mercoledì, aprile 11, 2007

Il libro degli iPiroga - 28 puntata

...Dall'alto della cresta rocciosa un bambino guardava la vallata.
Più precisamente guardava un'abbazia.
Un'abbazia fatta di un materiale molto simile ad un calcare (quindi prevalentemente composto da calcite) che si presentava in aggregati concrezionati, zonati o fibroso-raggiati, che pareva essere stato deposto principalmente in ambienti sotterranei da acque particolarmente dure.
Si presentava maggiormente in colore giallo-bruno grazie alla presenza di ossidi di ferro. Trattandosi comunque di calcite, era una pietra piuttosto tenera e facile a rigarsi.
Lo chiamavano Alabastro?Possibile, era un bel nome.
Da lassù tutti i problemi di Merdino si riassumevano in una piccola chiesetta in fondo alla valle piena di piombo.
Il super udito di mister Cane lo aveva allertato l'aveva costretto a scendere in groppa allo squamoso compare verso l'abbazia.Perchè chi sa non può fare a meno di sapere.
Merdino capi' che era quello il problema di mister Cane: sapere che se non avesse perso la mano sotto il carretto di Ramonevic sarebbe stato un grande pianista.
Ma se non lo avesse saputo?
Se Pitone non avesse saputo di essere il più fortunato scommettitore del mondo?
Se Harpo non avesse saputo di essere il Harpo Carpone?
Da lassù tutta quella calcite poteva riassumersi in un accidentale incontro di sogni infranti, di robot stipati di tritolo e di cuochi scoreggioni.Sembrava un sogno, e forse lo era davvero.
Se non avesse saputo di essere il personaggio più odiato delle precedenti ventisette puntate Merdino avrebbe quasi potuto credere di essere un sognatore.Un sognatore che da distante osservava le convinzioni altrui infrangersi le une con le altre.
Avrebbe quasi potuto credere di essre un uomo insensibile alle altrui sventure.
...

1 commento:

Rodrizio ha detto...

riflettente e riflessivo