IPiroga, cazzo di blog, compi diciotto anni.
Ora puoi bere fumare scopare e votare.
Tutti valori che nel tempo sono cambiati.
Tutte cose che tecnicamente non richiedono di avere diciotto anni per essere fatte. Sii sincera: hai bevuto?
Ho come l'impressione che ci sia una graduale presa di coscienza: che non capire un tubo di niente non sia un grande problema e che la dimensione del mondo ed il numero degli umani sia tale da impedirci di comprendere davvero ciò che succede a livello globale senza perdere qualcosa del nostro attuale ideale di umanità.
Mutatis mutandis.
Questo continuo utilizzo delle locuzioni dubitative tradisce probabilmente una certa propensione a rifiutare il rischio, forse considerando già sufficientemente incerta ed inconoscibile la realtà che ci circonda prima ancora di fare lo sforzo di provare a descriverla.
Spiare baldracche alla frontiera cambierà ancora significato in futuro. Mutatis mutandis, finiremo per non possedere più nulla. Assecondando la deriva assimmetrica del turbo-socio-capitalismo-feduale-antiresiliente, saranno i ricchi ad essere sempre i più virtuosi in quanto in grado di acquistare ogni servizio necessario senza dover possedere mai nulla.
Solo i poveri andranno in giro in auto di proprietà, tornando sempre alla stessa casa, avendo (formula odiosa, da prescrivere a breve: la neolingua dovrà presto trovare qualcosa di meglio) dei figli loro.
Credo che manchi poco al primo figlio corporativo. Il primo bambino con un genitore-azienda che cambierà tutori legali ad ogni rinnovamento del CdA. Prego voler giustificare, cordialmente, imperciocché...dichiaro l'Italiano una lingua morta. Vorrei scriverlo sui muri ma dovrei usare l'inglese. I genitori-aziende del futuro dovranno cambiare linguaggio e non solo in merito alla scelta dei termini. Fallito l'esperanto forse si tornerà al latino. Vi faccio io latino? L'impero romano colpisce ancora. Ecco perché tutti ci pensano così spesso. Sotto sotto l'Europa è fatta di nostalgici che fanno ancora il saluto romano.
Ipiroga, in diciotto anni non ho fatto che riempirti di cazzate. Non me ne pento. Non intendo nemmeno intonare un "purificami". Farcirsi di cazzate non è una cosa di cui vergognarsi. La reputo una sorta di rimedio contro il freddo abissale dello spazio profondo. Sì, come isolarsi dal freddo riempiendosi la giacca di carta di giornale: i giornali sono cose così insulse da essere nobilitati da un simile utilizzo. Sono fossili viventi, dinosauri smemorati che non ricordano di essersi estinti. Dodi.
Chiudo gli occhi per ritornare al 1997. Niente. Non un suono, non un sospiro, non un sapore: non ricordo nulla se non ho un telaio su cui ancorare questi ricordi. Molli e sgocciolanti come vestiti tirati fuori da una vecchia lavatrice che non centrifuga più tanto bene. Centripeta, centrifuga: che cazzo mi frega. Essere scurrili è l'ultima forma di resistenza di fronte ad un mondo che cambia in modi che comunque tutti hanno sempre e solo finto di capire, figuriamoci di accettare. Porca puftana, se mi parlano ancora una volta di inclusione mi escludo dal discorso. Cosa minchia pensiamo che sia l'inclusione? Ogni vita è una lotta per la morte degli altri.
Scriverò di nuovo qualcosa di romantico e positivista, ma non questa sera: hai diciotto anni ormai, datti una cazzo di svegliata.
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