martedì, dicembre 08, 2009

Il P. del Q.

Essere o non essere, pomposo post per il quinquennio.

Le carte dei Tarocchi, come le lame di un frenetico multiplayer di GoldenEye, si sono piantate nei miei occhi: sono la lente che Ermete T. Marra mi ha prestato per scrivere questo post.

Notte densa di spunti: pericolo di divagazione, speranza di non buttare via niente. Come l' ottimo macellaio quando scanna la bestia taglia in modo da non sprecare carne, così l' Irreprensibile quando si trova immerso nella nube densa dell' ispirazione. Ma il pensiero non è solido come la carne, è liquido come il sangue. E scaturisce dai monti della Luna con dolore, nel chiaroscuro della luce rubata. Due bestie che leccano il sangue, un oscuro presagio. Non è la luce adatta per cercare la Verità, è una luce rapita al Sole, che suo malgrado confonde. Laggiù si intravede un sentiero.

La verità è solo metaforicamente questione di illuminazione; le pagine di Diritto dell' Unione europea sono ben illuminate, ma questo ha poco a che fare con la chiarezza. Non scordiamo poi l' esempio illustre di cecità e saggezza, Omero: fra le altre cose ci ha raccontato che ha ragione chi vince. Virgilio che ha fortuna chi fugge: con questi precedenti vedo poche possibilità di redenzione della coscienza collettiva italiana.

Quando si parla di verità bisogna essere scettici. Ognuno ha la sua verità. E se è vero che la Verità è una sola, ognuno ha il suo modo per raccontarla e per giungervi. Nella sagra dell' Arte abbiamo scrutato con sospetto alcuni celebri esempi di nesso fra pornografia e arte. Abbiamo parlato di arte e di peccato. Abbiamo trascurato in larga misura la Verità, considerandola come espressione valutativa: il vero buono, il falso cattivo. Ciò non poteva durare a lungo, perchè a forza di calunniare, mentire, sbeffeggiare, inquisire, castrare, sminuire, mal interpretare, finisce sempre per scaturirne una verità. Di solito in effetti la Verità è ingombrante, e si mette di mezzo.

La sagra dell' Arte, capolinea:
La verità sul mito di Edipo, e altre storie. Macroscopiche analogie.


Il vitello d’ oro. Frankenstein.
L’ uomo che crea, e creando pecca. Crea un’ immagine e la adora:
idolatria.
Edipo! Tu non esisti, questo il Vero!
Tua madre! Donna antica! Artefice del peccato originale!

Ti ha creato, ti ha amato e con te ha procreato.

Ha creduto in una sua creatura. L' ha messa sopra di sè. Ecco l’ orrore.
Il caso del vitello. Il popolo che lo creava lo credeva dio, a lui si raccomandava. Frankenstein: l’ artefice del mostro lo pensò per il bene dell’ uomo.
Tutto può essere facilmente sintetizzato con l' espressione: la creazione come peccato; la creazione è peccato perchè solo il dio può creare. Ecco la spiegazione del perchè l' Arte, creazione allo stato puro, spesso è stata additata come peccato.

La pornografia non centra nulla, avevamo preso un abbaglio, è un incidente di percorso. La pornografia è la degenerazione dell' Arte, il germe che distrugge la tensione al sublime: non sfiorerà più i picchi dell' Olimpo ma si fermerà a descrivere l' uomo come bestia.
Ecco la triste verità, il vero peccato e la falsa arte.

L' ultima domanda, la Domanda: a torto o ragione, secondo quanto appenda detto, l' arte può essere considerata peccato?
A torto!
La censura della creazione individuale nasce da un fraintendimento, da un superstizioso eccesso di cautela: Il dio va inteso come il nostro se' più profondo: il creativo, il mago, il bagatto.
Appena in tempo: e pensare che stavo per fare di iPiroga una pira.

Auguri iPiroga, hai compiuto cinque anni, stai diventando Arte.

3 commenti:

pico de paperis ha detto...

merita il primo premio

Anonimo ha detto...

non si influenzano i giudici

Anonimo ha detto...

clap, clap, clap.