sabato, giugno 20, 2009

l'accumulazione come figura retorica

...e lui, che aveva capito male, restò sulla montagna per tre anni.
Fu cosi' che per la prima volta, l'Incertezza approdò sulle sponde granitiche ed opache del suo pensiero adolescente e chiese: quale è stata la tua colpa per tutto questo?
Zio Peperone osservò il freddo della montagna e l'infertilità della roccia e disse "della mia colpa sa il guanto toccato senza permesso"
Comparve allora l'Irrequietezza, tingendo di miraggi gli orizzonti della sincerità del suo pensiero e domandò: tu espii già la tua pena nella lontananza da casa e guardati, sei solo un bambino, prendi questi tuoi piedi e monda le tue colpe là dove il tempo è più mite e la terra reca frutto.
Egli scrutò ancora una volta l'impenetrabilità della montagna e l'incomunicabile alienità della roccia e rispose all'Irrequietezza: "fui imputato e non giudice, accetto la pena in tutte le sue forme cosi' come accetto la legge di natura"
E l'Incertezza e l'Irrequietezza ritornarono da dove erano venute, contente soltanto del fatto che le loro domande avevano generato una risposta.
Ma venne un terzo visitatore che pose a Zio Peperone una terza domanda, a cui questo non seppe dare risposta diversa dallo scendere a valle quella stessa sera...

1 commento:

Anonimo ha detto...

era la libido