giovedì, febbraio 16, 2012

Alteri, IX parte

Durante il tragitto passa, per l'ennesima volta, davanti alla macchina del caffè. E' un ciclo di luce come tanti altri, una giornata artificiale che non ha niente da invidiare al sole del mondo esterno. Per come la vede ora, l'intera miniera non ha proprio niente da invidiare al mondo esterno.

Guarda le sue scarpe coprire la superficie piastrellata del corridoio: quando è arrivato non le aveva. Chi ha freddo viene vestito, chi è malato curato. Gli inservienti sono imparziali e granitici. Agiscono senza rivolgersi ad un superiore e all'unisono. Ricorrono alla forza soltanto nei casi più estremi.

Dopo ogni tortura l'intimo dolore che soffre lo costringe a svuotarsi completamente, rigettando anche tutte le necessità che lentamente e umanamente cominciava a maturare. Scompare il bisogno di sesso, di affetto, di variare dieta, di fare qualcosa di diverso dal discorrere soltanto sulla base delle proprie idee con altri che sono nella stessa condizione. Si ritorna dalla sala della tortura rasati, puliti se sporchi e curati quando feriti.

Annusa l'aria, percependo un timido odore di caffè tostato. Non gli ispira niente, nemmeno la più vaga curiosità. E' un profumo del tempo prima che perdesse la memoria: un sapore semplicemente mai provato. L'unica pietra che la macina delle consuetudini della miniera non è riuscita a frantumare è quella della sua visione.
Dopo tanto tempo, ancora non riesce a capire che cosa lo interessi tanto da tenerlo attaccato a quello scoglio, impedendogli di abbandonarsi completamente all'alternarsi incoerente dei cicli.

Non si tratta dello sguardo addolorato dell'uomo, quel suo mostrarsi contemporaneamente, con una sola fuggevole smorfia di terrore, sia innocente che colpevole e pentito.
Non è nemmeno per via della glaciale imperturbabilità della donna prima e dopo che, come con un colpo di tosse al rallentatore, partorisca dalla bocca quella pietra misteriosa.
Non è nemmeno la pietra, o la curiosità che gli ispira, a impedirgli di dimenticare la scena. Non sono gli uomini che il primo, spaventato, raggiunge correndo.

E' l'insieme ad affascinarlo. Percepisce che l'abbandono alle logiche della miniera degli altri occupanti è di natura leggermente diversa e che la ragione sta proprio in quel pensiero inspiegabile. La rassegnazione compiacente e piena di gratitudine che ora prova per la miniera è la stessa di tutti, ma è come se addentrandosi nelle sue profondità avesse portato con sé qualcosa di alieno e inatteso.

La porta si apre su una stanza allagata mai vista prima. Il liquido arriva torbido e molle fino a pochi centimetri dalla soglia: l'inserviente dal volto coperto lo invita ad immergersi.

1 commento:

ganondorf ha detto...

credo che là sotto ci sia la triforza