'unica cosa...devi sapere...ci sono...che anche le..le targhette del personale sono...come dire..sono...oh insomma ma facciamola breve: piacere, il mio nome è Ludovico!".
Da quel giorno non seppi più distinguere il dentro dal fuori delle gabbie.

domenica, febbraio 17, 2008

Memorie di uno smemorato

Mi svegliai nel tramonto della casbah, senza sapere chi fossi.
Anche senza conoscermi troppo, capii subito che non ero originario di quei luoghi.
Mi sentivo come un pesce fuor'acqua, come un long island tra due martini on the rocks.Rock the casbah: dovevo fuggire. Con la coda dell'occhio scorsi la coda di un gallo, forse di un gallo cedrone. Cocktail. Per un attimo realizzai di essermi svegliato dopo aver perso la memoria in un paese straniero: che fossi un agente segreto?
Sarebbe stato fichissimo: gli agenti segreti bevono sempre martini.

martedì, febbraio 12, 2008

Memorie di un tatuatore

Sono molto contento di incominciare questo ambizioso progetto, ma siccome non ho molti ricordi della mia infanzia mi perdonerete se incomincio da un punto preso a caso.

Compii dodici anni ed un piccolo incidente, adesso non riesco bene a ricordarmi di che tipo, mi provocò una cicatrice maestosa, che divise perfettamente a metà il mio volto, già simmetrico per conto suo. Scocciato dall'inconveniente, mi iscrissi al liceo classico, come gesto di ritorsione contro la vita stessa.
Tra le cartavetranti pareti del liceo regio, la regola dantesca del contrappasso mi diede l'ispirazione per trovare la mia professione: cosi' come la sorte aveva disegnato sul mio volto qualcosa che non avevo assolutamente richiesto, io avrei pitturato le carni snaturando l'opera iniziale di madre natura.Divenni tatuatore di uomini.
I dieci anni successivi furono un' orgia di sirene, ancore, teschi fiammeggianti e spade.
Poi, un bel giorno, anche se non ricordo proprio bene quale giorno fosse, venne la moda dell'avanguardismo, e la gente incominciò a cancellarsi tatuaggi che non aveva.
Disgustato, anche se non mi ricordo bene perchè, abbandonai la professione per dedicarmi ad altro.
Trovai lavoro come mangiafuoco, poi come schiavo in una copisteria ed infine approdai nel cantiere appena varato di un raccordo anulare. Lavorai giorno a notte come manovale, arrivando a chiamare per nome ogni singola colata di calcestruzzo e dormendo tra le bettoniere accese. Una sera al bar confidai il motivo del mio fervore costruttivo ad uno sconosciuto. Questi, sentendo che dedicavo anima e corpo alla costruzione di quel raccordo per dimenticare la mia esperienza di tatuatore fallito, ironizzò sul fatto che da tatuatore di uomini ero diventato tatuatore di mondi.
Ascoltando quelle parole, mi sovvenne alla mente l'immagine atavica di un uomo che orina nella neve: era stato il mondo a tatuare me.

