sabato, novembre 01, 2008

Una resistenza al regime

Interno borghese, sera, tremolanti luce al neon, rumore di playstation, odore di sugo: un'appartamento come tanti.
All'improvviso suona il citofono: un suono insolito, come quando nel locale di periferia ordini incautamente un black russian.
Marito si alza, chiude Repubblica con un colpo di mouse, è in piedi. Si avvia a passi misurati verso l'ingresso: è un uomo rispettato.
Alza la cornetta, preme un pulsante, dice: Pronto.
Anche Moglie dice: Pronto, là in cucina, scolando la pasta.
Marito assume un'espressione grave, aggrotta le sopracciglia mentre il pomo d'Adamo cerca una sistemazione migliore, poi si rischiara, le pupille si allargano, le rughe della fronte si distendono verso la pelata incipiente: è felice. Chissà cos'ha sentito, dall'altro capo del filo.
Quando arriva in cucina non è più felice, è euforico: la camicia magenta è vistosamente pezzata di sudore, le mani gesticolano frenetiche col telecomando del garage, quello col portachiavi di Italia 90.
Moglie, Bambino e Bambina sono seduti a tavola, lo guardano in piedi sulla soglia della cucina, il loro rispetto per lui è granitico.
Bambino è un cacasotto e teme tutto quello che non capisce, vedendo il padre paralizzato dalla gioia chiede: 
"Papi, chi era al citoforo?"
Marito si desta come da un pensiero proibito, cerca le parole più volte, senza trovarle, Moglie lo esorta, adesso anche lei è preoccupata.
Finalmente Marito se la sente, è pronto a parlare:
"Cazzo ragazzi ci siamo! Era Giovanni Rana, che proprio adesso sta salendo le scale: stasera offre lui! Mamma, butta la pasta, per cena stavolta mangiamo qualcosa di buono!"
E la cucina esplode in grida di festa.

1 commento:

Anonimo ha detto...

triste..