martedì, maggio 29, 2007

Légion étrangère

Si spalanca la finestra sulla via poco trafficata: più che una via, un vicolo.
Peste e sangue: la tana de Ipiroga.
Sta per schiacciare sul bottone crociato quando qualcosa lo ferma.
Il suono di un kazoo, il richiamo di tetris.
Si, se non fosse per il tetris saremmo ancora nel 1987, con i suoi calesse ed i suoi gusti classici: niente puffo e niente cioccolato al cioccolato...chissà cosa avrebbe detto Pupo.
Ed è sul teatro dei pupi che si spalanca la finestra ora, su trasformer mutogeni drogati di grammelot e sui grammelot golosi di trasformers...trasformer siciliani s'intende.
"l'isola mi ha parlato" pensa ad alta voce, parafrasando John Locke, e con un peto mette a tacere tutti quelli che quel bottone crociato intendono premere per davvero.
Ipiroga non si chiude, perchè non si chiude qualcosa che è già chiuso in partenza.
Ma si rinnova, si modifica, proprio come ci hanno insegnato i transformers.
E ci ricordiamo che a volte è necessario che ci girino i "tasselli" per raggiungere la vittoria, proprio come ci ha insegnato tetris.
E ci ricordiamo dei Pog, della nutella, della seconda infanzia che iPiroga ci permette di vivere.
Di vivere con gaudio.

"Ricorda le piramidi,
ricorda l'alluvione del Reno,
ricorda i grandi del passato,
ma soprattutto:
ricorda Ipiroga"

CHIUDIAMO STA PAGLIACCIATA

martedì, maggio 22, 2007

Solo se gli arabi sapessero suonare la cornamusa

Fiumi di salsa, salsa di pensieri, prima o poi ci portano via, lungo sentieri misteriosi, pieni di suoni strani, di occhi nel buio, di strani rumori, rumori di tamburi, o forse è il cuore che batte, meno male, forse è la pioggia che balla il tip tap sulle foglie degli alberi, la danza della pioggia, e le gocce si mischiano alla salsa, la diluiscono, ne cambiano la composizione: osserva il primo bagliore dell'alba, guarda l'argento del fiume, ascolta un cantante gitano, una ferrovia sferragliante che ti conduce al sole, saziati con una cascata di mercurio, col fumo cybernetico di una sigaretta epilettica,
un fuoco d'artificio, una pioggia di coltelli, infine un botto di cannone buca nuvole di zucchero filato viola
fermo immagine
sotto
un rapper arabo-francese parla di libertà: trema la giungla, ballano gli spiriti immortali, ballano gli ipiroga, pronti a tuffarsi nell'oceano, ballano, satiri e satirelle partecipano all'orgia a base di marsala, porto e terribili bottiglie di Frontera, là, nell'oceano sarà tutto diverso, celebriamo, appendiamo manifesti che annuncino la morte dell'ipiroga, la sua morte, e la sua nascita sotto altre forme, come il fiume che si separa nelle correnti marine, torniamo a galla per farci accarezzare dal vento, per godere del tepore del sole, poi impazziamo nella tempesta, come flutti in estasi, cerchiamo di bagnare il cielo, di frangerci contro i monti della luna, poi di nuovo giù, nel mondo dei pesci, delle meduse, nel mondo delle profondità marine, sperando che esista almeno un postribolo sotto il mare. Per ora buio.