lunedì, febbraio 11, 2008

L'OST - 1 Puntata: giorno del disastro

Appena Pirito rinvenne credette di avere di nuovo esagerato con i cartoni giapponesi porno la sera prima.
Poi ricordò tutto.
La gita,l'aereo,le cuffie viola sulle orecchie,un po' di relax con il suo ricercatissimo jazz coreano:perfetto per il riposino che si era prefissato di fare durante il volo.
Prima di socchiudere le palpebre ebbe ancora la voglia di pensare al pisello di Goku e a quanto sarebbe stato più bello se avessero deciso di passare la loro ultima gita in Giappone.
Poi di colpò si risvegliò,come se qualcuno gli stesse rubando l'aria,le orecchie che gli scoppiavano:l'aereo stava precipitando e loro con lui.
Pirito non ebbe il tempo di pensare a nulla,neanche il tempo di avere paura.Sarebbero caduti in mare,i loro corpi si sarebbero inabissati con la carcassa di quel vecchio trabiccolo Alitalia,e non sarebbero mai più stati ritrovati.
Il Mediterraneo è un mare cattivo.
Almeno tutto sarebbe finito in fretta,la pressione lo stava comprimendo fino ad ucciderlo.Il povero Pirito non desiderava altro che tutto quello finisse:e in quel momento l'aereo si spezzò in due.
La coda si separò dal resto del velivolo e cambiò direzione:fu allora che il povero Pirito svenne.
I suoi amati compagni di classe correvano da una parte all'altra,frenetici,qualcuno era ferito,qualcuno era svenuto come lui,ma non si era ancora ridestato.
Si passò fra le mani un po' della sabbia su cui giaceva,e poi un po' fra i capelli,rendendoli pieni di sorprese come piacevano a lui,poi guardò ancora l'aereo:era adagiato sul fondale vicino alla riva.Aveva deciso di non incendiarsi,di non schiantarsi sulla terraferma nè di inabissarsi portandoli giu con lui.Si era incagliato li',a metà strada:l'aereo aveva deciso di risparmiarli.
Mentre Pirito pensava,la loro professoressa di inglese spuntava fuori dall'aereo,il volto sfigurato,la pelle in brandelli,ma gli occhi ancora azzurri curiosi.
"Cazzo ma pure lei si è salvata?"-pensò il giovane- e,quello che fino ad un momento prima era l'aereoplano che li aveva salvati,decise di esplodere.
Prima che la vecchia riuscisse ad allontanarsi.
CONTINUA...

Memorie di un avanguardista

Sono sempre stato un avanguardista, anche adesso per esempio, sto già scrivendo la nona riga.
Nacqui in una famiglia benestante molto tempo prima che l'essere benestanti fosse di moda e diventai anche pelato prima di tutti gli altri.
All'età di diciannove anni andai all'accademia delle belle arti, ma anche questa volta la mia stessa avanguardistiezza (come in seguito, io stesso, la definii) mi anticipò: andai all'accademia, ma per insegnare. Anticipai alcune cose cosi' tanto che alla fine la moda, frustrata, le lasciò perdere.
Le mie opere furono ospitate nel mezzo della foresta nera, aspettando le mostre che nel futuro le avrebbero celate al loro interno: era l'apice dell'avanguardistiezza.
Sulla scia del fervore avanguardista, ben presto mi annoiai e lo scoprirmi nudo come natura m'aveva fatto davanti al personal computer a vandalizzare la mia stessa pagina su wikipedia mi diede da pensare.
Durante sette anni in tibet, mi venne una folgorazione. Infatti uscendo, chiesi alla maschera cosa ne pensava di un artista che affronta simpaticamente la propria morte. Ricevetti la risposta che mi aspettavo.
Il giorno seguente annunciai personalmente la mia morte in diretta televisiva facendo schizzare alle stelle le quotazioni delle mie opere.
Da quel giorno vivo in un piccolo paradiso fiscale, rilasciando quà e la interviste dall'aldilà ("Interviste al dilà dell'al di qua" editore Bomboloni, 212 pagine, copertina brossurata su richiesta) e godendomi l'affetto dei miei cari: ogni giorno che passa è migliore del precedente

giovedì, febbraio 07, 2008

Admiral Benbow

Intro
Jim portami un bicchiere di rum.
Jim dimmi se arriva un cuoco cattivo.
Jim dimmi com'è la vita secondo te:
la vita secondo Jim.

Svolgimento
Jim sventola il dito grassoccio sulla ghiera dell'ipod nuovo di pacca: è un ragazzino come tanti.
Dalla finestra sua madre lo guarda avviarsi verso il molo, con la testa bassa e la musica nelle orecchie. Pensa: "mio figlio è un segaiolo" e vorrebbe dirlo ad alta voce ma non si fida dei pirati.
Pirati!
Non ci si fida di uno che giura su un Harry Potter a cui mancano delle pagine!
Pirati!Che poi, nella locanda, di pirata ce nè soltanto uno.
Esaminato dall'occhio critico dell'ostessa, che poi sarebbe la madre di Jim, non si tratta nemmeno di un gran pirata.Secondo la sua consumata esperienza i pirati assomigliano in tutto e per tutto a dei cammellieri, con la differenza che questi ultimi posseggono un numero ben più vasto di cicatrici. In effetti, nessun cammello potrebbe mai stare molto tranquillo sulla spalla di un cammelliere, per quanto bene gli possa essere stato insegnato a ripetere le parole "pezzi da otto" e "corpo di mille bombarde".
"Donna!" sbotta il pirata dal suo angolo "portami un semolino!"
Cibo da pirati, pensa ad alta voce l'ostessa.

