martedì, luglio 28, 2020
Gli altri undici
Candela rossa: non si può attraversare, non ancora.
Annusando l'aria, mi accorgo di non farlo mai ed anche adesso, certamente, è solo per posa - per darmi un tono - per non sentirmi stupido nel rispettare gli ordini di una lucina.
I semafori sono uno degli ultimi luoghi delle nostre città ad essere rimasti stupidi. Ci sarebbe il modo di sincronizzarli alla necessità effettiva, al bisogno estemporaneo ed effimero del qui-ed-ora, ma non si fa. L'equilibrio dei tempi tra uomini e macchine è questo e non sarà la nostra generazione a cambiarlo: avremo prima macchine intelligenti di intelligenti attraversamenti.
Questo, intendo questo bisogno di mettere in commercio tante cose per l'acquisto di molti contrapposto alla volontà di produrne poche per l'utilizzo di tutti, significa forse che il cuore del capitalismo batte ancora, forte, nel nucleo frammentato di un occidente che ormai esiste soltanto nei poetici allarmi del giornalismo dei trafiletti, titoli per articoli che non vengono letti nemmeno dai bot che li compilano.
I luoghi stupidi o meglio i luoghi scemi, lo sono in quanto privi di cose da fare. Non rimane allora che osservare sé stessi - pratica pericolosa, sconsigliata, comunque spaventosa nel migliore dei casi - oppure gli altri. Ecco, gli altri. Che individui bizzarri. Sono pieni di cosette inutili, cianfrusaglie che si trascinano dietro nonostante siano sporche e puzzolenti.
Come quella gente che nel 2020 ha ancora un blog, roba da pazzi.
I semafori sono l'occasione per guardarli, magari cercando avidamente due belle gambe in quel mucchio di carne. Ricorda: amare le gambe, ricordarle nei tuoi scritti, non ti rende uno scrittore. Però bisogna notare che tutti gli scrittori, almeno quelli che hanno la pretesa o il bisogno di affrontare i temi dell'eros, scrivono delle gambe. Principalmente, credo che questo accada perché parlare delle tette è considerato infantile e trattare del culo sconveniente, a causa del fatto che lo possiedono sia gli uomini sia le donne. Sì, anche gli uomini hanno le gambe, ma quelle non contano.
Osservare gli altri ti porta a fare considerazioni di questo tipo. In queste occasioni la mente è libera di vagare, curiosa, perché degli altri non ti interessa niente e sei disposto a guardarli come se fossero foglie in attesa di cadere. Così li guardiamo, tutti, i belli e gli storpi, gli avari e i corretti, cullare le loro idiosincrasie come se fossero sacre, come se avessero un valore; mentre per noi sono soltanto un paesaggio, aspettando il verde.
Candela verde: è il momento, puoi attraversare!
Il condizionale del semaforo si manifesta specialmente nella concessione del transito: ti viene data come un'ultima possibilità di rinunciare. A cosa poi?
Mi domando spesso se gli oroscopi abbiano un fondo di verità e la risposta è sempre che la verità degli oroscopi è tutta quella che intendiamo dare loro. Come l'effettiva convenienza degli sconti al supermercato: nel marasma lavico della relatività, conta solo quella che gli attribuisci.
Bisognerebbe leggere gli oroscopi di tutti i segni meno il nostro, cominciando dal Capricorno, ossia da quello che viene letto solo e soltanto dai nati sotto le sue buone stelle, perché tutti gli altri non si sono mai interessati a capire cosa cazzo fosse, un Capricorno.
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