martedì, settembre 16, 2008

El polveron (come fare un post senza scriverlo)

Adesso un attimo che vado a farmi la barba.
Eccomi. Ci ho messo poco o tanto? Boh, chiediamolo all' I Ching.
Dov'ero rimasto? Ah ecco, stavo parlando di come io ed Irreprensibile abbiamo convenuto su come sia poco consigliabile abusare delle doti oracolari di un oracolo. 
Ma la tentazione! La tentazione è forte capite? Uno è li' cosi' indeciso, cosi' titubante, represso, dubbioso e timoroso che prendere il primo consiglio che capita gli sembra l'unica cosa da fare. 
Non ne siete sicuri? Chiediamolo ai tarocchi.

Giovedi' 28 agosto internet non funzionava. E' una cosa che negli anni si è ripetuta altre volte, ma non riesco proprio a farci l'abitudine. Sono come uno di quei marinai svedesi che hanno saltato il militare perchè non riuscivano a disintossicarsi da messenger. Sono affetto da quel male che Irreprensibile chiama "la smania di google" oppure "quel-male-che-io-chiamo-la-smania-di-google". La smania di google ti costringe a cercare qualunque idiozia ti passi per la testa. Insomma, stavo malissimo.
Giovedi' 28 agosto, nel pomeriggio, guardo il computer chiedendo a cosa possa servire senza una porta sul mondo. Gioco un pò a space cadet, a spider, a hearts, ma la mia sete non si placa.
Non devo essere intrattenuto ma essere io ad intrattenere gli altri.
Cosi' apro il blocco note e programmo il post del mio ritorno in rete.
In tutta la sua magnificenza, per la serie "come fare un post senza scriverlo", ecco a voi:

Viaggio nel tempo

Edu si sfilò i guanti gialli. Lo giurò a sè stesso, si disse: "non cucinerò mai più a quel modo, cosi' come un pazzo, mentre intanto mi scappa da cagare".
Sorrise, a quel modo beffardo che lo faceva sentire nobile. Dire le parolacce lo faceva stare proprio meglio.
Guardò l'orologio, scuotendo la chioma, che nonostante i primi capelli bianchi dei trent'anni cresceva sempre rigogliosa, come una tettoia coperta dall'edera tutte le primavere.
Guardò l'orologio, pensando: "ora arriva quel minchione" e puntuale come il bruciore alle chiappe dopo che si è mangiato troppo cioccolato, Pisto girò le chiavi nella toppa.
Non gli piaceva la Spagna, ma era contento di essere li', a casa. Posò il basco, un regalo di Edu, sulla cassapanca. "La pendola ticchettava lenta come lo scroto possente di un toro da monta sulla cima dell'Everest", pensò Pisto, con una certa malizia. 
Gli piaceva pensare come in un libro. 
"Si schiari' la voce: Sono a casa! risuonò nell'appartamento in cerca di Edu. Era un bellissimo tramonto di fine agosto, i toreri si cacavano addosso poco distante, in attesa della maschia carica del bovino imbufalito"
No, pensò, mentre posava la cartellina piena di fascicoli pieni di fogli pieni di cazzate, "bovino imbufalito" non suona mica bene.
Edu entrò nel suo campo visivo: altissimo, biondo nonostante l'età, con qualcosa di nobile nell'aspetto: doveva aver detto parecchie parolacce durante la giornata.
"Come è andato il lavoro, merda secca?"
"Bene bene"
"Sono irato"
"Lo vedo...hai litigato ancora con la signora Pelotas? Quella del terzo piano?"
"Ma và! Che cosa dici! Sono irato con noi..."
"Con noi? In che senso? Oh no...ancora quella stupida storia"
"Non è una storia stupida Pisto! L'I Ching aveva detto di non andare a vivere insieme! Aveva detto di no e noi ce ne siamo sbattuti! Abbiamo fatto una cazzata e abbiamo fat"
Pisto lo guardò pieno di dolcezza.
"No Edu...abbiamo fatto bene..."
Lo strinse nel suo piccolo, caldo abbraccio.
"...abbiamo fatto bene a sposarci"

La folla esplose in un boato fiammeggiante, mentre il torero entrava nell'arena.

1 commento:

Anonimo ha detto...

sei solo invidioso del nostro amore