I buoni vincono sempre. I cattivi mai, e se per caso questo dovesse succedere, si tratterebbe soltanto di un espediente narrativo escogitato per mostrare caratteri e situazioni altrimenti invisibili. Il mondo agognato dall'antagonista resterà sempre un luogo utopistico, un punto di fuga verso cui tendono le sue rapine in banca e le minacce all'ordine pubblico. Diventiamo supereroi e subito ci tocca fare la nostra scelta: eroe o cattivo? Siamo pragmatici: guardiamo le statistiche. Se saremo dei buoni, ci aspetta una lunga sequela di scontri, di pugnette mentali, di riflessioni sui nostri doveri e sulle nostre responsabilità. Sarà quel che sarà, soffriremo e soffriremo ancora, ma vinceremo, alla fine vinceremo sempre. Bello, ma non positivo, non felice e non consolante. Manterremo lo status quo, respingeremo le cosine maligne di chi, al contrario di noi, ha scelto di battersi per un' idea. Un idea megalomane, caotica, disorientante e catastrofica nei confronti di tutte quelle maggioranze che soffriranno per vedere soddisfatti i vari progetti tra cui ricordiamo governare il mondo, conquistare l'universo eccetera eccetera.
Ambizioni. Si tratta di ambizioni, di voglia di sbattere dolorosamente la faccia contro un muro di clichè secondo cui chi sta bene vuole continuare a stare bene e che per farlo istituisce dei canoni, delle filosofie di pensiero protezioniste volte alla difesa di un "più debole" già perfettamente integrato nella maggioranza e non bisognoso della protezione di nessuno. Gli eroi non migliorano il mondo purtroppo, lo mantengono cosi' com'è: vivo fino a data da destinarsi. Quelli dei fumetti, quelli della narrativa e del cinema non sono Antagonisti ma Cattivi, nati con idee cattive nel senso di inconcludenti, con parodie di idee. Sono pupazzi di antieroi lacunosi ma forti solo per mettere in crisi l'eroe e non il mondo che difende. Ci vorrebbero eroi con idee riformiste, sconvolgenti e malvagie nel senso di perverse rispetto al pensiero comune, di turpi in quanto rivolte a fare il bene per qualcuno di diverso dalla maggioranza. L'Antagonista a cui penso non vuole conquistare il mondo e restare cattivo, ma vuole diventarne a sua volta l'eroe. L'Antagonista che immagino non ha idee che semplicemente ledono al "bene comune" ma che ne sono diametralmente opposte, che appartengono ad una sfera di pensiero inaccessibile a chi si trova dall'altra parte della barricata. Ma sarebbe una lotta tra buoni, una storia verbosa, che non permetterebbe di identificarsi in nessuno, che non permetterebbe di estrarne dei modelli educativi validi come il rispetto per la vita eccetera eccetera. Mi pare lo dica anche Proust: il malvagio assume un comportamento tale mentre nel suo cuore immagina, facendo quello che sta facendo, di punire egli stesso un malvagio. Ma allora che cosa otterremmo, con questi sofismi? Dove andrebbero a finire le furie inconcludenti di un villain come si deve, dove potremmo leggere di scontri apocalittici, di regni spezzati dal tradimento, di grandi poteri e di grandi responsabilità? Non meritiamo una vita contemplativa: un uomo non vive di solo pane. C'è spazio per il divertimento, c'è spazio in abbondanza.
1 commento:
bello, davvero bello
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