Ugo Dighero vs Commissario Esterno di Matematica&Fisica.
Pupazzo Gnappo fammi fare un grande esamee cosiii
If winter comes can spring be far behind?
giovedì, giugno 28, 2007
mercoledì, giugno 27, 2007
La soscietà dei magnaccioni
Non ho niente di meglio da fare che fare; e per fare intendo sproloquiare a tre giorni dall'esame. Mangiare? Si. Studiare? Noooooo. Tanto il mio voto è già scritto, come il tuo e il suo; e anche di quell'altro. Il miserabile e il ricco dormono tutti sulla collina; dopo un rave party: le poliziotte sono arrivate tardi. La plebe nell' erba, i nobili sul palco, gli immobili, per definizione, sono rimasti a casa loro, i mobili negli immobili. A ognuno il suo.
Quercia e Fulmine
E se la realtà fosse dubbio?
Ogni cosa che è, esiste, ma il contenuto che quella cosa esprime può anche non esistere affatto, o sbaglio?
E se la realtà fosse scomposta in querce e in fulmini, se fosse divisa tra ciò che è immanente e ciò che invece è improvviso?
Se davvero il mondo fosse diviso a questo modo che io dico, non sarebbe illecito per me scrivere quanto segue:
...Tokugawa Ieyasu non era più stato lo stesso dopo il triste avvenimento di Halifax e la sua teoria unificante delle metamorfosi metaempiriche faticava a trovare uno sbocco coerente.La visione del catoblepa aveva scatenato sentimenti contrastanti nel vincitore, che adesso non era più tanto sicuro delle sue precedenti manifestazioni cosmiche.O forse no?Se Erza Pound fosse arrivato in tempo alle pianure di Garidos, recando con sè il dispaccio che gli era stato affidato, forse un'ultima speranza di salvezza avrebbe completato la missione dell'imperatore millenario.
Tuttavia, le somme del calcolatore organico andavano via via riducendosi, e sembrava ormai chiaro per tutti a coorte, che Erza e il suo seguito li avessero abbandonati, perpetrando la maledizione di Hero Quest.
Il tempo andava via lento, compiendo passi più o meno lunghi a seconda degli stati d'animo dei suoi possessori, lontani distanze ciclopiche dal pianeta dell'imperatore.
Forse colui che in quel momento portava la fiaccola del tempo apparteneva ad un' altra epoca e ad un' altro spazio, e forse perfino era all'oscuro delle avventure dell'imperatore millenario e del suo seguito.
Ieyasu guardò nel pozzo dei desideri ancora una volta, alla ricerca di nuovi pedagoghi.
Ma sapeva che ormai il suo tempo era giunto: nel dischiudersi delle prossime possibilità metafisiche l'imperatore fu illuminato, e prima di ritornare nella corrente temporale ebbe tempo di scrivere un'ultima legge nel firmamento della realtà:
Ah, il sublime: bello è ciò che non ha fine.
Ogni cosa che è, esiste, ma il contenuto che quella cosa esprime può anche non esistere affatto, o sbaglio?
E se la realtà fosse scomposta in querce e in fulmini, se fosse divisa tra ciò che è immanente e ciò che invece è improvviso?
Se davvero il mondo fosse diviso a questo modo che io dico, non sarebbe illecito per me scrivere quanto segue:
...Tokugawa Ieyasu non era più stato lo stesso dopo il triste avvenimento di Halifax e la sua teoria unificante delle metamorfosi metaempiriche faticava a trovare uno sbocco coerente.La visione del catoblepa aveva scatenato sentimenti contrastanti nel vincitore, che adesso non era più tanto sicuro delle sue precedenti manifestazioni cosmiche.O forse no?Se Erza Pound fosse arrivato in tempo alle pianure di Garidos, recando con sè il dispaccio che gli era stato affidato, forse un'ultima speranza di salvezza avrebbe completato la missione dell'imperatore millenario.
Tuttavia, le somme del calcolatore organico andavano via via riducendosi, e sembrava ormai chiaro per tutti a coorte, che Erza e il suo seguito li avessero abbandonati, perpetrando la maledizione di Hero Quest.
