giovedì, giugno 10, 2010

Estati d'animo (quarta parte)

Ancora una volta, la sua casa cambiava.
I ragazzi con cui condivideva lo scompartimento dovevano essere più giovani di lei, parlavano tra loro facendo dell'altro nel frattempo, annoiati dalle lunghe ore di viaggio.
"Ehi, non sembra il tramonto doppio di Tatooine?"

L'immensa palude nebbiosa su cui sfrecciavano levava dense nubi di vapore che in una sorta di miraggio facevano raddoppiare il sole, alto nel cielo.
"Senti che cosa ha scritto quel tizio che abbiamo incontrato ad Alexanderplatz il mese scorso: destinazione Samoa, i ragazzi fortunati si tatuano. Pensa te che culo, un tatuaggio samoano originale. Ho fatto bene ad aspettare, prima o poi ci manderanno là anche a noi."

"Pare ci sia un sacco da fare, però mi sembra difficile arrivarci da qui. Quasi sicuramente sarà per il prossimo giro."
Le palafitte su cui il treno si ergeva erano state una delle prime grandi opere costruite nel centro Europa da quando il giorno perenne aveva trasformato buona parte del Mediterraneo in un acquitrino fumoso.

Da ragazza o forse da bambina, comunque molti anni prima, aveva sognato altre catastrofi, alimentate dalla pubblicità e dalla narrativa. Erano sempre situazioni limite in cui i protagonisti del disastro erano pochi e ben definiti eletti, soli in un mondo dove tutto l'irraggiungibile diventava insieme accessibile ed inutile, come la macchina sportiva di Charlton Heston.

Nessuno, nè lei nè quei ragazzi erano diventati eroi, Adami, Eve o ultimi araldi dell'etica umana il giorno in cui il sole aveva deciso di non baciare più l'altra metà della Terra. Si erano tutti coscienziosamente dati da fare, organizzandosi nel modo più logico possibile, sostituendo i bisogni e le offerte ormai assurdi nel nuovo ordine delle cose.
Avevano agito come un sol uomo: adattandosi.

Era la fine del mondo ed il mondo non era finito.

2 commenti:

Anonimo ha detto...

nuovo ordine

L' Irreprensibile ha detto...

VECCHIO SKINHEAD!