venerdì, maggio 18, 2007

I vincitori e i vinti

Se mi fosse per caso concessa l'occasione di aprire un dibattito a cui prendesse parte l'intera umanità il tema di cui vorrei discorrere sarebbe:
I vincitori e i vinti della vita.
"Perchè l'intera umanità? -inquit- Perchè pochi uomini non possono fare al caso tuo?"
E rispondo citando:
Nessun uomo è un'isola, intero per se stesso. Ogni uomo è un pezzo del continente, una parte della terra. Se una zolla viene portata dall'onda del mare, l'Europa ne è diminuita, come se un promontorio fosse stato al suo posto, o una magione amica, o la tua stessa casa. Ogni morte di uomo mi diminuisce perché io partecipo dell'umanità. E così non mandare mai a chiedere per chi suona la campana: essa suona per te.
John Donne
Se muore un uomo manca; e se manca un uomo muore.
(e ciò che manca a manca...non manca a destra!)
Ma se manca anche un solo uomo a questo appello, l'intera umanità non basta a sopperire questo vuoto. Si superano i pregiudizi dell'opinione solo se si hanno tutte le opinioni; e io, in questo fantomatico esempio, vorrei avere tutte le opinioni.
Vorrei sapere cosa risponde il coro dell'umanità, ogni sua singola voce o grido o sussurro, alla domanda: CHI, solo e solamente CHI, è il vincitore della vita?
Colui che vive lavorando con un occhio il proprio campo e spiando geloso con l'altro quello del vicino?
Colui che prova piacere nel fare il torto?Nel restituirlo?
Nel professarsi innocente?
Colui che non si ascolta?
Vince la vita l'accidioso, il rancoroso, l'altruista o il perverso?
Vince la vita il sicofante?Il goffo l'offeso o l'idiota?
Ma più profondamente, cos è il vincitore della vita?
E' un singolo uomo?
Sono vincitori tutti coloro incarnati da un medesimo aggettivo?
Sono gruppi?
Sono bestie?
Oppure, tornando a citare John Donne, sono solo e sempre tutti quanti, nessuno escluso?
Nessuno escluso.



mercoledì, maggio 16, 2007

terz'ultima sigaretta

Fumo.
Tanto fumo arcobaleno. Una nebbia densa, nel pieno stile milanese; Milano: città della moda. Gli fa concorrenza Torino; DICO, l'avete visto Lapo? Con quel suo fare da rabbino capo della moschea evangelica di Ceva: città santa per cosacchi, moscoviti e prostitute ginevrine. Il popolo dice che il mondo è bello perchè è vario; il popolo la cui mente merita più vergate di uno schiavo indolente; il popolo che soffre in silenzio, mentre dovrebbe gridare di piacere, per il nostro piacere.
Le cose brutte, il dolore, la sofferenza, insomma, tutte le cose che non desideriamo per le cose a cui teniamo sono come un variegato, hanno un sacco di sfumature. Mica come la felicità che è una sola. Eppure tutte queste piaghe preferiamo che si abbattano su chi disprezziamo, odiamo, consideriamo inferiore: certo credo che, se si provasse piacere nel dolore, il piacere diventerebbe troppo a buon mercato, si svaluterebbe, si ricercherebbero le sofferenze più raffinate, e il peccato non sarebbe più considerato nei termini attuali, forse non esisterebbe, più probabilmente sarebbe un peccato non soffrire. Ci sarebbero meno ipocrisie, perchè la guerra è bella anche e soprattutto se fa male, le bombe atomiche: un lusso da sceicchi, per non parlare delle armi batterioloiche: un piatto per palati fini, per veri gourmet, come un bel pollastrello coll' aviaria. Se il dolore fosse piacevole e meno dichiaratamente sbagliato lo si potrebbe scegliere solo dopo un' attenta meditazione.

Chissà che influsso potrebbe avere tutto ciò sulla quantità di visitatori di iPiroga.
Le contorsioni mentali fanno male.

domenica, maggio 13, 2007

5 volte 5 - quinto giorno

A me piaceva Raffaello, a quell'altro Donatello, ai più il grande Michelangelo.
Ma nessuno amava Leonardo.

Perchè tutti odiano il leader.

Tutti odiano Topolino, le sue soluzioni geniali, la sua saccenza.
Tutti odiano Jack Shepard, Sherlock Holmes, D'Artagnan.
Tutti odiano chi mette l'ultima firma, chi aveva proposto di andare per alzate di mano se il risultato infine non è quello sperato.
Tutti odiano il responsabile designato dalla maestra, che sulla lavagna distingue i buoni dai cattivi.
Ma è anche vero che tutti odiano la maestra,
e allora intravedo un raggio di speranza...

Cosi' si conclude 5 volte 5, con il brio di un peto di grillo, sperando nella postera fortuna

sabato, maggio 12, 2007

5 volte 5 - quarto giorno

Che cos'è la vena poetica?In cosa differisce da un'arteria artistica?Quante domande risposte senza domande, quanti grattacapi che non merito ora; quanti meriti che non grattacapo!