Il tempo andava via lento, compiendo passi più o meno lunghi a seconda degli stati d'animo dei suoi possessori, lontani distanze ciclopiche dal pianeta dell'imperatore.
Forse colui che in quel momento portava la fiaccola del tempo apparteneva ad un' altra epoca e ad un' altro spazio, e forse perfino era all'oscuro delle avventure dell'imperatore millenario e del suo seguito.
Ieyasu guardò nel pozzo dei desideri ancora una volta, alla ricerca di nuovi pedagoghi.
Ma sapeva che ormai il suo tempo era giunto: nel dischiudersi delle prossime possibilità metafisiche l'imperatore fu illuminato, e prima di ritornare nella corrente temporale ebbe tempo di scrivere un'ultima legge nel firmamento della realtà:
Ah, il sublime: bello è ciò che non ha fine.
Meditazioni di carattere generale sulla vite
Mendel era un monaco segaiolo che giocava coi piselli; si guardava intorno, si toccava il mento con aria perplessa e pensieroso coltivava l'orticello. Come li scrutava quei piselli, con quanta cupidigia! E ha scoperto che i caratteri si trasmettono di nonno in nipote, o qualcosa del genere; l'ha scoperto coi piselli. Cioè, per noi uomini valgono le regole degli ortaggi: siamo solo dei cazzi, dei mediocri cazzi che sfidano la forza di gravità. Il nonno di Rocco Siffredi era un allevatore di tori.
lunedì, giugno 25, 2007
Quello che a scuola non ci hanno detto
sabato, giugno 23, 2007
Neo-sofismo d'avan-guardia-svizzera e non novi-sofismo
L'avanguardia della lirica, il dico quello che voglio e come lo voglio: manifestazione di una realtà che si muove, del soggetto che si muove, della mancanza di certezze, di riferimenti; coloro che cercano il punto di gravità permanente e non lo trovano, coloro che, nell' euforia del non riconoscersi in nulla, si concedono qualsiasi cosa per realizzare la più assolutà disidentizzazione, o che piuttosto manifestano i primi sintomi di demenza senile(n.d.r. la demenza senile non è relazionabile con la perdità della verginità in età avanzata), ebbene questi esseri dal periodale così lungo, così irreprensibilmente in cerca di libertà, da oggi possono trovare un solo punto di riferimento: Wikipedia, strumento ultimo di sofisticazione della cultura e della libera espressione degli imbecilli.
venerdì, giugno 22, 2007
L'amore al tempo delle automobili
Era sera, la scintillante andava. Andava alla grande, come al solito. Io ero con lei, lei con me, forse non ci amavamo ma ci tenevamo compagnia: no, ci amavamo. Io e la scintillante, le scrivevo sull'asfalto parole d'amore, cesellavo le curve, le sue curve, e ammiravo il suo sorriso, e ascoltavo le sue parole, le profonde parole di un diesel.
Mi sembra passato un sacco di tempo da quando ti conosco, scintillante, e il tempo non ha mai cambiato quello che provo per te. Perchè qualunque cosa succeda so che sei li, ad aspettarmi, scintillante come sempre. Come potrei tradirti? Vederti piangere dagli spruzzini dei tergivetro, vedere i tergicristallo che oscillano su e giù...ho il magone a pensarci...su e giù come noi due, io sopra, tu sotto.
Scintillante sei grande.
-No, non ti faccio stare sopra!
Mi sembra passato un sacco di tempo da quando ti conosco, scintillante, e il tempo non ha mai cambiato quello che provo per te. Perchè qualunque cosa succeda so che sei li, ad aspettarmi, scintillante come sempre. Come potrei tradirti? Vederti piangere dagli spruzzini dei tergivetro, vedere i tergicristallo che oscillano su e giù...ho il magone a pensarci...su e giù come noi due, io sopra, tu sotto.
Scintillante sei grande.
