sabato, novembre 05, 2011

Alibi, I parte

Quando non sto tanto bene trasformo sempre la mia stanza in un piccolo zoo di carta.
Gli origami del raffreddore del sono molti, ma il più frequente è senza dubbio quello che io chiamo Cigno Sgraziato, o Cigno Scoordinato, che consiste nel soffiarsi sonoramente il naso un'unica volta in un fazzoletto ben dispiegato per poi appallottolarlo senza criterio e gettarlo lontano.

Era proprio in questa condizione di artista involontario che mi trovavo, il mattino del xx novembre xxxx, nella casa dei miei genitori a Xxxx.
Diversamente dal consueto stavo dando una mano in cucina, tagliando con malagrazia alcune patate.
Fu quando mia madre si allontanò per andare in qualche altra stanza a fare qualche cos'altro, che accadde l'imponderabile.

Infatti, mentre ero per così dire intento nel mio lavoro, mi sentii chiamare più volte da una vocina minuta. Alzato lo sguardo vidi Eduardo, ritto in piedi sul bordo interno dell'etichetta scritta a mano di un arbanella in vetro, piena di foglie. Stava lì, in equilibrio sul bordino dell'etichetta, reggendosi con una mano alla a di "Salvia" e facendo con l'altra dei cenni verso di me.
La sua grandezza non superava quella del mio pollice.

"Ehi! Ou! Dico a te!"
"Eduardo?"
Sentendo che lo avevo riconosciuto e che ormai avevo la sua attenzione, si fece più spavaldo:
"Eduardooh? Ooohooo e chi sennò, non essere cretino. Avanti, che è importante. Ascoltami, e ascoltami bene, perché non ho assolutamente tempo da perdere"

In qualche modo seppi, dentro di me, che stava blandamente mentendo. Il tempo era qualcosa di sommariamente definito, che manteneva mia madre nell'altra stanza, lontana dalla conversazione con la miniatura del mio amico.

"Ma...cosa ci fai qui? Ci siamo visti ancora ieri, perché sei così piccolo?"
"Domande, sempre domande. Non ti accorgi quanto sia privo di senso fare domande in un caso come questo, in cui ci sono talmente tante cosa da chiedere da renderle tutte minimamente interessanti? Ad esempio perché non mi chiedi perché mi trovo proprio presso un barattolo di salvia? Salvia divinorum certamente, senza alcun dubbio, viste le foglie..."
Così dicendo rivolse lo sguardo indietro, verso l'interno del barattolo, dove io potevo vedere solo lo sfondo di carta dell'etichetta. 
La sua risposta confermava quanto il tempo, in realtà, non fosse un problema.

3 commenti:

un rosmarino invidioso ha detto...

ohhhhhooo rovina vigilie ginecologo stupratore di salvia

bis tris poker fica ha detto...

La sua grandezza non superava quella del mio pollice forma di fallo. Tutto è sessuale.

vagiti vaginali ha detto...

sciocchezze, come dire che le pere sono fatte a forma di pene