domenica, luglio 18, 2010

il vasino di pandora

Ristorante con grandi speranze e personale educato.
Si deduce che siamo in Europa; lontani dal Mediterraneo, a giudicare dall'ora di cena.

Due coniugi siedono nel soppalco, sorbiscono un passato che manca di sale perché lo chef, in testa, ha solo la figa. Pasteggiano con vino rosso, allungato dal figlio del proprietario che spera, facendo la cresta sulle bevande, di comperarsi una moto. Sogna passeggiate notturne.

Il ristorante è stato consigliato alla coppia da un comune amico e ne sono, per ora, soddisfatti. Di lui si può dire che sia un puttaniere; di lei che sia stata una baldracca, da giovane.
Ci sono stati tempi difficili, ma la pazienza e la vergogna hanno cancellato le incomprensioni che in passato avevano rischiato di rendere la loro una casa desolata.

Ad esempio nessuno dei due ricorda del giorno in cui lui rincasando le aveva teso una pistola, chiedendole di sparare. Non ricordano più il fatto, tanto meno il motivo per cui si fosse giunti a quel punto. Il ricordo più vicino a quell'evento è di proprietà di un antiquario e della sua bottega, dove la pistola giocattolo era stata comprata.

Sentono le campane: è il cellulare di lei.
Inforca gli occhiali e risponde al figlio maggiore, che vive in un altra città.
La conversazione si avvolge intorno a tutto il dolce, così cattivo da far cambiare idea al marito circa il ristorante: si ripromette di ricordarsene e di non venirci mai più.

Quando escono, le luci dei lampioni tremano nel tramonto come patti con i fantasmi della memoria.

3 commenti:

roderdizio ha detto...

siamo io e irreprensibile

irreprensibile ha detto...

Non mi piace. Troppo moravia e cazzi in bocca.

signor domanda ha detto...

mai provato a leggere un moravia nel cesso della stazione e a tenere dei cazzi in bocca sul comodino?