-No, non ti faccio stare sopra!
giovedì, giugno 21, 2007
Arbre magique
Amaro scherzo da dizionario: il mango, frutto da me amato al pari di tutti gli altri, significa in lingua latina "mercante che cammuffa i difetti della sua merce" e "imbroglione".
Com'è possibile che la dolcezza della frutta cammini a braccetto con cotanta disgraziata umanità?
Meglio pensare a cose lontane da queste, meglio pensare ad una futura trasposizione a fumetti delle opere di Verdi...
Com'è possibile che la dolcezza della frutta cammini a braccetto con cotanta disgraziata umanità?
Meglio pensare a cose lontane da queste, meglio pensare ad una futura trasposizione a fumetti delle opere di Verdi...
mercoledì, giugno 20, 2007
Epustola ai ipiroga
Ho riflettuto a lungo. Le mie conclusioni si limitano a questa semplice affermazione, così vera: siamo solo delle puttane; all'occorrenza anche clienti. Siamo vermi, siamo merda e quest'iPiroga è la tipica merdata che finirà dopo l'esame.
domenica, giugno 17, 2007
Il bacchino malato secondo me
I film francesi sono noiosi o ambigui. Più spesso entrambi.
I film italiani parlano di persone giunte al limite che si spaccano di seghe.
Quelli americani parlano di persone giunte al limite che spaccano tutto.O di alieni.
I film del terzo mondo o dei paesi usciti dalla guerra sono pieni di "voglia di vivere" anche se la fanno perdere allo spettatore.
I film nordici sono silenziosi, quelli orientali anche, ma gli attori hanno gli occhi a mandorla.
I film italiani parlano di persone giunte al limite che si spaccano di seghe.
Quelli americani parlano di persone giunte al limite che spaccano tutto.O di alieni.
I film del terzo mondo o dei paesi usciti dalla guerra sono pieni di "voglia di vivere" anche se la fanno perdere allo spettatore.
I film nordici sono silenziosi, quelli orientali anche, ma gli attori hanno gli occhi a mandorla.
Luoghi comuni?Opinioni?
Il bacchino malato secondo me:
Il bacchino malato secondo me:
sabato, giugno 16, 2007
Essere è tempo
Almeno in ultima analisi è proprio così: essere è tempo. E' tempo di-fare un post, è tempo di-fare chiarezza, è tempo di-ribasso?, è tempo di-rialzo?, è tempo di-Rialto?, è tempo di-cambiare?, è tempo di-ciliegie?, è tempo di parlare del tempo: è tempo di morire; eh si, per poi accorgersi, proprio quando ormai non serve più, di aver capito? Tutto ciò dimostra che essere è tempo, almeno in ultima analisi. Ma brutti filosofacci, ma voi ragionate proprio così, senza consequenzialità logica (esemplificata dal sillogismo del trombeur: se ho voglia, trombo).Ma ricordatevi infingardi: c'è un tempo per farle ed un tempo per doverne rispondere; c'è un tempo per far-se-le e un tempo per far-se-le-fare: non per tutti, ovvio, infatti voi, i "filosofi", avete dimenticato questa regola e proprio per questo, stufi di infierire sulle vostre membra, avevate infatti all'epoca assunto il titolo poco nobilitante di filocazzi (vostri), consumati dal fai da te, avete cominciato a consumarvi il cervello: e con cattive conseguenze anche per noi. Ai filosofi, mi duole dirlo preferisco, i Francesi, praticanti: tanto fumo e aspettiamo l'arrosto.
Ma ora è tempo di non perdere tempo, devo andare, a letto, che ho lasciato i preliminari con il mio esserci già iniziati. Se fossi stato impegnato in quanto essere con gli altri non mi sarei neancche alzato. Rimando a domani la decisione anticipatrice della morte.
Ma ora è tempo di non perdere tempo, devo andare, a letto, che ho lasciato i preliminari con il mio esserci già iniziati. Se fossi stato impegnato in quanto essere con gli altri non mi sarei neancche alzato. Rimando a domani la decisione anticipatrice della morte.
giovedì, giugno 14, 2007
L'eroe vola sull'Olimpo a cavallo di uno scarabeo stercorario gigante
Il possedere un blog porta spesso e volentieri ad un cosciente approccio entomologico con la realtà.
