domenica, settembre 19, 2010

Ritratto del blogger da giovane (seconda parte)

Rallentare: 80 km.
Il tizio allenta la pressione sull'acceleratore, scala sicuro sulla quarta, si schiarisce la gola, alza il volume della radio.
Passano i minuti. Il tempo, in questa storia, è fondamentale.

Anzi, lo spazio. Anzi, entrambi: lo spazio diviso il tempo.

Rallentare: 50 km.
Nessun cartello di lavori in corso. E' strano, ma non così strano. Nessun altro in giro. Ai bordi della strada, mille possibili nascondigli per autovelox. Pattuglie che aspettano solo lui, un'assolata domenica di Settembre.

Rallentare: 30 km.
Scala in terza, probabilmente è un uomo rispettoso delle regole. Si deve trattare di un timorato membro della comunità. Il rapporto tra la sua velocità e quella del paesaggio gli ricorda che all'equatore la terra si muove a 460 metri al secondo.

460 metri al secondo. Ossia 1650 chilometri all'ora. Come essere a bordo del Bell X-1. Costantemente. Tutti. La metà della velocità iniziale di un proiettile sparato da un fucile M16, più o meno. Gira che ti rigira, stiamo tutti girando.

Rallentare: 10 km.
E senza pensieri riduce la velocità, restando in seconda a malapena. Si accorge di vivere una situazione assurda, kafkiana. Ma magari semplicemente non può rischiare la patente. In fondo non sappiamo niente di lui. Può darsi che guidi per vivere. Chi siamo per giudicarlo? Per riderne?

Un'ora dopo, un altro cartello: Benvenuti a Rallentare.
Che ridere.
Questo mi ricorda la barzelletta del tizio che cade da un palazzo e cadendo si dice: "Fino a qui tutto bene". L'Odio che non si può provare per l'Equivoco. E' come arrabbiarsi con uno svantaggiato, uno con dei problemi, uno che fa quello che fa senza sapere perché. L'Equivoco vive in se stesso.
Oppure Batman, anzi Joker. In The Killing Joke.
Vedi, ci sono questi due tizi in un manicomio ... e una notte, una notte, decidono che sono stanchi di vivere in un manicomio. Decidono che cercheranno di fuggire! Così, salgono sul tetto e, dall'altra parte, vedono i palazzi della città distendersi alla luce della luna... verso la libertà. Il primo salta sul tetto vicino senza alcun problema. Ma il suo amico non osa compiere il balzo perché... perché ha paura di cadere. Allora il primo ha un idea... e dice: "Ehi, ho preso la torcia elettrica con me! Illuminerò lo spazio tra i due edifici. Così mi raggiungerai camminando sul raggio di luce." M-ma il secondo scuote la testa. E d-dice... dice: "Co-cosa credi? Che sia pazzo? Quando sarò a metà strada la spegnerai!"
AH AH AH AH AH! AH AH AH AH AH AH AH AH AH AAAAH....FNFFF Oh, perdonami... AH AH AH AH AH!
La barzelletta è un faro nel mare dell'equivoco. E' un invito a rallentare quando la presunzione della chiarezza ti porta ad accelerare i modi del tuo metodo di giudizio.
E' un pò come la simpatia greca: patire insieme.

La condivisione, lo stato impossibile da ricavare artificialmente del sentimento comune è l'unica scappatoia alle altre forme di comunicazione, amplificatrici della solitudine.

E poi, se sai raccontare bene le barzellette, sei uno simpatico.

3 commenti:

simpatéia ha detto...

bello, molto. Ma leva tutti sti spazi

irreprensibile ha detto...

mi piace tanto

veramente ha detto...

mi piace tanto HABBO HOTEL RAGAZZE NUD.E IN CAM