lunedì, marzo 25, 2013

Il mercante di sogni


Su wiki certe voci vengono rubricate come a rischio “recentismo”: non è un dramma in un post, che per sua natura, soffre di una collocazione contestuale e temporale precisa: data, ora, iPiroga e amenità inerenti. Altro elemento sempre proveniente dal gergo wiki è quello di voce “disambigua”: nel senso che quella stessa parola riguarda diverse voci distinte.

Questo personaggio è affetto da “recentismo” ed è disambiguo: rinvia a uno, nessuno, centomila altri personaggi che hanno un tratto comune: sono infelici.

Non vale la pena di scandalizzarsi per quella che certi parrucconi definirebbero impropriamente neolingua, sentire qualche influsso americaneggiante non è come fare turismo sessuale: non è reato e non è moralmente riprovevole. A scanso di equivoci vale ancora una volta la pena di precisare che disambigua non è la nipote di Mubarak.



Se avesse costruito un ponte monumentale (costruito, non promesso di costruire: differenza di non poco momento), il cordoglio della cittadinanza avrebbe espresso per lui questo epigramma, con tanto di targa commemorativa: “cospicuo mercante”.

Badate, non benefattore o persona per bene.

In fondo cosa doveva fare lui, era un mercante, un finanziere, era uno che oggi non incontrerebbe, temo, la simpatia del grande pubblico; ma comunque era uno che gli affari non li faceva da solo, li faceva con altri, i gabbati, i polli (nel gergo di WS). Art. 1173: il contratto (con gli italiani) è l' accordo di due o, come in questo caso, più parti.

Qualcuno potrebbe ipotizzare la necessità di figure di questo tipo, potrebbe ricordare che esistono anche postini disonesti, potrebbe dire anche che, appunto, gli affari si fanno in due; potrebbe anche ricordare ai forcaioli con la bava alla bocca che se quelli sono polli, loro sono tacchini.

Questo signore sapeva vendere qualsiasi cosa; sapeva comprare qualsiasi cosa ad un prezzo inferiore rispetto a quello cui l' avrebbe rivenduta. Quasi sempre. Speculatore, giocava con gli stati in fallimento, poi quelli fallivano.

Era in grado di sapere tutto, era oltre ogni forma di insider trading, perchè era dio: aveva venduto le azioni Apple la sera prima della morte di Steve Jobs; e quella volta gli era andata male. Come ci aveva patito per quel rilalzo, però se le avesse tenute, quelle stramaledette azioni, sarebbe stato come tutti gli altri, come quelli che non sapevano. Forse poteva anche prevedere quello storico rialzo, ma non restare lì a guardare senza scommetterci su qualcosa.

Invece c' era una cosa che lo faceva imbestialire, ed era il pensiero di un bambino. Di uno scricciolo avido (esistono i bambini cattivi). Quel pensiero lo tormentava fin da piccoletto, quando andava in quella patetica colonia, figlio di patetici genitori operai (baro-torinesi), in cui si faceva il bagno tutti pateticamente insieme cinti da stupide corde di sicurezza: vedendo la luce del sole che si riverberava sul mare era costretto a pensare a tutto quell' oro che non si poteva vendere e che non avrebbe mai potuto vendere.


3 commenti:

il falso baro ha detto...

Ti ho postato addosso: venditi questo

il vero falso baro ha detto...

ti chiedo umilmente perdono

il falso vero baro ha detto...

uniamoci in una rinnovata comunella: non è un caso se abbiamo pubblicato contemporaneamente