Le uniche entità in grado di avere uno sguardo cosi curioso e tentatore senza necessariamente possedere un blog sono gli entomologi stessi o i professori di storia e filosofia.
Avere una visione di questo tipo significa vedersi come una brulicante massa di insettini determinati e scavezzacollo e vedere tutti i problemi, i fatti, gli accidenti dell'universo come pezzetti di legno, pietruzze, fili d'erba mossi dal vento.
Se avessi la visione di me stesso come di una sciamante comunità di formiche, vi farei la similitudine del formicaio, metafora della vita, che deve essere costruito con questi pezzi di legno, con queste pietruzze e con questi fili d'erba mossi dal vento che rappresentano le cose da imparare e gli ostacoli da superare.
Ma una visione di questo tipo si confà maggiormente ad un aspirante vincitore di premi Andersen, non ad un caballero!
Infatti preferisco paragonarmi ad un grosso scarabeo stercorario, un Sisifo incazzato ma ottimista, che spinge la sua palla di sterco su e giù per il deserto raccogliendo al suo passaggio solo le cose che reputa valgano la pena di essere portate nonostante il loro peso.
E tu?Cosa porti nella tua palla di sterco o lettore?
Raccogli Hegel?Raccogli Roswell, Roosvelt e le operette morali del Leopardi?Cosa raccogli?Per cosa farai la fatica di spingere la tua sempre più pesante piccola palla di cacca?
Le uniche entità in grado di avere uno sguardo cosi curioso e tentatore senza necessariamente possedere un blog sono gli entomologi stessi o i professori di storia e filosofia.
Avere una visione di questo tipo significa vedersi come una brulicante massa di insettini determinati e scavezzacollo e vedere tutti i problemi, i fatti, gli accidenti dell'universo come pezzetti di legno, pietruzze, fili d'erba mossi dal vento.
Se avessi la visione di me stesso come di una sciamante comunità di formiche, vi farei la similitudine del formicaio, metafora della vita, che deve essere costruito con questi pezzi di legno, con queste pietruzze e con questi fili d'erba mossi dal vento che rappresentano le cose da imparare e gli ostacoli da superare.
Ma una visione di questo tipo si confà maggiormente ad un aspirante vincitore di premi Andersen, non ad un caballero!
Infatti preferisco paragonarmi ad un grosso scarabeo stercorario, un Sisifo incazzato ma ottimista, che spinge la sua palla di sterco su e giù per il deserto raccogliendo al suo passaggio solo le cose che reputa valgano la pena di essere portate nonostante il loro peso.
E tu?Cosa porti nella tua palla di sterco o lettore?
Raccogli Hegel?Raccogli Roswell, Roosvelt e le operette morali del Leopardi?Cosa raccogli?Per cosa farai la fatica di spingere la tua sempre più pesante piccola palla di cacca?
venerdì, giugno 08, 2007
martedì, giugno 05, 2007
Push the bottom
Sciacca u pumellu
Se ti dicono di farlo: fallo.
Avevamo già riflettuto sui doppisensi, ma certe volte la proprietà umana di comunicare stupisce per l'incapacità di esprimersi senza utilizzare perifrasi.
Non cè una parola, un suono (se non il suono del citofono stesso) o un fonema (sempre che sia appropriato l'utilizzo di questo termine) che possa rappresentare l'atto di sciaccare il pomello: di premere il bottone.
E lo stesso è per tutte le altre frasi.
Una scappatoia a volte è il mimo:
"vai a cacare"
"chi lo dice lo è"
sono tutte frasi facili da spiegarsi a gesti ma se si dovesse dire:
"se ti dicono di farlo: fallo"
come fareste a spiegarvi senza offendere lo spettatore con falliche visioni?
Ma cè una soluzione: non sentite il barrito degli elefanti?Esatto amici miei; la soluzione non è Moira, bensi' l'India.
