giovedì, dicembre 21, 2017
Il cantico delle congetture
Divergono lentamente, accompagnando la deriva con grandi cenni delle braccia.
Si salutano.
Ci sono delle creature a quattro zampe che li seguono incerti, incapaci di comprendere la separazione fino a che non si sarà realizzata. Allora, sarà tutto ciò che possono conoscere: vera.
Molte culture hanno identificato Sirio col cane. Una secondo sole, solo meno vicino.
Il mercante si gira per richiamare il suo compagno: né fischi né parole, soltanto lo sguardo teso come una corda nello spazio siderale. Si stira, emettendo getti di plasma invisibile, scacciando le pulci e la cattiva sorte. Rotolandosi nella polvere, vecchia amica.
Che c'è, non vieni? Il mercante ricorda spesso la filastrocca secondo cui ai cani fu insegnata la canzone con cui venne creato il mondo. I cani, potendo conoscere solo la verità, l'avevano presto dimenticata. Quindi oggi ne usano solo brandelli, ciascuno quello che conosce. Quando incontrano un altro cane declamano la loro versione: se coincidono, la ripetono fino alla stanchezza. Se no, cercano di correggersi l'un l'altro fino allo sfinimento. Per questo i cani abbaiano.
Il mercante guarda dentro la sua bisaccia: c'è pane per tre giorni ed acqua per due. È la luce di Sirio ad illuminarne i contorni, a definirne l'essenza.
La coppa continua a riempirsi e presto il contenuto straborda: il cane non sa cosa contenga, ma raccoglie ogni goccia.
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