sabato, febbraio 02, 2013

Krating Daeng: metamorfosi dell' operaio

 
Un operaio postmoderno, postindustriale e forse anche postoperaio ascolta "Quella notte davanti alla bussola" con qualche compagno; si sono trovati tutti alla società di mutuo soccorso che domani chiuderà per sempre.

Quella notte davanti alla Bussola
nel freddo di San Silvestro
quella notte di Capodanno
non la scorderemo mai.

Arrivavano i Signori
sulle macchine lucenti
e guardavano con disprezzo
gli operai e gli studenti
.
Le Signore con l' abito lungo
con le spalle impellicciate
i potenti col fiocchino
con le facce inamidate.

Eran gli stessi Signori
che ci sfruttano tutto l' anno
quelli che ci fanno crepare
nelle fabbriche qui attorno.

Son venuti per brindare
dopo un anno di sfruttamento,
a brindare per l' anno nuovo
che gli vada ancora meglio.

Non resistono quei compagni
che li han riconosciuti
ed arrivano i pomodori
ed arrivano gli sputi.


Non parlava mai del suo lavoro. Un operaio non ne parla. Poi coi suoi amici no, alcuni erano anche dei pezzi grossi, non ne parlava mai.
Non era solo questo, era anche educazione, aveva una naturale propensione per il non occupare troppo spazio. Ma se gli facevi qualche domanda lui ti rispondeva. Sempre per educazione. Che era un po' faticoso, ma era il suo lavoro. Compagno Ceccanti.

Per difendere gli sfruttatori
una tromba ha squillato
quando già i carabinieri
hanno corso ed han picchiato.

Come son belli i carabinieri
quando picchiano con le manette
i compagni studenti medi
dai quattordici ai diciassette
.
Non la smettono di picchiare
se il colonnello non alza un dito
sono l' immagine più fedele
del nostro ordine costituito.

Già vediamo i carabinieri
che si stanno organizzando
per iniziare la caccia alluomo
con pantere ed autoblindo.


Compagno Ceccanti non era uno yes man, un sottomesso, uno alla giapponese; era soltanto educato, troppo educato per la sua posizione sociale. E infatti era la prima cosa che saltava all' occhio, conoscendolo. Non era per via della famiglia, nè per quella che alcuni chiamano la dignità del lavoro: era così per inclinazione.

Non possiamo andare via
né lasciare i dispersi
siamo ormai tagliati fuori
per raggiunger gli automezzi.

Decidiamo di resistere
e si fan le barricate
sono per meglio difenderci
dalle successive ondate.

Dalla prima barricata
alla zona dei carabinieri
sono circa 40 metri
tutti sgombri e tutti neri.

Quando cominciano ad avanzare
uno di loro spara in aria
i compagni tirano sassi
per cercare di fermarli.


Era l' ultima notte, sull' insegna sbiadita un prosaico Società di mutuo soccorso;  aveva quell' odore di ideali calpestati e di regime accarezzato. Ci avevano provato a chiuderla, almeno due o tre volte in settant' anni. Non c' erano riusciti, loro, i padroni. Ora chiudeva senza combattere perchè non c' erano più operai. A parte quel Ceccanti, operaio specializzato, e altri due o tre.

Loro si fermano un momento
poi continuano ad avanzare
non è più uno soltanto
sono in molti ora a sparare.

Dalla prima barricata
vediamo bene le pistole
ma dalla seconda i compagni pensano
che siano colpi di castagnole.

Ci riuniamo tutti insieme
alla seconda barricata
e gli sbirri tornano indietro
vista la brutta parata.

Ancora un' ora di avanti indietro
noi con i sassi loro sparando
e tutti crediamo che sparino a salve
anche da dentro un' autoblindo.

Ma ad un tratto vedo cadere
un compagno alla mia destra
in ginocchio con un buco
ed il sangue sui calzoni.

Mi volto e grido "Sparan davvero!"
e corro indietro di qualche passo
due compagni portano a spalle
il ferito alla gamba.


Era educato. E non sapeva dire di no alle persone che amava. Lei prima fra tutte; lei che quasi certamente lo tradiva. La storia andava avanti da un po'. Si faceva bella e usciva. Esco con le amiche! Si faceva bella, come si usa dire, ma lui non poteva accorgersene perchè l' aveva sempre vista bella. La coglionaggine del cuore. Lei, manco a dirlo, non era niente di che: era una di quelle donnette sciape, che ad un casting per un romanzo di appendice vengono scelte per qualche ruolo secondario del quale nessuno si ricorda. Sono le stesse che nella loro banalità, e non perchè particolarmente laide, fanno storcere la bocca in disprezzo al lettore più sensibile.

Correndo forte sulla strada
con alle spalle i carabinieri
vedo Ceccanti colpito a morte
trasportato sul marciapiede.

Malgrado gli sforzi per aiutarlo
è difficile trovar soccorso
mentre gli sbirri ti corrono dietro
e non ti danno un po di riposo.

Trovata un' auto utilitaria
e portato via Ceccanti
non ci resta altro da fare
che scappare tutti quanti.


Accontentarsi era sempre stata la sua filosofia; ma attenzione. Non accontentarsi di cosacce da poco, accontentarsi delle cose che aveva scelto. Il fatto è che lui voleva vivere sereno e il suo salario da operaio specializzato glielo consentiva. Anzi ci poteva mantenere una famiglia. Meglio di tanti laureati. Aveva iniziato a lavorare a sedici anni dopo le professionali. Questo lui lo sapeva: ed era pronto a chiedere scusa.

Forse alla Bussola per questa notte
i padroni si sono offesi
loro che ci offendono e che ci uccidono
per tutti gli altri dodici mesi.

Sarebbe meglio offenderli spesso
e non dare mai loro respiro
tutte le volte che lor signori
capitano sotto il nostro tiro.

E a questo punto mi sembra opportuno
fare qualche considerazione
sulle diverse brutte facce
che ci mostra oggi il Padrone.

Lui ha i soldi per comprarci
il lavoro per sfruttare
i suoi armati per ucciderci
la Tivù per imbrogliare.

A noi non resta che ribellarci
e non accettare il gioco
di questa loro libertà
che per noi vale ben poco.


Era più o meno questo che gli passava per la testa quell' ultima notte alla società, mentre guardava gli amici. Con quella faccia che non si può dimenticare: quella faccia triste da chi a nascondino usciva sempre ultimo per liberare tutti e rimaneva fregato.

4 commenti:

L' Irreprensibile ha detto...

auto utilitaria

api operaie ha detto...

unisciti a noi

Anonimo ha detto...

chi mi aiuta a trovare la ragazza della foto

sono le 6 ha detto...

ma Luca era gay