martedì, luglio 17, 2012

Come se lontanamente volessi ricordare i titoli lunghissimi dei film di Lina Wertmüller

L'altra notte ho sognato un mare pieno di meduse. Oggi osservavo che sarebbe ben stupido, da parte di una medusa, se con tanto mare andasse a nuotare proprio dov'è sporco.

'Dimenticate una cosa alcalde...' borbotta il sergente Garcia, alzando un dito grasso. Ma cosa dico grasso? Il problema della nostra generazione è che abbiamo dimenticato tutto della modulazione. Non usiamo frazioni: un peso, una misura. Un dito grassoccio. Quello che viene alzato è un dito piuttosto grassocio e unto. Di patatine fritte condite con formaggio giallo e cipolle rosse. Che accostamento.

"...di mondo ce n'è uno solo!"
L'alcalde sogghigna mentre a voce alta mi scappa di dire: 'Cambiate canale?'
Tutti si girano verso di me e solo ora, solamente ora, noto le sbarre.
Che mi separano dall'alcalde, dal sergente Garcia, da tutti, da Bernardo. Buon Bernardo.

Non solo l'alcalde urla, tutti urlano: giustiziatelo. Con un guizzo esco dalla cella e salto giù dalla finestra, ma nella collutazione che precede la mia fuga aerea mi strappano mascherina e guance con pizzicotti infuocati. E' il tramonto oppure è il tramonto, ma ancora quello di ieri. Sono stanco. Corro, ma correre non basta: devo correre al mare. Di mondo ce n'è uno solo, ma questo nessuno se lo ricorda. Per questo tutte le manifestazioni più rarefatte delle emozioni si sono perdute? Perché le diluiamo in più spazio di quanto effettivamente ne esista? L'aria condizionata mi ferisce, ma è pur sempre meglio dei pizzicotti.

La mia mascherina. Dove vado senza mascherina? Stanotte se non trovo un buon hotel dormo sotto quel cactus, se solo fosse un cactus quell'albero di Joshua. Ma invece delle dune vedo delle onde: ecco il mare. E' di un blu amaro e senza riflessi, quasi turchese o viola.
Guardo più attentamente: il mare è viola di meduse.

1 commento:

Anonimo ha detto...

L'estate ti fa male