venerdì, aprile 30, 2010

L' età del consenso

Questa riflessione nasce dal pensiero che le prugne, anche se ti piacciono, prima o poi ti faranno cagare.

Il celebrato traguardo della maturità (sedici, diciotto o ventuno anni a seconda del luogo, tralasciando l' "a seconda del tempo") non mi si era mai posto prima d'ora nel suo significato letterale, ovvero in riferimento alla maturazione della frutta.
Lasciamo momentaneamente da parte, visto che tutti ne abbiamo la sommaria immagine data dal senso comune, i concetti di maturità sessuale e penale. Lasciamoli dunque nell'ombra ma senza allontanarli: pronti a trapelare là dove il ragionamento lascierà aperte chiare brecce.

Ritorniamo sui nostri passi: siamo alla frutta.
Il concetto di maturazione in quest'ottica prende il chiaro significato di fine della crescita e comporta una serie di importanti modifiche nel frutto, dovute in gran parte all'etilene (o etene) che nei vegetali svolge il ruolo di ormone. A questo punto è opportuno osservare come nell'uomo l'etiliene in gas fosse utilizzato come narcotico. Eppure il rilassamento dei muscoli, l'inflaccidimento, la marcescenza mentale imposta dagli anestetici sono tutti elementi che nell'uomo dovrebbero comparire molto tempo dopo la cosiddettà maturità.

E se anche la frutta aumenta i suoi aromi, si ammorbidisce, in un certo senso è qui che comincia a marcire e non soltanto dopo il picco di maturazione ma proprio alla fine della crescita. Non ci sono periodi di stasi, gradini in cui godere della propria forma di frutto sodo ma non troppo. La natura è matrigna e soprattutto è una grande imprenditrice: come tutti sa che il tempo è denaro e chi più ne ha più ne metta.
Ritengo a questo punto importante segnalare che l'etilene venne usato anche in campo bellico, per la produzione di armi chimiche e come combustibile per lanciafiamme. Per un attimo ho la tentazione di riportare i versi della Spigolatrice di Sapri, che avevo dovuto studiare a memoria alle medie, per rendere più chiara la mia immagine.

Ritorniamo alle persone, inutile dire che questo mio modo di scrivere (tedioso anche per me, credetemi, ma forma e contenitore necessario per i concetti che precariamente trasporta) avrà sicuramente annoiato il lettore meno affezionato, che come minimo si aspettava facili riferimenti ai meloni e alle pere. Chiedo scusa se non l'ho fatto, sarà perchè per tutto il tempo che sono stato a elaborare questo scritto ho pensato soprattutto alla mela del peccato originale e alla zucca trasformata in carrozza (per andare a cuccare, ovviamente) di Cenerentola. Ci ho pensato cosi tanto che alla fine la voglia di parlarne mi è passata, essendo per così dire "sfiorita".
E' questo il momento in cui è mio dovere ricordare, per coloro che non l'avessero fatto già da soli, che nella frutta al momento della maturazione l'atto sessuale è già stato compiuto, e da tempo. Se mi perdonate il gioco di parole: il frutto è il frutto di quel gesto.

Per tirare le somme, tutto ci dimostra ancora una volta come la comunicazione sia nata sopratutto nella speranza di (e non per evitare) un equivoco, vedendo anche come crescita l'incomprensione e la cattiva interpretazione delle cose. Se chiamiamo con il nome di maturità un singolo istante, basato su convenzioni totalmente umane di tempo e di età piuttosto che sulla chimica dell'individuo è perchè sarebbe ben difficile identificare con un termine chiaro e di durata finita (pensate alla brevità di parole come "spostati!" o "attento!" o "cretino!" che ogni giorno ci impediscono di farci del male) tutto quell' intimo sovrapporsi di stati di maturazione delle idee e delle conoscenze, che operano un' azione opposta allo sbucciamento sulla polpa del figlio dell'uomo.

2 commenti:

L' Irreprensibile ha detto...

Proprio ieri pensavo anche io al parallelo fra maturazione della frutta e dell' uomo. E' incredibile. Questi tuoi nuovi post sono un vero nutrimento.

Rodrizio ha detto...

cazzo perchè invece io pensavo solo ai meloni e alle pere?