martedì, febbraio 05, 2008

Momenti d'inerzia

Intro
Il treno è fatto in un modo cosi strano che correndo dall'ultimo vagone al primo riuscirei a rallentarlo, anche se di poco.

Svolgimento
Due vecchie siedono accanto a me, la più distante guarda fuori dal finestrino, lo sguardo è vacuo ma pieno d'amore.L'altra sfoglia distrattamente Men's Health, tenendo la linea della bocca piatta come una portaerei.Pochi posti più avanti, un ragazzino emo canta a bassa voce Battiato, in inglese, per darsi un tono.Dietro di noi alcuni studenti di un istituto alberghiero, mi pare intitolato ad Ilona Staller, ridono dei rimbrotti che un vecchio controllore omofobo rivolge ad alcuni punk-a-bestia.

Questo è il viaggio in treno che stasera ho sovrapposto alla realtà quando il vero viaggio stava diventando decisamente troppo noioso. Non è che cerchi di negare la realtà: la insaporisco.

La vecchia accanto a me gira pagina e l'occhio le cade sulla foto d'un gigantesco cavallo imbizzarrito.Al che, perdendo tutta la sua compostezza, accarezza la foto e sussurra: "...stallone....stallone...". A questo punto l'altra, sentendo l'amica si alza ed urla: "Sylvester?Dove?!Dove?!!"

Non temete per me: passerà.
E' solo un momento d'inerzia.

venerdì, febbraio 01, 2008

quel fottuto venerdì del mese

(temo di avere già scritto un post uguale)

Sarebbe stato oggi. Quel fottutissimo giorno sarebbe stato oggi. Quel giorno dove gli schiavi sarebbero diventati re, e i re sarebbero rimasti re; il giorno dell' emancipazione, della dignità anche per te.
Pablo Picazzo sarebbe entrato nella latteria, come tutti i venerdì, e avrebbe detto alla lattaia che no, non lo voleva il cappuccio, voleva l' espresso perchè ormai era diventato grande, e i grandi, com' è noto, bevono l'espresso. L' avrebbe fatto, perchè adesso era anche membro dell' associazione Te Diegum, e non aveva più paura.
"allora, Pablo, il solito cappuccino con tanta schiuma?"
"si, grazie"
Merda, la scena si ripeteva da quando faceva le elementari e ormai, era prossimo alla pensione, quasi. Però gli piaceva, gli sembrava ogni volta di tornare indietro, nel tempo, a quando andava a scuola e con la merendina nel paniere continuava a pensare "io non lo pago il pizzo".
E poi lo pagava. Merda.

Salsiccia e cime di rapa

Intro
Me lo paghi il panino?
Questa frase mi entra e mi esce dalla testa come un boomerang.
A proposito: chi pagherà il panino agli aborigeni?

Svolgimento
Se vuoi davvero qualcosa dalla vita, datti da fare e prendila: basta solo raggiungere il marciapiede opposto. Basta solo entrare e chiedere educatamente una pizza.
Eva la impasta con mani sapienti: super margherita con mozzarella extra, la radio, la foto di giornale del cane sommerso dai funghi, gli scherzetti del ragazzo delle pizze, che però non capisco, che forse nessuno capisce. Eva impasta con mani sapenti e non faccio in tempo a chiedere anche una cocacola che la mia pizza è già pronta, impacchettata in una scatola che augura buone feste: mi do da fare e la prendo.
A fine giornata infilandomi nel letto ripenso alla pizza e mi dico: "avrai una sete bestiale, stanotte" e lieto mi addomento.