venerdì, marzo 30, 2012

Et cetera, V parte

" La tensione crebbe fino a diventare insopportabile, fino a che un giorno la nonna gli si mise di fronte e senza battere ciglio rigettò la pietra proprio come hai descritto tu.
Da quel giorno, disse consegnandogliela, tra loro non c'era più niente. Né amore, né odio: nessun sentimento."

C'è un attimo di silenzio prima che Madame concluda il suo racconto: " Oltre a mia madre, che era la primogenita, i miei nonni hanno avuto altri quattro figli. Che io sappia, hanno vissuto sempre insieme e si sono amati fino alla fine. Questo è quanto."
Filippo si sfrega le mani, dubbioso. In un battito di ciglia, decide per una volta di stare zitto. Non aggiungerà niente a quanto è stato detto. Certo, in cuor suo si chiede come sia possibile aver raggiunto un simile lieto fine dopo quella rottura, ma sa che qualunque cosa Madame Zixa gli dicesse sarebbero pure speculazioni. Lo sguardo limpido della donna non tradisce le sue supposizioni e Filippo, dopo rapidi convenevoli, si trova di nuovo davanti al portone di Vico delle Pietre Preziose.

Sembra essere scesa la sera in anticipo, ma è soltanto una nuvola sopra ai vicoli. Camminando verso casa, continua a pensare alla pietra. La storia che spiega la sua esistenza, in fondo, poteva essere una storia qualunque. Decide che sia stata la materialità della pietra ad ammaliarlo, l'esistenza in potenza di un concetto solido.
Ma ora che ne ha ascoltata una ha voglia di essere lui a raccontare una storia. Vuole impugnare saldamente il coltello della mente e tagliare una fetta di realtà. Descriverne gli strati, come epoche sovrapposte di oggetti e di pensieri. Immagina le pietre formarsi nello stomaco di ognuno, sin dalla notte dei tempi. Una, spinta da forze misteriose, trova inspiegabilmente l'uscita e si perde nel mondo.

La pietra continua il suo viaggio, si inerpica in sentieri scoscesi, montani. Si sporca, cambia forma, si rompe. Un frammento, seguendo le correnti del caso, arriva tra le mani di un ciarlatano, un miserabile. La scheggia viene messa sotto spirito e venduta, poi si perde nell'incendio di un granaio, un mattino di nebbia.
Viene ritrovata, persa, ancora ritrovata. Infine, con le sue ultime tracce su questa terra, un alchimista cieco ne ricava il veleno di Giulietta e Romeo.

Fine

1 commento:

Filippo Il Bello ha detto...

è una storia sulle storie o sulla fecondazione, devo ancora decidermi