All'India infatti spetta l'onore (e l'onere) di avere nel proprio linguaggio una parola che, nella massima brevità, esprime un grande significato...e quella parola significa infatti qualcosa tipo : lo sguardo che due persone impaurite si scambiano sapendo che cè da andare ad ammazzare una tigre ma contemporaneamente sapendo che nessuno dei due è intenzionato a farlo.
...più chiaro di cosi'.
Se ti dicono di farlo: fallo.
Avevamo già riflettuto sui doppisensi, ma certe volte la proprietà umana di comunicare stupisce per l'incapacità di esprimersi senza utilizzare perifrasi.
Non cè una parola, un suono (se non il suono del citofono stesso) o un fonema (sempre che sia appropriato l'utilizzo di questo termine) che possa rappresentare l'atto di sciaccare il pomello: di premere il bottone.
E lo stesso è per tutte le altre frasi.
Una scappatoia a volte è il mimo:
"vai a cacare"
"chi lo dice lo è"
sono tutte frasi facili da spiegarsi a gesti ma se si dovesse dire:
"se ti dicono di farlo: fallo"
come fareste a spiegarvi senza offendere lo spettatore con falliche visioni?
Ma cè una soluzione: non sentite il barrito degli elefanti?Esatto amici miei; la soluzione non è Moira, bensi' l'India.
All'India infatti spetta l'onore (e l'onere) di avere nel proprio linguaggio una parola che, nella massima brevità, esprime un grande significato...e quella parola significa infatti qualcosa tipo : lo sguardo che due persone impaurite si scambiano sapendo che cè da andare ad ammazzare una tigre ma contemporaneamente sapendo che nessuno dei due è intenzionato a farlo.
...più chiaro di cosi'.
Patria y Libertad
Se mi viene voglia, per distrarmi, di leggere qualche cosa di stupido e leggero, scrivo un post su iPiroga, poi lo leggo. Questa mia consuetudine mi ha portato però a trascurare la vera storia di Fulgencio Batista y Zaldívar, più volte presidente legittimo di Cuba, fino alla sovversione nel 1959.
-invocazione a Fulgencio Batista y Zaldívar
o Fulgencio, tu, tu che fosti violentato da secoli di propaganda comunista,
venuta prima della stesso comunismo,
tu, il tuo ricordo, i tuoi capelli...o Fulgencio io ti ricordo così, scarpe da tennis bianche e blu, la giacca a vento e labbra rosse...tu!
Narraci la tua vera storia, facci inebriare del profumo delle cose immortali, ricorda la tua vita!
Nonostante fossi un sanguemisto, un brodo di sputo filippino africano e spagnolo (oltre che amerindio), ero dotato di alti principi morali ed di un totale disinteresse per il potere. Sotto i miei governi il turismo di lusso prosperò enormemente: i casinò, i postriboli, i clubs e i bar illuminavano l'isola. E non erano solo nordamericani ad investire a Cuba, ma c'erano anche famiglie italiane, tutti erano amici e si volevano bene, la corruzione non esisteva perchè era la regola. Sembrava non dovesse finire mai.
Avvenne che, un bieco personaggio, spinto dall'invidia che nutriva nei miei confronti e dalla povertà, e forse anche da un senso della morale distorta che lo spingeva a sentirsi padrone della sua terra, si ritirasse a fare orge e casino sulle alture della Sierra Maestra; il suo nome era Fidel, che in seguito assunse anche il soprannome di Castro, per via delle sue strane abitudini nel rapportarsi ai giovani. Sulla Sierra Maestra era sempre una fiesta, un continuo cercare di buttarselo nell'ano, così, come se fosse un gioco; là, cocacola è siempre e ogne è frutto, tutti erano grassi perchè mangiavano tanti hamburger e ogni anno si teneva una gara fra spogliarellisti di tutto il Sud America per aggiudicarsi il premio di primo bevitore dell'isola. A quell' importante competizione era andato per distinguersi Ernesto Guevara de la Serna, da allora soprannominato "Che cazzo" dallo stesso Castro che lo fece vincere falsando i risultati della gara. Da allora Cuba perse credibilità internazionale e il presidente Batista, io, dovetti dimettermi per l'imbarazzo. Ne approfittò Castro, che dotato più di fortuna che di lucidità politica si insediò sul cesso del potere e vi rimase; fino ad ora, fino alla vittoria, siempre!
