venerdì, gennaio 18, 2013

L'uomo dietro Holiday Djinn

Il disco che comporrei si chiama Holiday Djinn. La parola Holiday non è un retaggio di sprecata cultura esterofila, anche "vacanza" non è male, ma Holiday in inglese viene dall'unione delle parole sacro e giorno. La vacanza è un giorno sacro, un concetto che mi piace. Djinn è invece un termine arabo che indica esseri soprannaturali capaci di qualsiasi cosa. Sì, Djinn l'ho anche scelto perché è un termine esotico ed inusuale.

Rischio di perdermi nel cercare di esprimere sinceramente e con parole quello che ribolle in questa mente. Io credo si possa, da qualche parte nel profondo, sfuggire alla logica a due che equilibra la chimica del corpo con il libero arbitrio dell'anima. Scegliere di perdere, una volta tanto, una battaglia dolorosa e sofferta a favore del proprio avversario. Deporre le armi, non alla ricerca di una strategica clemenza, ma per il maggior bene del proprio prossimo.

Fate la carità: come abbiamo potuto legare la massima virtù teologica alle nostre conchiglie senza valore se non per bisogno, per mancanza di una vera carità? C'è un punto in cui gli uomini devono cercare di esprimere qualcosa che possono udire soltanto dentro se stessi. Non è la tintinnante campana che definisce la fine della libertà dell'altro, quella stessa campana della divisione che faceva piangere i Pink Floyd, tantomeno il solitario sospirare della propria giustizia.

Ogni giorno è il giorno sacro del potere, in cui ogni scelta è possibile, in cui l'effetto lenitivo del lavoro sulla vita si rimpicciolisce fino a svanire. Come può aiutarci un'intelligenza da cruciverba in questa titanica impresa? Ci si può comportare come santi senza esserlo?
Queste sono reminiscenze di domande più vaste che sono germogliate dentro di me in treno, nel silenzio creato dalla presenza di altri come me. Domande che muoiono come muore il soffione all'abbandono dei semi, perché già mentre vengono formulate per essere scritte decadono in poco meno che lettere.

Infine cercare di sorridere, non per riflesso nervoso, per prassi o per malizia, non per celebrare un successo o l'orgasmo, non per specchiarsi nel rassicurante tendersi dei muscoli facciali: sorridere per sorridere salutando noi stessi nella trascendenza.

3 commenti:

Anonimo ha detto...

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Anonimo ha detto...

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