sabato, novembre 30, 2013

La similitudine delle teorie

Sorvolare un oceano in bottiglia deve essere un'esperienza indimenticabile, sempre che l'oceano in bottiglia sia fatto bene. Non basta riempire d'acqua salata una bottiglia, come non basta rimpicciolire fino a riuscire ad entrarci.

Un tempo avrei acceso la televisione, oggi apro il browser. C'è un video che mi interessa, ma non ricordo quale sia. Forse perché è qualcosa che non esiste ancora. Ripasso mentalmente gli eroi del mio tempo.
Nel mucchio, figurano non pochi ex-eroi, gente morta. Un paio: James Dean, Gandhi, Rino Gaetano, Che Guevara, Marx, John F. Kennedy, Tupac.
Ecco un buon esempio: nel 2012 l'ologramma del rapper appena citato (morto nel 1996)  duetta con Snoop Dogg sul palco. Cosa significa? Che siamo diventati bravi a conservare i nostri miti e con questo ad imporli alla generazione successiva. Se si pensa che questo succede -seppur in misura minore- sin dall'esistenza degli spartiti, bisogna ringraziare se Beatles e Led Zeppelin non siano stati mummificati e venerati come tangibili oggetti di culto più di quanto non venga fatto oggi.

Nell'arte come negli altri campi, la comunicazione e la capacità di comunicare ci ha resi in grado di descrivere in modo sensorialmente preciso le cose che ci piacciono, rendendole replicabili e ri-vivibili. La rottura della quarta parete nello spettacolo non consiste nella coscienza dello show di essere tale, ma nell'acquisizione della capacità di comandare la reazione dell'audience mediante una serie di interruttori. Lo spettacolo si è trasformato in una scienza esatta e la platea, globalizzandosi, è diventata l'unico laboratorio; rendendo di fatto l'esperimento ripetibile all'infinito.

Rivolgendosi ad un'unico destinatario, anche lo spettacolo si è dovuto modificare, adattandosi alla globalizzazione. Come per l'oceano in bottiglia, anche questo ha dovuto cambiare qualcosa per poter continuare ad essere se stesso. Io non so se la ragione sia effettivamente questa, ma se qualcosa è cambiato è stato anche attraverso il congelamento di alcuni canoni particolarmente efficaci. Anzi, forse il cambiamento è stato proprio il non cambiare: perfino le principesse sono rimaste le stesse, trasposte perfettamente dagli schermi del 1937 alle cover degli iPhone del 2013.

Io non sono un paranoico, almeno per quanto riguarda il funzionamento del mondo sociale nel suo complesso: non credo che esista un burattinaio che possa aver previsto una simile reazione, credo piuttosto che siamo noi ad aver creato qualcosa di troppo bello e troppo duraturo da impedirci di distaccarci e disilluderci quel tanto che basta per creare qualcosa di nuovo. Siamo innamorati degli stessi identici eroi dei nostri nonni e dei nostri genitori, attraverso letture ed interpretazioni praticamente immutate. Ma questo narcisismo che trascende i confini del buongusto temporale, quanto potrà durare? Io non voglio che Dragon Ball sia visto dai bambini tra gli 11 e i 15 anni per i prossimi vent'anni, anche perché lo considero una cosa mia, ed in quanto tale credo di voler mantenere l'egoistico primato che tutte le generazioni dovrebbero poter provare.

Ogni volta che qualcosa di nuovo ci fa schifo per via del confronto con il vecchio e non per via del gusto artistico che il vecchio dovrebbe averci aiutato a sviluppare, facciamo del male a noi stessi e alle persone che verranno dopo di noi.

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