sabato, ottobre 16, 2010

tre terzi, quattro quinti

Trecentocinquantotto giorni dopo "la logica della trilogia", due anni e sei giorni dopo "Il fantasma dell'Opera Pia", tre anni ed undici giorni dopo "la fiera del male".
Le date sono importanti almeno tanto quanto la distanza che le separa.
In questa quarta parte le parti sono messe da parte. I ruoli sono assegnati personalmente da ognuno, secondo coscienza.
I misteri, che si erano moltiplicati, non sono stati risolti con delle divisioni.
Chi si aspetta delle risposte dalla fine di un ciclo non potrà che porre ottime domande.

Prefazione a cura di Vasco da Gama

La vita della mia mente non ha mai partorito nulla di più vicino ad un fiore di quanto non lo sia il nome con cui lo indichiamo. Forse perché la vita della mente non è una serra, ma un luogo spazzato dal vento del pensiero.
Le viole del pensiero ed i non-ti-scordar-di-me non aiutano certamente un'impollinazione ideologica più di quanto la lettura di un menu non sfami un affamato.
Questo per sottolineare quanto le metafore siano oggetti da maneggiare con cura.

Gli uomini pesce mi hanno lasciato. Certo, qualcuno rimane, desideroso ancora di sfide. Famelico, la sua pinna mi insegue in tutti i rifugi della stanchezza. Sono partiti una sera, approfittando del blackout della vasca coperta.
I bambini hanno urlato di gioia e di spavento. Abbiamo tutti urlato, nella bagnata oscurità del pallone. Ho guardato sott'acqua ed ho visto la piscina spalancarsi sulle profondità dell'oceano. L'infinita profonda profondità.
Gli uomini pesce vi si sono inabissati, decisi, affondando come piombini staccati dalle lenze.
Nessuna stella li ha salutati nel loro viaggio, gli unici testimoni dell'addio siamo stati io e la non-luce del blackout.

La piastrelle della piscina si sono richiuse sopra di loro, un sarcofago d'acqua e mistero.
Un luogo in cui li ho seguiti con la vita della mente.

1 commento:

un prete ha detto...

fattene una.