giovedì, gennaio 13, 2011

I carotaggi (seconda parte)

Ci sono rari casi in cui all'oratore è dato di parlare senza essere interrotto.
Quando questo è vero tra le persone non lo è nelle loro menti, e viceversa.

Le tre poltrone erano sempre dove erano state lasciate, sempre che di tre poltrone si trattasse. Si usano degli esempi sperando che poi colui con cui ci intendiamo non si limiti a completare le figure ma ne crei di nuove. Avete mai disegnato l'albero che stavate guardando?

La storia di C

Ricordo una panchina in un parco.
L'ora è quella a cui si riferisce quando si dice "era giorno".
La persona che vi parla è quella cui ci si riferisce quando si dice "ero io".
Era giorno, io mi ricordo di una panchina in un parco.
Vi ero seduto. Ci sono ragazze che fanno jogging, passano in paraorecchie di lana e pantaloncini corti.
Alcuni piccioni beccano forsennatamente nell'erba alta.
Padre e figlio giocano a frisbee.
Ci sono dei bambini nel parco giochi e come è prevedibile: giocano.

Un barbone si avvicina alla mia panchina.
Riconosco che è un barbone dall'odore, e ovviamente dalla barba.
Ecco che comincia a parlarmi:
"Vedi amico..."
In un altra situazione non rimarrei qui ad ascoltare quello che ha da dirmi; ma è un assolato pomeriggio in un parco, ci sono dei bambini: non posso picchiarlo a sangue.
Troppi testimoni.

Vedi amico: quando uno è un barbone come me, certe cose le sa.
Non c'è bisogno che ti dica che quando un barbone si siede su una panchina occupata sono poche le persone che educatamente lo ascoltano, come te.
I più se ne vanno, o semplicemente fanno finta di niente. Altri reagiscono ancora peggio, ma per fortuna oggi c'è pieno di bambini.
Vedi amico: molti si spazientiscono quando un barbone rassegnato, come lo sono io, gli dà dell'amico.

E mentalmente ribatto:
In effetti caro barbone puzzolente di gin, il tuo "amico" è inopportuno: se sono rimasto è anche per un altro motivo. Non sono seduto come uno scemo da solo un'assolato pomeriggio in un parco senza una ragione. Intorno a me tutti sono accoppiati o sono in procinto di esserlo, cosa ti fa pensare che io sia da meno? Sto aspettando una donna, una maestra elementare per l'esattezza. E' in ritardo e spunterà fuori da un momento all'altro. Ella inorridirebbe se sapesse che il suo spasimante, che sarei io, schifa (giustamente) i rifiuti umani (come te). Resterò qui buono buono sperando quasi che mi veda operare carità verso la tua misera solitudine. Se ce l'ha fatta quella del tizio con la scatola di cioccolatini posso farcela anche io.

Per fortuna caro amico, ci sono cose diverse dalle apparenze. Quando ti ho visto, mentalmente mi sono detto: Clarence, vecchio mio, quel figlio di puttana non ti starà certo ad ascoltare. Ha proprio la faccia di uno stronzo con un appuntamento al parco con la classica decerebrata (sotto sotto lesbica) assatanata che per lavoro sbatte in faccia a dei minori sani principi che personalmente disprezza e non rispetta: confondendoli e facendogli dubitare del prossimo.

Ma tu caro amico, sei diverso. Non sappiamo quello che ci aspetta e tu sicuramente sei stato un compagno di panchina inaspettato. La vita è incedibile: uno si crede che, cosa ne so, quei piccioni stiano beccando del comune mangime e invece si tratta del vomito puzzolente di gin di un vecchio ubriaco.

1 commento:

Professor Taddeus ha detto...

un'assolato pomeriggio. Però è un'ottimo racconto