Scooby guarda avanti, nell'oscurità.
Intorno sente solo un forte sbattere di catene: il solito derelitto che tenta invano di spaventare qualche vecchia ereditiera per ereditare il castello.
E' sempre cosi'.
Di solito.
Scooby non può fare a meno di pensare che finora la sua vita da cane sia sempre stata una vita fortunata: i soliti misteri troppo facili da risolvere, le infinite scorpacciate di scooby snack, le ore passare a rollare cannoni con Shaggy sul sedile dietro della Mistery Machine.
Ma Scooby è un cane e in quanto tale ha un certo intuito: sa bene che se ci si abitua, anche le cose più terrificanti dopo un pò non fanno più paura, e allora, come nella favola di Pierino, quando vale veramente la pena di scappare, non se ne è più capaci.
E se un giorno trovassero davvero qualche divinità proveniente dallo spazio molto molto antica e molto molto incazzata nelle cantine della solita cara vecchia magione? Come reagirebbe al loro tentativo di toglierne la maschera?
La vera paura di Scooby è che un bel giorno a forza di svelare falsi misteri se ne trovi uno vero. Uno di quelli grossi e paurosi. Hai voglia quante canne servirebbero per dimenticare dei corpi squartati veri? Hai voglia quanto serenamente faresti la doccia se incontrassi un mostro della palude in carne ossa artigli e squame?
Scooby è solo un cane, ma come tale vuole vivere a lungo e tutto intero; cosi', quando ha paura, quando nascondersi dietro la sagoma da fattone di Shaggy non basta, si culla nei suoi ricordi, tornando alla sua infanzia di cucciolo in cui ancora si poteva tentare di spiegare le leggi della fisica ad un calabrone.
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1 commento:
la giurisprudenzia insegnata ad una farfalla
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