sabato, luglio 05, 2008

la parabola della bomba atomica

Riccio, riccio riccione.
Ricco e povero, ricchione e ricci pasticci.
Ogni riccio un capriccio, capri caprese e calabria.
Nome di panino, nome di città.
Ti tiro il belino, mi butti la rumenta?
Le alpenlibe e quel buon sapore di videoregistratore, che tanto non sentiremo mai più.
No, non prendetemi per un sentimentale solo per le cose che dico adesso: la pasta con le sarde, una cena etinca intervallata tra tre mani a tressette, per primi i numeri primi.
Per ultimi, i deliri logopedici di un uomo felice.

Avere avuto un'avvenire non era un vero affare: ero irato.

2 commenti:

Anonimo ha detto...

ti piace il cazzo a te baro

Anonimo ha detto...

bonfanti