martedì, novembre 08, 2011

Alibi, II parte

Stavo per replicare quando il suono del coltello contro il tagliere mi costrinse a tornare con lo sguardo alla mia mansione. Dopo aver constatato che non mi fossi tagliato un dito, ritornai a cercare il mio amico, solo per constatare che non c'era più.

In quel preciso istante, prima che potessi chiamarlo, rientrò mia madre.
"E' per te, ma non so chi sia"
Mi stava in effetti porgendo il telefono, schermando con le mani il microfono. Non mi ero assolutamente accorto che avesse squillato, ma lo misi ugualmente all'orecchio.

Una voce di donna parlò prima ancora che potessi dire "Pronto?":
"Venga all'ospedale Xxxx, stanza 313. Se parte ora, può ancora farcela. Con l'orario delle visite intendo. E' molto importante."
Buttò giù, senza che avessi la possibilità di rispondere.
Mia madre era di nuovo intenta nelle sue occupazioni, immersa. Quando mi alzai, fui sorpreso che non chiedesse chi avesse chiamato, o che cosa avessero da dirmi.

Senza fiatare presi l'auto e andai all'ospedale Xxxx. Dave Brubeck uscì dagli altoparlanti non appena girai la chiave e non mi abbandonò fino a quando non ebbi parcheggiato e spento. Come sapessi che fosse proprio lui a suonare, non me lo seppi spiegare. Sembrava non esserci nessuno in radio a commentare, a riempire gli spazi tra un brano e l'altro.

Raggiunsi la stanza 313 senza troppe difficoltà, chiedendo informazioni solo un paio di volte. Dentro c'erano un'infermiera e un uomo, seduto a letto, completamente avvolto dalle bende. Nemmeno la bocca era scoperta.
L'infermiera mi si avvicinò, parlando piano e molto lentamente.

"Lei deve essere Filippo, è nel posto giusto: la stanza 313 è questa. La ringrazio per essere venuto. L'ho chiamata per sua esplicita richiesta - indicò il bendato - so soltanto che il suo nome è Matteo e da quando è qui questa è stata l'unica cosa che ha chiesto. Ora dorme, ma può restare qui aspettando che si svegli. La saluto."

Ancora una volta l'infermiera non mi lasciò il tempo di rispondere, nemmeno di ringraziare. Sgattaiolò via attaccando subito a parlare con delle persone che passavano davanti alla 313 in quel momento. Sembravo destinato a non dire mai la mia battuta.
Mi sedetti sull'altro letto e rimasi in silenzio accanto all' addormentato.
Poteva anche essere colpa delle bende, ma non mi sembrava corrispondesse a qualcuno dei Matteo che conoscevo.

2 commenti:

Anonimo ha detto...

forse

Matthew ha detto...

ce l'ho nel culo