giovedì, giugno 23, 2011

Contingenze elementari (ottava parte)

Le disse che sì, sarebbe venuto.
In fondo non usciva da un pezzo, conoscere qualche persona nuova lo avrebbe stimolato.
Lei gli promise che sarebbe stato molto interessante, e divertente.

Era molto più sollevata ora che aveva avuto la certezza, tramite altre vie cui accennò sommariamente, che il killer di mezzogiorno non potesse essere sua sorella.
Considerò solo in quel momento, allacciandosi un consumatissimo orologio ocra al polso, l'orrore di un simile sospetto.
Non avrebbe mai potuto credere una cosa simile della sua, di sorella.
Tra i due immaginava di essere lui quello più portato per l'omicidio.

La villa era proprio come se l'era immaginata, la festa un pò meno. Invitati da tutto il mondo arrivavano ad ondate su larghi motoscafi retrò, che si avvicendavano al pontile con la lentezza millenaria di rettili tropicali. Intavolò interessanti conversazioni con alcuni volti noti: ex compagni di scuola della sorella. Temette di annoiarsi, continuando a pensare al fatto che in realtà non conoscesse nessuno.

Sapeva che la famiglia cui lei apparteneva era potente, ma aveva sempre associato la cosa a qualche distante lingotto d'oro incatenato nelle profondità di una banca europea piuttosto che a quella che ora si mostrava come celebre, indiscussa influenza. Si sorprese di aver avuto con quella donna, ora impegnata in una conversazione sul tempo con giovani ereditieri d'oltreoceano, un contatto banale come quello telefonico. Ripensò perplesso al biglietto infilato sotto la porta.

Passò il tempo tra una tartina ed un drink vergognandosi per la mancanza di osservazione che aveva dimostrato a se stesso. Non che lei gli avesse celato lo sfarzo dell'evento, era stato piuttosto lui a non ascoltarla, relegando nella propria mente il dialogo alla sfera lavorativa.

Fu avvicinato, mentre prendeva tempo guardando l'ora, da un uomo poco più giovane di lui che lo riconobbe chiamandolo per nome. Il tizio, presentandosi come Junior, disse di aver sognato i suoi sogni, di averlo seguito, di averlo quasi studiato. A sentir lui le variazioni erano l'evento onirico dell'estate.

Da lì, il discorso si sciolse in questioni che riguardavano in modo sempre meno nitido il suo lavoro.
"Ciò che mi sconvolge di più è come le cose più orribili vengano sempre fatte da chi all'inizio non voleva nemmeno sentir parlare della cosa."
Junior si schiarì la gola, comprendendo implicitamente di trovarsi di fronte ad un attento ascoltatore.

1 commento:

un Namecciano ha detto...

Junior detto anche Piccolo