-invocazione a Fulgencio Batista y Zaldívar
o Fulgencio, tu, tu che fosti violentato da secoli di propaganda comunista,
venuta prima della stesso comunismo,
tu, il tuo ricordo, i tuoi capelli...o Fulgencio io ti ricordo così, scarpe da tennis bianche e blu, la giacca a vento e labbra rosse...tu!
Narraci la tua vera storia, facci inebriare del profumo delle cose immortali, ricorda la tua vita!
Nonostante fossi un sanguemisto, un brodo di sputo filippino africano e spagnolo (oltre che amerindio), ero dotato di alti principi morali ed di un totale disinteresse per il potere. Sotto i miei governi il turismo di lusso prosperò enormemente: i casinò, i postriboli, i clubs e i bar illuminavano l'isola. E non erano solo nordamericani ad investire a Cuba, ma c'erano anche famiglie italiane, tutti erano amici e si volevano bene, la corruzione non esisteva perchè era la regola. Sembrava non dovesse finire mai.
Avvenne che, un bieco personaggio, spinto dall'invidia che nutriva nei miei confronti e dalla povertà, e forse anche da un senso della morale distorta che lo spingeva a sentirsi padrone della sua terra, si ritirasse a fare orge e casino sulle alture della Sierra Maestra; il suo nome era Fidel, che in seguito assunse anche il soprannome di Castro, per via delle sue strane abitudini nel rapportarsi ai giovani. Sulla Sierra Maestra era sempre una fiesta, un continuo cercare di buttarselo nell'ano, così, come se fosse un gioco; là, cocacola è siempre e ogne è frutto, tutti erano grassi perchè mangiavano tanti hamburger e ogni anno si teneva una gara fra spogliarellisti di tutto il Sud America per aggiudicarsi il premio di primo bevitore dell'isola. A quell' importante competizione era andato per distinguersi Ernesto Guevara de la Serna, da allora soprannominato "Che cazzo" dallo stesso Castro che lo fece vincere falsando i risultati della gara. Da allora Cuba perse credibilità internazionale e il presidente Batista, io, dovetti dimettermi per l'imbarazzo. Ne approfittò Castro, che dotato più di fortuna che di lucidità politica si insediò sul cesso del potere e vi rimase; fino ad ora, fino alla vittoria, siempre!
lunedì, giugno 04, 2007
Paso Adelante
Sorseggiando un ultimo drink Fandango esce.
Lentamente si allontana dal locale lo spettro degli anni che furono.
Non ti voltare mai.E' la prima regola.
Eppure Fandango lo fa.Si gira e fissa l'insegna luminosa per l'ultima volta.
Lucciole che girano inebetite intorno alla scritta Cafè.
Lucciole che camminano ai bordi della strada.
Revolucion gli sussurra una di loro.
Una seconda gli infila una maschera.
Le porte delle case di spalancano.
Gamberoni ballano festosi.
La grigliata celeste li attende.
Protuberanze elefantine riempono i cuori.
Una di quelle dolci creature prende Fandango per mano,le parole scorron come note:
...frate mio,guarda e ascolta
Ed ecco un lustro subito trascorse da tutte le parti per la gran foresta
e una melodia dolce correva
per l'aere luminoso
Anche Fandango canta,come se conoscesse questa melodia da sempre
Genti vid'io allor,come a lor duci
venire appresso
e vidi le fiammelle andar davante,
lasciando dietro a sè l'aere dipinto
Lo spazio contenne un carro
triunfale
ch'al collo di un grifon tirato venne
Le membra d'oro avea quant'era eccello e bianche l'altr di vermiglio miste
Tre donne venian danzando
da la sinistra quattro facean festa,
in porpore vestite,dietro al modo d'una di lor c'avea tre occhi in testa
Poi vidi quattro in umile paruta
e di retro a tutti un vecchio solo
venir dormendo,con la faccia arguta
Revolucion,ora,tutti cantano alla luna
Lentamente si allontana dal locale lo spettro degli anni che furono.
