Sono sempre stato un avanguardista, anche adesso per esempio, sto già scrivendo la nona riga.
Nacqui in una famiglia benestante molto tempo prima che l'essere benestanti fosse di moda e diventai anche pelato prima di tutti gli altri.
All'età di diciannove anni andai all'accademia delle belle arti, ma anche questa volta la mia stessa avanguardistiezza (come in seguito, io stesso, la definii) mi anticipò: andai all'accademia, ma per insegnare. Anticipai alcune cose cosi' tanto che alla fine la moda, frustrata, le lasciò perdere.
Le mie opere furono ospitate nel mezzo della foresta nera, aspettando le mostre che nel futuro le avrebbero celate al loro interno: era l'apice dell'avanguardistiezza.
Sulla scia del fervore avanguardista, ben presto mi annoiai e lo scoprirmi nudo come natura m'aveva fatto davanti al personal computer a vandalizzare la mia stessa pagina su wikipedia mi diede da pensare.
Durante sette anni in tibet, mi venne una folgorazione. Infatti uscendo, chiesi alla maschera cosa ne pensava di un artista che affronta simpaticamente la propria morte. Ricevetti la risposta che mi aspettavo.
Il giorno seguente annunciai personalmente la mia morte in diretta televisiva facendo schizzare alle stelle le quotazioni delle mie opere.
Da quel giorno vivo in un piccolo paradiso fiscale, rilasciando quà e la interviste dall'aldilà ("Interviste al dilà dell'al di qua" editore Bomboloni, 212 pagine, copertina brossurata su richiesta) e godendomi l'affetto dei miei cari: ogni giorno che passa è migliore del precedente
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2 commenti:
maledetto carducci
odio ammettere che è un bel libro
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