domenica, gennaio 27, 2013

Pangramma

Se è vero che i mezzi pubblici sono rimasti la cosa più simile ad un monastero, in cui delle persone condividono silenziosamente uno spazio, allora mi sento più sereno e libero di dire quello che voglio.
Questo post, questo intero percorso, comincia con un SE.
Questo, secondo la logica del mondo, rende inutili tutte le mie parole (la storia non si fa con i "se" e con i "ma") riducendo l'esistenza all'esistente. Fatico tuttavia ad accettare che le ipotesi, le supposizioni e le reinterpretazioni non arricchiscano la realtà, facendo in effetti parte della Storia.

Molti del racconti di Philip K. Dick si concludono. Nel senso che la conclusione del racconto coincide, spesso e volentieri, con la conclusione dell'esperienza della realtà dell'oggetto del racconto, che trascina nel nulla con se tutti gli altri elementi con cui ha condiviso lo svolgersi della storia. Quindi si potrebbe discutere sul fatto che questi racconti, e non quelli che terminano con un laconico "fine", non siano in realtà gli unici finiti davvero. Esistono quindi universi congelati a metà del loro essere, nati da qualcosa e non dal nulla, morti ma ancora esistenti, prigionieri e distanti dal niente cui anelano tornare.

Un blog, iPiroga, I Tre Caballeros, non è poi tanto diverso da una serra in cui le realtà vengono seminate già adulte per poi scomparire, dopo un timido e non letto vagito, pur continuando ad esistere. L'approccio della critica e dell'autocritica conterrebbe quindi al suo interno una sorta di eutanasia delle storie, la cesoia che recide quei rami secchi nati da se e dai ma, che reclamano al pari del fusto la linfa per continuare ad esistere. Un blog, iPiroga, I Tre Caballeros, ha però la possibilità di meta-auto-criticarsi, richiamando eventi passati come futuri, ri-linkando nel nuovo il vecchio ed il nuovo nel vecchio. Re-intepretando, esaminando negli scritti odierni elementi delle loro forme giovanili e viceversa, aggiustando il tiro e ricucendo tanti piccoli strappi nel tessuto connettivo della realtà in un unico squarcio portante.

Come se tanti piccoli addii potessero unirsi gli uni con gli altri per diventare un saluto, se non proprio un addio vero e proprio. Come se le contingenze elementari potessero mettersi d'accordo, rompendo il silenzio che vige tra le coscienze sui mezzi pubblici, generando piccoli fatti accidentali ma premeditati.

A chi mi chiede se tornerà mai il fumetto degli iPiroga rispondo ugualmente che se il futuro è già qui potrebbe essere interessante cercare di capire come lo vivremo e quindi scegliere di viverlo, tenendo aperti i nostri piccoli occhi. Le memorie non vanno traviate ma devono essere libere di esserlo, perché delle indicazioni per non ingarbugliare la matassa della realtà percepita non coincidono con quelle utili a non ingarbugliare la Realtà che se ne frega di essere percepita o meno.

Et cetera et cetera...

3 commenti:

torna il fumetto? ha detto...

eggsattooo

dark ha detto...

quella piccola elite che si chiama i coribanti... eh volevo dire ipiroga

Anonimo ha detto...

non sempre silenziosamente