Si alza di scatto nella notte e le ripete: rosa rosae rosae rosam rosa rosa, lupus lupi lupo lupum lupe lupo.Si sente sollevato ma ancora non basta: corpus corporis corpori corpus corpus corpora.Ecco si: ora si che gode, ora si che si sente pronto per l'esame.
Perchè lui è uno di loro: un assuefatto alle lingue morte, un drogato di latino...

venerdì, maggio 11, 2007

5 volte 5 - terzo giorno

La settimana dello studente.

Lunedi': sciagura.
Martedi': più spesso detto "il giorno dopo lunedi". nè carne nè pesce.
Mercoledi': pianto e stridore di denti.
Giovedi': le anticipazioni di One Piece, Lost e Naruto gratificano lo studente.i più sprovveduti pianificano la serata di sabato sperando nel bel tempo.
Venerdi': più spesso detto "il giorno prima di sabato". incredibilmente lento.
Sabato: piove.
Domenica: si dorme fino a tardi per poi lamentarsi di aver perso del tempo che poteva essere impiegato nello studio. panico indiscriminato.

giovedì, maggio 10, 2007

5 volte 5 - secondo giorno

Non cè due senza tre, ma se abbiamo la certezza che il tre prima o poi verrà a seguito del due tale certezza non sussiste tra il due e l'uno, tra il secondo e il primo.
Trovandomi quindi in difficoltà per questa seconda parte di 5 volte 5 stavo già per rassegnarmi ad un post rabbioso capitanato da una sfrenata indignatio quando, improvvisamente, un libro creduto scomparso ruppe il velo di Maya della mia infanzia...

Amo e Remo sono pescatori, e dal caso son pescati
le loro avventure hanno qualcosa di epico,
qualcosa che ricorda le gesta erotiche di Mike Bongiorno,

ma lesto arriva il porcello Gavitello sul suo fuoribordo: sciagura!
Si richiede l'intervento del pompiere Manichetta.

mercoledì, maggio 09, 2007

5 volte 5 - primo giorno

Una domanda mi spinge a postare: "Cosa lasciano i tre caballeros ai posteri?"Un'ardua sentenza?Un trattato sulla clemenza del princeps?
Risponderò con 5 giorni, 5 appuntamenti, 5 perle di saggezza in poche righe che lascino un solco pronto per essere seminato.E ricordate: 5 son le note, 5 i continenti, 5 i sette nani; 5 volte 5: la nuova rubrica firmata Invisibile Baro.

Quando ero piccolo c'era una barzelletta su un capo indiano che faceva morire dalle risate...
...poi a un certo punto incominciò a non far ridere più come prima: avevano inventato l'imodium.

martedì, maggio 08, 2007

Ammazza il vegio ammazza il vegio ammazza il vegio.
Questo sarebbe maggio. Maggio di seghe, di non fare un cazzo, perchè siamo solo degli sconvolti, siamo merde travestite da vermi, siamo ebrei travestiti da marocchini, valiamo meno di un caffè; espresso, corretto branca: brancaleone. Ma che cos'è questo disprezzo, cos'è quest'indignatio, donde ne viene.
Ammazza il vegio.
Questo sarebbe maggio. Remigio, Re magio, l'assorbente interno mai. Mai. Uomini travestiti da donne, io vi riconosco dall'odore, loro vi cercano, loro vi bramano: lupo lupetto lupanare; parola di boy scout: morto di seghe nel bosco del balsco. Brasa c'è.
Questo sarebbe maggio: un unica certezza: Brasa c'è; se mai questa scuola dovesse finire chissà che ne sarà di noi. Ma Brasa ci sarà.

domenica, maggio 06, 2007

Prima di partire...

Accarezzo la tastiera impolverata.Chissà iPiroga come sta,penso.E pensando non mi accorgo di pensare a tutt altro.Penzo a Renzo.Renzo Tramaglino l'idraulico di famiglia dove sarà sotto questa pioggia?Penzo a domani:inglese.E a dopodomani:latino.Ma mercoledi...mercoledi si parte.E penso che prima di partire forse un post potrei anche farlo.
Il pensiero mi accarezza,e la cosa mi fa sentire desiderato.

