"Pioverà, ma non basta dire così, bisogna dire quanto."
Questo era il pensiero che impegnava un merlo, seduto sul ramo di un pruno, un mercoledì pomeriggio.
"Anzi, perché dire quanto? La misura, anche quando corretta, può non rappresentare ciò che inizialmente intendevo misurare. Però credo sia sbagliato pensare che l'incapacità di effettuare una misura ne neghi la validità, come è sbagliato il contrario."
Un soffio d'aria fredda lo involò, un pò per istinto e un pò per noia: dense le nubi coronavano le colline circostanti.
"Guarda quell'uomo, che legge uno spartito seduto sul treno. La sua vita è così diversa dalla mia che immagino che se per magia diventassi uomo come lui resteremmo diversi come lo siamo ora."
Delle bacche attirarono la sua attenzione, un pò per istinto e un pò per gola. Atterrando, continuava malinconico:
"Oh, a volte vorrei non essere merlo ma un buco nella terra. Si può dire se un buco è vuoto oppure è stato riempito. Mentre che io sia un buon merlo non si può dire da niente. Il caso è ovunque e questo inquina la misura: non si può dire che io sappia meno cose di un altro merlo, o che i miei figli abbiano più diritto di queste bacche dei suoi."
Dopo averne mangiate un paio, ne recava infatti altrettante nel becco.
"Il futuro deve dare un senso a tutto questo, forse ci verrà dato un metro da morti, o una bilancia. Ma questo che cosa vuole dire? Che faremo di conto, fino all'apocalisse?"
Dei tuoni rotolarono nell'imboccatura della vallata.
"E poi, vorrei poter non volare. Si gela, nel vento del cambio di stagione"
1 commento:
in confronto al post che hai fatto dopo, questo ora mi sembra bello
Posta un commento