Lo guardo a lungo quel cellulare, lo schermo verdino con i suoi caratteri neri e grossolani mi riporta indietro nel tempo. Quante cose abbiamo fatto insieme, prima che ti spegnesse l'acqua della pioggia, come un pompiere paranoico che vede il fuoco anche dove non c'è. Quante cose abbiamo fatto insieme, quante volte abbiamo dato buca agli amici.
Ero li', incerto se dirgli che non sarei venuto, o che non sarei andato, che sarei stato libero per poco e che quindi preferivo restare al calduccio piuttosto che stare in giro pochissimo, e tu mi sei venuto incontro, con i tuoi modi garbati e distaccati proponevi la scusa della lontananza e dell'impossibilità tra due persone di comunicare a grande distanza. Quante volte mi hai aiutato anche solo col tuo silenzio che no, non andava comprato, ma bastava spegnerti. E tu, nel sonno dei tuoi circuiti, attaccato come al seno materno ad un piccolo trasformatore, saresti stato piacevolmente colluso alle mie inadempienze di amicizia. Eravamo amici io e te, mentre in modo non poi cosi' imperdonabile, ero un pò meno amico di chi richiedeva la mia presenza. E poi diciamocelo, da buco a culo il passo è breve, sia con l'alfabeto che con la ragione. Se dai buca non dai il culo, e se dai il culo un buco lo dai, ma è un culo di mulo, un culo sporco, disponibile ma tremendo, un culo amico, che si avvicina solo per permetterti di capire quanto faresti bene a declinare il tuo stesso invito.
In definitiva? Non si dà buca agli amici o per lo meno trovatevi una scusa decente.
1 commento:
quel nido del cuculo
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