Partiti:oceani di parmigiana,la Third B solca le onde di sugo,Draperi in barca a remi,Fumagalli col berretto da marinaio,un'isola.E' l'isola dei baffetti.Manzotin viene colpito per primo:bersaglio facile.Cetta corre sulla spiaggia vestito da finanziere,é la Guerra che lo attira.I baffetti sembrano cadere sotto i colpi delle cerbottane di Sergiomaria.Ed è a questo punto che il baffetto mercenario sale a bordo.E chiede pietà.E anche un pesca lemon.Intanto il nostro uomo migliore,Capitan Eduardino,vuole chiudere la questione in fretta,tra un paio di giorni deve partire per la terronia:ormai rimane piu solo un baffetto.Il baffetto del castello:Eduardino è vicinissimo,non può sfuggirgli stavolta.
E invece,ancora una volta,il baffo la spegne.
The baffo spent the light again.

Ma cosa ho mangiato stasera?

martedì, maggio 01, 2007

Cosi impariamo

quando nessuno scrive il blog viene a cercare me, mi scuote dalle faccende di ogni giorno e mi pone innanzi all'annoso problema con parole perentorie ed incalzanti: "Due dei tre caballeros sono persone che si credono sacerdoti di Cibele che si credono attori: non hanno tempo.Tu sei sempre qui che pencoli con gli occhi arsi dal monitor: fai qualcosa!"
e io fortunatamente sono ancora abbastanza insubordinato da rispondere:
"Tuttavia anche essi pencolano con gli occhi arsi ed arrossati davanti al monitor: che lo facciano loro!"
essa però mi risponde ancora col monotono epiteto formulare:
"Essi sono persone che si credono sacerdoti di Cibele che si credono attori: non hanno tempo."
e allora mi piego, ma non mi spezzo, prendo il tema suggeritomi in sogno da cachi troppo maturi e decido di farlo a modo mio: di farlo kilometrico.


Il dato cromatico nella canzone italiana.
E' inutile farsi odiare dal lettore dilungandosi in discussioni filologiche sul perchè e sul percome la nostra cultura si basi anche e soprattutto sul pregiudizio costantemente instillato dall'oratore ai suoi ascoltatori (o lettori): l'aggettivo.Bello buono brutto magro idilliaco borioso eclettico retorico: in ogni caso l'opinione viene letta e presa per buona da altri invece di essere vissuta e maturata in noi.Ma parliamo d'altro.Parliamo della canzone italiana ed adduciamo pratici esempio noti alla maggioranza del gran pubblico in modo da non risultare noiosi, ma solo tediosi: se De Andrè avesse cantato :

a salutare chi per un poco
senza pretese, senza pretese,
a salutare chi per un poco
portò l'amore nel paese.
C'era un cartello giallo
con una scritta gialla
diceva...

e la canzone si sarebbe sicuramente fermata li', per l'impossibilità dell'autore di cantare qualcosa di cui l'autore non si sarebbe potuto in ogni caso fare un idea essendo il cartello illeggibile, e quindi non contenendo scritte di sorta che potessero essere intese o capite.Mi capite?Spero di si, perchè qui ne cartello nè scritta sono gialle, ma troviamo solo quello stesso nero che fu del mare di Battisti.Già, mare nero: che ossimoro, che verve artistica, che confusione.Cosi tanta confusione che quegli stessi uomini che a quel tempo furon giovani oggi ammettono di non averne mai colto pienamente il significato.Che senso aveva parlare del nero di un mare o del rosso di delle banali scarpette?Tanto quanto quello di fare un post che non comprenda nella sua critica la possibilità della metafora e del senso interpretativo dell'ascoltatore, che vede la purezza nelle banali scarpette di un certo colore o l'ingordigia in quelle di un certo altro.

Che sia un motivo di rime a spingere i cantautori a lancarsi nel mondo freqenziale dei colori quando le stesse frequenze della musica non potranno comunque mai raggiungere le tonalità del rosso o del viola?Forse si', e non solo nella musica nostrana:

For here
Am I sitting in a tin can
Far above the world
Planet earth is blue
And theres nothing I can do

Lo sappiamo tutti che il pianeta pekopon su cui viviamo è blu (e in parte verde) no?E allora che bisogno cè di dirlo?Ho anche sbagliato carattere tre o quattro volte ma tutto questo non importa: planet earth is blue
and theres nothing I can do

Cosi imparate.