Non ti voltare mai.E' la prima regola.
Eppure Fandango lo fa.Si gira e fissa l'insegna luminosa per l'ultima volta.
Lucciole che girano inebetite intorno alla scritta Cafè.
Lucciole che camminano ai bordi della strada.
Revolucion gli sussurra una di loro.
Una seconda gli infila una maschera.
Le porte delle case di spalancano.
Gamberoni ballano festosi.
La grigliata celeste li attende.
Protuberanze elefantine riempono i cuori.
Una di quelle dolci creature prende Fandango per mano,le parole scorron come note:
...frate mio,guarda e ascolta
Ed ecco un lustro subito trascorse da tutte le parti per la gran foresta
e una melodia dolce correva
per l'aere luminoso
Anche Fandango canta,come se conoscesse questa melodia da sempre
Genti vid'io allor,come a lor duci
venire appresso
e vidi le fiammelle andar davante,
lasciando dietro a sè l'aere dipinto
Lo spazio contenne un carro
triunfale
ch'al collo di un grifon tirato venne
Le membra d'oro avea quant'era eccello e bianche l'altr di vermiglio miste
Tre donne venian danzando
da la sinistra quattro facean festa,
in porpore vestite,dietro al modo d'una di lor c'avea tre occhi in testa
Poi vidi quattro in umile paruta
e di retro a tutti un vecchio solo
venir dormendo,con la faccia arguta
Revolucion,ora,tutti cantano alla luna
El paso ovvero Il passo più lungo della gamba
Aria di revolucion, aria di fiesta latina;
scheletri fandango escono dagli armadi: fucilano in piazza grassocci residui del passato, tutto sulle note di ritmi caraibici...
Fratelli iPiroga, voi non lo sapete dove siamo, non sapete cosa stiamo facendo.
Stavamo cercando le sorgenti del Nilo, la grande fica dalla quale nasce il Grande Fiume; si, non sapevamo se esistessero o meno, sulla nostra iPiroga risalivamo controcorrente, l'iPiroga sulle nostre spalle; ci faceva da guida Rommel, un cammello dall'aria alquanto irriverente, anzi un dromedario, com' era solito ribadire lui (infatti i cammelli sono notoriamente stupidi mentre i dromedari sono stupidi e basta) che si attirò le nostre simpatie con alcune battute salaci sul conto di Rodrizio.
Eravamo stanchi di tutto, l'iPiroga coi suoi capricci ci aveva ormai definitivamente offesi; sembrava non ci fosse più nulla da fare: poi, là, in lontananza una strada, in mezzo al deserto; e una macchina: iPiroga on the road.
scheletri fandango escono dagli armadi: fucilano in piazza grassocci residui del passato, tutto sulle note di ritmi caraibici...
Fratelli iPiroga, voi non lo sapete dove siamo, non sapete cosa stiamo facendo.
Stavamo cercando le sorgenti del Nilo, la grande fica dalla quale nasce il Grande Fiume; si, non sapevamo se esistessero o meno, sulla nostra iPiroga risalivamo controcorrente, l'iPiroga sulle nostre spalle; ci faceva da guida Rommel, un cammello dall'aria alquanto irriverente, anzi un dromedario, com' era solito ribadire lui (infatti i cammelli sono notoriamente stupidi mentre i dromedari sono stupidi e basta) che si attirò le nostre simpatie con alcune battute salaci sul conto di Rodrizio.
Eravamo stanchi di tutto, l'iPiroga coi suoi capricci ci aveva ormai definitivamente offesi; sembrava non ci fosse più nulla da fare: poi, là, in lontananza una strada, in mezzo al deserto; e una macchina: iPiroga on the road.
Aria di revolucion, aria di fiesta latina;
scheletri fandango escono dagli armadi: fucilano in piazza grassocci residui del passato, tutto sulle note di ritmi caraibici...
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