mercoledì, aprile 10, 2013

Ipnocrampo (emisfero boreale)

Guardo meglio il mezzo peperoncino nero che ho in mano: ho davvero mangiato l'altra metà?
I sogni in terza persona non sono poi molto diversi da quelli in prima; a volte si può anche godere del punto di vista di un'ideale, di una forma mentis. Citiamone uno: il liberismo.
La classe operaia, intanto, ti guarda mangiare il peperoncino della morte. A quel punto sei tu che ti senti sdraiare, indeciso se si tratti di un sogno sulla morte o della morte di un sogno.

Anche se mortali, i peperoncini neri non sono propriamente velenosi. Assomigliando i più a dei semi, a gusci di pinoli notturni dagli oscuri riflessi d'ametista. In seconda istanza, ora che il soggetto sognante si è allontanato e sono passati un paio di giorni, il parlamento degli animali-guida formula una nuova versione: il mezzo peperoncino nero ha ucciso il sogno, non il sognatore.

I miei battiti del cuore sono diventati sempre più forti, sempre più forti mentre il cuore scalava la mia gola eppure -ecco!- non sono morto. Anche se lo sapevo che cosa significasse morire. C'è stato un ultimo battito e non sono morto. Quindi era il cuore del sogno? Il sogno del mio cuore?
I cuori, se hanno dei sogni, li realizzano. Ma quello era il cuore del sogno e il parlamento degli animali-guida reputa che sia stato lui a fermarsi.
Io mi sono limitato a stupire, ad essere stupefatto, a commentare: "un attimo, ma questa non è mica la morte!".

Così ci siamo guardati: da una parte io, la banalità, dall'altra il fantasma dell'altra metà del peperoncino.
"Questo deve essere una specie di mondo del sogno lovercraftiano, in cui tutto ha una posizione e un nome ma non un significato. Forse esiste soltanto il terrore. Il terrore della morte, in attesa che anche il terrore muoia. Il terrore della morte è diverso dal terrore di morire. Ma il terrore non può morire."
"Di solito il terrore aspetta l'autobus. C'è il trentatrè barrato, che fa la circonvallazione..."
"Sì, fantasma dell'altra metà del peperoncino nero della morte, hai ragione: di solito il terrore aspetta. Ma non solamente l'autobus."
"No, solamente l'autobus."
"Forse che prendere l'autobus significhi essere provati? Provare a prendere l'autobus. Un'ardua prova. Una prova provata - che il terrore prenda l'autobus? E se si, dove scenderà? - insomma. Prendere a provare l'autobus. Vedere come sta. Un autobus. Al terrore."
"Stona - sospira il fantasma del mezzo peperoncino - come una cipolla intera per soffritto."
"Curioso - replica la tranquillità di alcuni grandi cani - io avevo pensato che potesse stonare come un cambio di tempo in un racconto, un cambio di personaggi, un cambiamento nel modo."
<< Nel modo di scrivere?>>
Esattamente.

Ma allora il ricordo si deposita più facilmente su tutto quello che è omogeneo e morbido. Su ciò che a posteriori si dimostra essere la media, la moda, il minimo comune denominatore delle cose che si sono dette.
Quindi - ogni volta - cosa?
Il ricordo si deposita malamente sulle cose che scrivo, sull'inconcludenza dei ragionamenti giusti, sull'impanatura delle mie conoscenze. L'indecenza della perfezione ha più ragione d'essere della brillantezza dei miei ragionamenti fatti col cuore.

No - non d'essere, ma d'essere ricordata. Come se fosse un fulmine la vedrai fendere la mente del lettore e rimanere impressa come la metà perduta del peperoncino che uccide.

2 commenti:

la mente non conosce la Morte ha detto...

non conosco la morte

peperon nero ha detto...

Il peperoncino verde è un razzista