L'ombrello l'avrebbe riparata ancora una volta dal sole e dalla cenere.
Era un lungo ombrello nero, appartenuto forse a sua nonna, un ricordo di quando la terra era ancora capace di girare su sè stessa.
I grandi incendi del nord avevano rialimentato le nuvole di polvere, che adesso comparivano alte sull'orizzonte.
La tempesta sarebbe cominciata e finita presto, senza danno.
Intanto la sala del consiglio cominciava a riempirsi e vicino a lei si vennero a sedere i suoi vicini, con cui aveva cenato la sera prima.
Erano slavi, genitori di due bambini, diretti verso il nord Africa entro la settimana seguente.
Le avevano fornito importanti dettagli sulla zona, elencato le cose da fare e da vedere. Erano per lei la logica incarnata della famiglia e dell'amicizia: la testimonianza continuamente ripetuta della propria esistenza, la vita riflessa in sè stessa, nel partner e nel frutto del reciproco amore.
Erano ridondanti, eccessivi richiami alla propria presenza nel mondo. Erano talmente vivi ed uniti e noiosi e sicuri di sè nell'incertezza solitaria dell'umanità in marcia da sembrare a sè stessi per primi incredibili. Ma erano anche brave persone, che amando sè stesse amavano anche gli altri, e che le avevano tenuto compagnia quando l' autostima e la cultura non avevano saputo rispondere della sua solitudine.
Li ascoltò esporre alla comunità le migliorie che stimavano necessarie, le loro proposte per la gestione delle risorse del campo. Li ascoltò con rispetto, ma senza interesse. Erano, forse, già partiti.
domenica, giugno 06, 2010
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3 commenti:
Ricordati: la cavalletta non si alzera' piu'.
un amico
basta con sti gerarchi
m.m.
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