Il display recita: medico, divorziato, hai un gatto.
Non riesco ad immaginarmi con un gatto e mi chiedo cosa compaia sul display dall'altra parte del filo.
Dietro ho una lunga fila di uomini e donne come me, in attesa di passare il loro tempo appesi a questo telefono dell'anteguerra. Facce stanche, morte di noia. Occhi distratti oltre una misura che nemmeno gli schermi che li illuminano riescono a colmare. Non siamo più abituati a stare in fila ma il bisogno di accedere a questa nuova invenzione è più forte di qualsiasi pretesa di comodità.
Una questione di domanda ed offerta.
Una questione di domanda ed offerta.
Sento respirare, ma non risponde nessuno.
Pronto? Ancora niente.
Riattacco.
Ho ancora qualche minuto, non è possibile che nessuno mi risponda.
E' la settima volta che vengo qui senza che mi risponda nessuno.
C'è una leggenda metropolitana secondo cui l'inventore del telefono interdimensionale, a metà degli anni '90, consegnò la sua invenzione ai governi mondiali con la preghiera di farne un uso migliore del suo. Pochi giorni dopo, prima che quelli capissero cosa avessero ricevuto, il vecchio morì senza lasciare una sola spiegazione della sua invenzione.
Stavolta il display mostra: professore, non abiti più in Italia, ti piace pescare.
Davvero, chissà cosa dice di me il display dall'altra parte. Non riesco ad immaginare cosa possa spingerli tutti a non rispondermi niente. Nemmeno un "pronto"; sono un vero cafone.
Passarono lunghi anni durante cui i governi mondiali, in gran segreto, cercarono di capire come trarre un profitto da quel telefono magico che permetteva di parlare con una versione alternativa di sé stessi. Tuttavia, il tempo passava senza che si riuscisse a capire come costruire una fortuna da quella miriade di informazioni. I coriandoli di realtà provenienti dalle altre dimensioni non erano che parti di un tutto già avvenuto, troppo diverso dal nostro per potersi rendere utili nella pratica.
Rispondi.
Niente. Un altro buco nell'acqua di un'altra dimensione.
Esco dalla cabina per lasciare il posto ad una ragazza col raffreddore.
Finalmente, dopo essersi arresi all'incapacità di capire la teoria alla base del telefono interdimensionale, i potenti della terra si limitarono a replicarlo per installarne tante copie in tutto il mondo e permettere così ad ogni essere umano di misurarsi con le versioni alternative di sé stesso. C'era chi lo definì un "pericoloso benchmark psicologico" e chi disse che "rendeva inutile vivere", ma in definitiva il telefono interdimensionale non cambiò molto la vita degli esseri umani.
Alla fermata dell'autobus incontro di nuovo la ragazza col raffreddore che stava dietro di me nella fila. Guarda nervosamente lo schermo del telefono, confusa.
Ho voglia di fare due parole.
- Ciao, le dico. Cosa raccontano le altre te?
Lei fa spallucce.
- Non lo so, stavolta è stato strano. Di solito venire qua mi serve, mi chiarisce le idee. Sai no?
Faccio un cenno per annuire, come se avessi idea di quello che mi sta raccontando. In questo momento vorrei essere lei.
- Però stavolta è stato molto strano. Sul display c'era scritto solo: "non rovinare tutto". Ho letto quelle parole e non ho più saputo cosa dire. Sono rimasta ferma lì, mentre dall'altra parte continuavo a ripetere pronto? pronto? come un pappagallo isterico. Così ho buttato giù. Secondo te cosa vuol dire?
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