Tutti i grandi autori si sono misurati il sesso, ma questa è un'altra storia.
Sono sei mesi che scrivo come un matto e finalmente mi sono deciso a tirare le somme.
Per la prima volta esplicitamente, sicuramente non per l'ultima.
E' il bilancio di quanto detto finora, il commento a caldo sulle tre etichette principali del mio pensiero: neotenia, estati d'animo e rallentare.
Parlavo del sesso per dire che tutti i grandi autori si misurano con i grandi temi. Impossibile evitarne qualcuno, impossibile parlarne tra le righe, girarci intorno.
Inutile dire come da grandi temi derivino grandi responsabilità.
A grandi linee mi sembra di poter dire che sono sei mesi che parlo di queste cose: della conoscenza, della solitudine e dell'equivoco. Tre parole che possono sicuramente combinarsi tra loro acquisendo nuovi significati.
La solitudine che deriva dalla conoscenza o dall'equivoco, l'equivoco nella percezione della vita di chi non ne partecipa con gli altri a causa della solitudine, la conoscenza cosciente di questa solitudine, l'esperienza di abbandono e infine l'equivoco della conoscenza, la superbia forse.
Sei mesi che parlo delle tre cose che rendono impenetrabile l'animo umano. Sei mesi che indago le radici della singolarità dell'animo umano. Animo che per quanto commoventi e nobili ed evocativi e privi di malizia siano i sentimenti che lo legano ad un altro resta inevitabilmente un elemento non dipendente dalla nostra volontà, come un sesto senso che non abbia niente da sentire.
La frase "l'importante è partecipare" calza perfettamente. Non è una gara tra pari. Non è una gara. Ogni percorso è unico, percorso da un solo corridore, destinato inevitabilmente a vincere e a perdere. L'importante è partecipare a se stessi, per quanto possibile. Immergersi e vestire, calzare adeguatamente, l'unico animo cui possiamo accedere.
Si può condividere qualcosa, si può cercare di rendere tangenti le esperienze, le sensazioni, ma non si può mangiare lo stesso panino. Siamo vivi anche perché possiamo partecipare ad una sola esistenza, la nostra, altrimenti saremmo immortali.
Bisogna adeguarsi ad entrare in contatto con l'altro con metodi più rozzi di quelli che usiamo per parlare con noi stessi. Conosci te stesso, perché anche quando crederai di conoscere al di fuori di te, sarà quello che continuerai a fare.
Siamo tutti re di noi stessi e miserabili del resto del mondo.
2 commenti:
quando impugni il righello sei poco credibile
quando impugni il righello sei poco credibile
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