giovedì, dicembre 21, 2017

Il cantico delle congetture


Divergono lentamente, accompagnando la deriva con grandi cenni delle braccia.
Si salutano.
Ci sono delle creature a quattro zampe che li seguono incerti, incapaci di comprendere la separazione fino a che non si sarà realizzata. Allora, sarà tutto ciò che possono conoscere: vera.
Molte culture hanno identificato Sirio col cane. Una secondo sole, solo meno vicino.

Il mercante si gira per richiamare il suo compagno: né fischi né parole, soltanto lo sguardo teso come una corda nello spazio siderale. Si stira, emettendo getti di plasma invisibile, scacciando le pulci e la cattiva sorte. Rotolandosi nella polvere, vecchia amica.

Che c'è, non vieni? Il mercante ricorda spesso la filastrocca secondo cui ai cani fu insegnata la canzone con cui venne creato il mondo. I cani, potendo conoscere solo la verità, l'avevano presto dimenticata. Quindi oggi ne usano solo brandelli, ciascuno quello che conosce. Quando incontrano un altro cane declamano la loro versione: se coincidono, la ripetono fino alla stanchezza. Se no, cercano di correggersi l'un l'altro fino allo sfinimento. Per questo i cani abbaiano.

Il mercante guarda dentro la sua bisaccia: c'è pane per tre giorni ed acqua per due. È la luce di Sirio ad illuminarne i contorni, a definirne l'essenza.

La coppa continua a riempirsi e presto il contenuto straborda: il cane non sa cosa contenga, ma raccoglie ogni goccia.

sabato, dicembre 16, 2017

Una carenza in un pugno ✊


Torna da me, anzi: ritorna.
Tanto mi sei mancato pugno mio, anzi: frattanto mi sei mancato. Non sei mai stato bravo ad andare a segno, ti chiamavano il fulmine sull'autobus.
Vi ho mai parlato della gabbia di Faraday?

Sono storie che interessano ormai solo ai complottisti, con i loro forni a microonde e i loro cappelli di alluminio.

Come sempre, ci ritroviamo d'un tratto nel punto di fuga di ogni testo non professionale: la cloaca del pensiero. Tutto è molle, informe, di vaga forma ruffiana e di certo contenuto pietoso. Di cos'altro possono sapere queste parole, se non dello stesso sapore che hanno gli altri prodotti di scarto del mio corpo?

Di recente mi sono reso conto che il vero colore del tramonto è il rosa. Prima odiavo il cioccolato al latte, ora lo adoro. Ci sarebbe da fare una riflessione sul fatto che la standardizzazione dei prodotti possa portare a derive delle sensazioni che gli stessi ci suscitano. Venderemmo sicuramente più latte di soia, se solo il vecchio latte facesse un po' più schifo. Chi potrebbe accorgersene?
Soltanto gli uomini che abitano sulla luna: quei barbari che non hanno mai contemplato un tramonto, foss'anche uno arancione. La luna, essendo fatta di formaggio, costituisce infatti un benchmark fondamentale per la definizione della qualità del latte, come lo sono i topi per lo stato di salute dei denti. Pensandoci bene, dovremmo regolamentare il divieto di portare topi sulla luna, al fine di preservare il satellite ed evitare costose perizie odontoiatriche.

È inutile aspettare di avere buoni pensieri per scriverli: dobbiamo affrontare innumerevoli prove di Cooper per sudare tutti i nostri congiuntivi sbagliati, tutti i nostri anglicismi e tutte le consecutio senza né kamut né Conan.